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AGI |
05/02/2005 |
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Roma, 5 feb. - Oggi il Papa avrebbe dovuto ricevere in udienza i vescovi che prendono parte al settimo incontro internazionale dei cristiani e pastori per la Chiesa del futuro, incontro promosso dalla Comunita' di Sant'Egidio, ma la malattia glielo ha impedito. E allora "siamo venuti noi qui, in questa cappella dell'ospedale, per stargli accanto, per dirgli tutto il nostro affetto, tutta la nostra amicizia e per pregare perche' torni presto al suo lavoro quotidiano, ristabilito nella salute e rinfrancato nello spirito". Cosi' monsignor Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia, durante la preghiera tenuta nella cappella del Policlinico Gemelli insieme a un centinaio di vescovi cattolici e di altre confessioni cristiane che si sono ritrovati per stare vicino al Papa. Monsignor Paglia, alla testa della delegazione, ha sottolineato che "oggi siamo raccolti insieme, concordi nella preghiera. Veniamo da quaranta Paesi, apparteniamo a chiese e confessioni cristiane diverse, ma la preghiera ci unisce tutti, una preghiera che sale da ogni parte del mondo". Nel definire Giovanni Paolo II "pastore buono della Chiesa di Roma e Papa", il vescovo di Terni ha aggiunto: "Vorremmo almeno un poco consolarlo con la nostra preghiera e la nostra fraterna vicinanza". Al termine della cerimonia nella cappella del Gemelli, sulla lettera di preghiera tutti i cento vescovi hanno apposto la propria firma e il testo e' stato portato al decimo piano, nel cosiddetto appartamentino papale, per essere consegnato allo stesso Giovanni Paolo II - se possibile - oppure a qualcuno dei suoi collaboratori. La funzione religiosa si e' chiusa con un canto che conclude la preghiera della Croce, e in particolare con "Non piangere Madre di Dio". Sono le parole - ha spiegato monsignor Paglia - che la tradizione della Chiesa d'Oriente fa dire dall'angelo a Maria che sta sotto la Croce, annunciandole la vittoria e la gioia della resurrezione.
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