ROMA - Cittadini per sangue o per nascita? L�attuale legge italiana punta alla discendenza, il cosiddetto ius sanguinis : si diventa cittadini italiani automaticamente solo se figli di italiani. Ma nella comunit� di Sant�Egidio e dentro tutti i partiti dell�opposizione la pensano diversamente: i bambini stranieri nati in Italia, che qui crescono e vivono, sono italiani come gli altri, le norme del �92 sono nate gi� vecchie e vanno cambiate. Nella maggioranza le posizioni si dividono: possibilista l�Udc quanto ad accorciare i tempi, contraria An, nonostante l�apertura di Gianfranco Fini dello scorso anno sul voto agli immigrati. E nonostante gli inviti di Ciampi a rendere pi� veloce il procedimento e a dare maggiore solennit� all�atto del giuramento. Nella comunit� di Sant�Egidio, invece, a questa battaglia di civilt� ci credono fortemente. E pensano che i tempi siano maturi. E� d�accordo Alfonso Pecoraro Scanio, dei Verdi, che invita a �creare una lobby delle cose giuste perch� non basta avere ragione, bisogna pressare perch� le dichiarazioni di principio diventino legge�, e Pierluigi Castagnetti della Margherita, che spera �di riprendere con forza l�iniziativa, visto che in Parlamento ci sono 17 proposte di riforma sul tema. Un�intesa con la maggioranza si pu� trovare�. Mentre Carlo Leoni dei Ds ricorda che �del testo unificato non se n�� pi� fatto niente, che sul diritto d�asilo � tutto fermo, che persino il testo sulla libert� religiosa, primo firmatario Silvio Berlusconi, � bloccato per l�ostruzionismo della Lega�.
Giampiero D�Alia dell�Udc pensa che qualcosa, in effetti, si debba fare. Promette di �riprendere l�iniziativa per accorciare i tempi e lavorare su ipotesi realistiche�. Ma per Ignazio La Russa, coordinatore di An, �bisogna muoversi con grandissima cautela. Una cosa � l�accoglienza, sacrosanta, l�altra considerare i minori stranieri automaticamente italiani. S�, parlano italiano, vanno a scuola ma occorre molto di pi�, una vera condivisione di valori, un�accettazione piena del nostro modello culturale. Parlano italiano ma poi i genitori impongono alle femminucce l�infibulazione. No, essere nati in Italia non � sufficiente�.
Un passo avanti e uno indietro, dunque. Eppure Don Matteo Zuppi pi� li guarda e li sente parlare, questi ragazzi figli di immigrati nati e cresciuti in Italia, pi� � convinto che siano italiani come gli altri. Non solo parlano italiano, di pi�, lo parlano come un italiano, con gli influssi dialettali propri di ogni citt� e regione. Romanesco, napoletano, brianzolo. Quei ragazzi hanno amici italiani, vanno assieme a scuola, giocano assieme ai videogiochi, amano il pallone e mangiano la pizza. Non sono chiacchiere, queste. Sono molti, ormai, i minorenni figli di stranieri che vivono in Italia: 440 mila, il 20% degli immigrati regolari. Eppure, per lo Stato non sono italiani.
�Stranieri� nel loro Paese, quello dove sono nati (246.058), quello dove sono arrivati da piccoli (198 mila) e dove hanno cominciato la scuola dall�asilo, proseguendo fino al liceo e imparando lingua, usi, costumi, tradizioni, cucina e anche la storia, la letteratura. Ma non sono italiani. In alcune province, come Brescia e Milano, su 100 nuovi nati, 23 e 19 sono figli di stranieri.
Racconta Ornella: �Ho 17 anni e sono originaria del Congo ma sono nata in Italia. L� c�era la guerra e i miei sono fuggiti perch� era troppo pericoloso restare. In Congo non ci sono mai stata, non conosco nulla del Congo, ho studiato la storia italiana, amo tutto dell�Italia, mi sento italiana. Ma non ho la cittadinanza. Lo scorso anno volevo andare con alcuni amici in Irlanda a studiare ma all�aeroporto mi hanno bloccata. Col mio passaporto non era possibile�. Hadi di anni ne ha 13, � nato in Marocco ma vive in Italia da quando ne aveva 5. Nel suo Paese d�origine ci va in vacanza ma � a Roma che ha gli amici e che studia. L�arabo non lo sa n� leggere n� scrivere, conosce solo qualche parola di dialetto imparata in famiglia. Non si sente diverso, �l�unica cosa che mi rende diverso - dice - � non avere la cittadinanza�.
Mariolina Iossa
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