In Italia sono 2.200.000 gli stranieri in regola con il permesso di soggiorno. Di questi il 20% sono minorenni, in maggioranza nati in Italia: attualmente sono 246.058 i minori nati nel nostro paese da genitori stranieri". Questi i dati numerici messi a disposizione dalla Comunit� di Sant�Egidio. Ad elencarli � il giurista Claudio Cottatelucci. "Complessivamente la presenza di stranieri � meno dell�1% della popolazione italiana. Contemporaneamente � un dato di grande rilievo il fatto che i nati in Italia da genitori immigrati sia lo 0,5% dell�intera popolazione nazionale".
"Questa presenza sta cambiando il panorama umano e culturale delle nostre citt� e delle nostre scuole - ha fatto notare don Matteo Zuppi, della Comunit� di Sant�Egidio, - la loro permanenza nello statuto di �straniero� favorisce nel tempo la discriminazione, � una spinta a richiudersi nel �comunitarismo�, riduce di molto l�efficacia dell�integrazione della scuola e della vita in Italia, � veicolo di diffidenza e non di integrazione: contro gli interessi nazionali".
"Per queste ragioni- ha ripreso Claudio Cottatelucci- la Comunit� di Sant�Egidio ha proposto una riforma della legge: acquisizione della cittadinanza dalla nascita in Italia, se i genitori sono regolarmente presenti da almeno due anni. Acquisizione, se il minore impegna in Italia almeno sei anni nel proprio processo di formazione e lavoro. Per gli adulti � ha specificato il giurista � la proposta � di diminuire il periodo necessario alla naturalizzazione. Dai 10 anni attuali, a cui aggiungerne circa tre per la definizione del procedimento, a sei anni, in analogia con quanto avviene in altri paesi europei. Accade invece, che anche per la difficolt� di documentare la residenza con un contratto d�affitto regolare o con la tassa della nettezza urbana, per un periodo cos� lungo, la richiesta di cittadinanza diventi impossibile per molti. Attualmente occorre dare seguito ai tre disegni di legge depositati in Parlamento, sottoscritti da oltre duecento parlamentari di maggioranza e opposizione, in discussione ormai da tempo dinanzi alla Commissione Affari Costituzionali".
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