Comunità di S.Egidio


 

AGI

31/03/2005


RUANDA: RIBELLI HUTU ANNUNCIANO A ROMA FINE DELLA LOTTA ARMATA

 

(AGI) - Roma, 31 mar. - Il principale gruppo ribelle hutu ha annunciato l'intenzione di abbandonare la lotta armata conto il governo Ruandese. "Non vogliamo essere il problema, vogliamo essere la soluzione" ha detto all'agenzia missionaria Misna il presidente delle Forze democratiche di liberazione del Ruanda (Fdlr), Ignace Murwanashyaka. Il leader delle Fdlr era a Roma per una conferenza stampa organizzata dalla comunita' di Sant'Egidio, durante la quale e' stata letta la dichiarazione con cui il gruppo si impegna a "trasformare la lotta armata in una lotta politica". "Vogliamo essere solo un movimento politico. L'eta' media dei componenti delle Fdlr si aggira intorno ai 25 anni. Molti di noi non erano neanche in Ruanda durante il genocidio. Vogliamo tornare nel nostro Paese e siamo pronti ad abbandonare la via della forza per quella politica" ha aggiunto Murwanashyaka . Nel testo ufficiale, le Fdlr "condannano il genocidio commesso in Ruanda e i loro autori" e "si impegnano a lottare contro qualsiasi ideologia di odio etnico, oltre a rinnovare il loro impegno a cooperare con la giustizia internazionale".

Nel documneto le Fdlr "condannano il terrorismo e gli altri crimini di diritto internazionale commessi nella regione dei Grandi Laghi, sottolineano la volonta' di lottare contro qualsiasi forma di impunita'" e chiedono "l'apertura di un'inchiesta internazionale" che faccia luce sui crimini e i loro autori. Il movimento chiede anche "il ritorno in Patria dei rifugiati ruandesi" secondo le norme internazionali.

Poco conosciute fino a meno di due anni fa, le Fdlr sono balzate agli onori delle cronache internazionali dopo che il Ruanda ha cominciato sempre piu' frequentemente ad affiancare il nome di questa formazione a quelli degli Interhamwe o delle ex-Far, giudicati per anni da Kigali i principali responsabili del genocidio del 1994. Col passare dei mesi, il presidente ruandese Paul Kagame ha identificato sempre piu' nelle Fdlr la minaccia maggiore al suo governo ventilando piu' volte la possibilita' di interventi militari (che alcuni ritengono essere avvenuti) nell'est della confinante Repubblica democratica del Congo (dove dal 1994 molti ruandesi trovarono rifugio) per mettere fine a questa ribellione. La questione, mai risolta, della presenza nell'est congolese (e specialmente nelle provincie del Nord e Sud Kivu) di gruppi come le Fldr, gli Interhamwe e le ex-Far continua a rappresentare una delle principali spine nel fianco del processo di pace, sostenuto dalla comunita' internazionale, che ha seguito gli accordi con cui si e' messo fine a un conflitto che dal 1998 al 2002 ha causato oltre 3 milioni e mezzo di morti. Il Ruanda continua ad accusare Kinshasa di non fare abbastanza per neutralizzare e disarmare i gruppi di ribelli ruandesi, altri invece accusano Kigali di agitare lo spauracchio di queste formazioni armate come pretesto per continuare a gestire i redditizi interessi economici (prevalentemente minerari) avviati negli anni del conflitto.

Proprio per trovare una soluzione a quello che molti ritengono la principale causa di instabilita' per l'intera regione africana dei Grandi Laghi, dopo l'escalation di tensione tra Ruanda e Congo dello scorso novembre si sono moltiplicate le iniziative per una soluzione negoziata e politica al problema.