NAPOLI � Iraq, Ruanda, Sri Lanka, Congo, Afghanistan: erano decine e decine, ieri pomeriggio in piazza Dante, i cartelli innalzati dai partecipanti alla marcia della pace organizzata dalla Comunit� di Sant' Egidio. Ciascuno di essi indicava un paese dove � in corso un conflitto. Guerre note all' opinione pubblica, che occupano ogni giorno le pagine dei giornali e le reti televisive; conflitti dimenticati, ma non per questo meno cruenti e sanguinari. In testa al corteo uno striscione bianco col disegno di due colombe sul globo terracqueo e un appello: � Pace in tutte le terre � . Il Capodanno per la non violenza della Comunit� di S. Egidio ha radunato 500 napoletani, non solo religiosi, ma anche laici e non credenti, i quali hanno voluto co minciare il nuovo anno con una testimonianza personale di rifiuto delle armi e della guerra. � Costruire la pace � possibile � , ha detto il sindaco Rosa Russo Iervolino, per il terzo anno partecipe all'iniziativa, alla quale ieri ha aderito anche il presidente della Provincia di Napoli Dino Di Palma. � Che questo possa essere un anno di pace anche per Napoli, insanguinata da una guerra di camorra ogni giorno pi� feroce, che calpesta il rispetto e la dignit� dell'uomo � , ha auspicato. Parole condivise da Giuseppe Brancaccio, il responsabile napoletano della Comunit�, che ha lanciato un messaggio di rifiuto della violenza: � Non � con le armi che si risolvono i problemi. L'uomo che ammazza il suo simile genera solo montagne di odio. La guerra � il male peggiore, un'avventura senza ritorno, la madre di tutte le povert�. Anche a Napoli stiamo vivendo tempi difficili, ma noi con questa marcia vogliamo riaffermare il desiderio di pace della citt� e la sua volont� a non lasciarsi intimidire dal potere della violenza � . E' il terzo anno che la Comunit� di Sant'Egidio promuove la Giornata Mondiale della Pace in Europa, in Africa, in Asia ed in America per ricordare tutte le terre che nel Nord e nel Sud del mondo attendono la fine dei conflitti, la giustizia e una pi� equa distribuzione delle risorse del pianeta, perch� la violenza non � solo quella delle armi, ma anche dello sfruttamento, della miseria, dell'uomo ridotto a merce dalle logiche del profitto. Ieri in piazza erano particolarmente numerosi gli esponenti della comunit� d e l l o S r i Lanka. � Io ho sempre partecipato, ma quest'anno � davvero particolare � , racconta Sriyani, una giovane cingalese che nel maremoto che ha devastato il suo paese ha perso ben 51 parenti. � Sono qui per chiedere la pace e per lanciare un altro appello alla solidariet� dei napoletani. Mio fratello mi racconta che l� hanno bisogno soprattutto di medicine. C'� il rischio di morire anche per la pi� banale delle infezioni � . Pradeep Chatura Kurea, 21 anni, un altro cingalese, aggiunge: � L'iniziativa della comunit� di S. Egidio � anche un messaggio a tutto il mondo, affinch� faccia ogni sforzo per aiutare le popolazioni dell'Asia colpite dalla catastrofe � .
Fabrizio Geremicca
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