Comunità di S.Egidio


 

29/01/2005


�C'� una nuova sensibilit� per gli ultimi�
Mario Giro della Comunit� di S. Egidio: lo tsunami ha marcato ancor di pi� il bisogno e la necessit� di collaborazione e di interconnessione a livello planetario

 

Finalmente si ritorna a parlare di Africa. Il Continente povero per eccellenza, dilaniato da epidemie e guerre civili, �� tornato al centro dell'attenzione dei potenti della terra. Ed � un passo sicuramente importante�. Mario Giro, esponente della Comunit� di Sant'Egidio, � stato inviato a Davos per illustrare il programma di lotta all'Aids (20 mila malati in cura) che la sua associazione sta portando avanti in Mozambico, Tanzania e Malawi. In questa intervista, Giro ci racconta le sue impressioni sui lavori di Davos.

Che clima si � respirato a Davos in questi giorni?

Direi un clima generale di apertura e di collaborazione. Pesa sui lavori, in modo positivo, la tragica esperienza dello tsunami nei Paesi del Sud Est Asiatico. La terribile alluvione ha, come dire, marcato ancor di pi� il bisogno, la necessit� di collaborazione e di interconnessione a livello planetario. Certo, il problema concreto con cui tutti devono fare i conti - governi, grandi societ�, mondo del non profit - � quello della mancanza di fondi. Che invece di aumentare, diminuiscono. Le previsioni sugli obbiettivi del millennio sono tutt'altro che rosee. E di questo cominciano a rendersi conto, con le loro specificit� ovviamente, anche le grandi multinazionali.

Una sensibilit� nuova, da parte di governi e mondo dell'economia verso i problemi dei Paesi in via di sviluppo, insomma?

Certamente. I politici sono molto pi� avanti: si rendono conto della necessit� dell'interdipendenza planetaria, di disinnescare conflitti locali, di dare risposte ai problemi drammatici della fame, delle epidemie, della povert�. Tutti i grandi leader, da Bush a Clinton, da Chirac a Blair hanno, sia pure con sensibilit� e sfumature diverse, messo l'accento sulla necessit� che la parte ricca del pianeta si prenda concretamente cura della parte povera. Il mondo dell'economia e del profitto si muove con maggiore lentezza. Per� si sta muovendo. Comincia a farsi decisamente strada almeno la considerazione che fame, epidemie, guerre �non fanno bene al mercato�, che ha bisogno di stabilit�, ordine e sviluppo. Se il mondo continua cos�, sar� il suicidio di tutta l'umanit�, non solo di parte di essa.

Pesa ancora sul dialogo tra i Paesi presenti a Davos la vicenda della guerra in Iraq?

Per quello che riguarda la parte di lavori che ho seguito personalmente, il tema non � stato affrontato. Ho notato che da parte dei Paesi arabi e musulmani presenti � emersa una volont� seria a cooperare per la realizzazione degli obbiettivi.

Per quel che attiene alla vostra esperienza di lotta all'Aids sul campo, cosa siete andati a dire a Davos?

Abbiamo illustrato i nostri programmi, che sono basati su un principio generale. Noi curiamo i malati in Africa come se fossero in Europa, ossia con gli stessi metodi e farmaci. C'� la tentazione ricorrente, data la vastit� del contagio, di proporre rimedi farmacologici meno efficaci ma magari pi� economici. La nostra idea �, invece, che non debbano esserci nel mondo malati di serie A e malati di serie �B�.

Giovanni Grasso