Comunità di S.Egidio


 

04/04/2005


L'anima del suo ministero

 

Quando Giovanni Paolo II fu eletto papa, era una figura sconosciuta al nostro mondo italiano e occidentale. Subito cominciarono gli interrogativi: �progressista o conservatore?� �ci si chiedeva con le categorie che si usavano allora per comprendere la Chiesa. C�era chi allineava elementi in un senso chi in un altro. In realt� si cap� presto che Karol Wojtyla era un uomo che veniva da lontano e da una dimensione altra. La sua lontananza non era geografica, quella della sua origine polacca. Cracovia non � poi cos� distante dall�Italia: c�� lo stesso orizzonte europeo, anche se allora pesava la divisione del continente in due. Anzi Cracovia faceva parte, come Milano, dello stesso impero asburgico circa centocinquant�anni fa. Il papa veniva da lontano in un altro senso. Era radicato nel mondo della fede e della preghiera. A quanti si interrogavano sulla linea che avrebbe seguito nel suo pontificato, il papa rispose: �la linea del papa: questa linea � la fede�.

Chi ha incontrato Giovanni Paolo II nelle prime ore del mattino, nella sua cappella privata, si � potuto rendere conto del suo forte radicamento nel mondo della fede e della preghiera. Da questo mondo Karol Wojtyla usciva sereno, pronto ad incontrare gli uomini e le pi� diverse situazioni. Eppure problemi e dolori non sono mai mancati nella sua vita. Si potrebbero ricordare quelli dell�infanzia in una famiglia visitata dalla morte, quelli della seconda guerra mondiale, quelli del paese sotto il dominio sovietico, infine �per fare un esempio sul tempo del suo pontificato- il terribile attentato del 1981. Ma il papa si presentava agli uomini e alle donne, rivestito di una forza serena.

Nella sua debolezza umana, negli ultimi anni vissuti da malato, Giovanni Paolo II � stato un uomo forte nel senso in cui scrive l�apostolo Paolo: �quando sono debole � allora che sono forte� (2 Cor 12,10). Egli non ha mai affrontato da politico le vicende storiche del suo pontificato. Al contrario le ha affrontate spesso a mani nude. Basterebbe pensare a quello che � stato il confronto epocale della sua vita, quello con il comunismo sovietico. Si � molto insistito sul ruolo che il papa ha avuto nel crollo del comunismo. E� una storia in buona parte ancora da scrivere. Tuttavia il papa, anche nei paesi dell�Est, tra molte restrizioni, ha collocato la sua Chiesa sul piano religioso, vicina alla gente, unita al suo interno. Questa � la �formula� che ha proposto a tutte le Chiese in difficolt� incontrate nel suo lungo pontificato.

Il papa ha chiesto alla Chiesa di concentrarsi sul Vangelo e di comunicare il Vangelo. Lo ha fatto per primo in tutte le occasioni possibili. Amava la risposta che Pietro d� allo storpio presso la porta Bella a Gerusalemme: �Non possiedo n� argento n� oro, ma quello che ho telo do: nel nome di Ges� Cristo, il Nazareno, cammina� (At. 3,6). Il grande debito dei cristiani al mondo � comunicare quel Vangelo che fa camminare gli uomini in modo nuovo. Questa � stata la convinzione decisiva di Giovanni Paolo II, l�anima del suo ministero.

Giovanni Paolo II � sfuggito all�alternativa posta da coloro che scrutavano il suo pontificato chiedendosi: papa dell�identit� o papa del dialogo? Giovanni Paolo II, con la sua fede rocciosa, avrebbe rimesso in discussione le aperture al dialogo di Paolo VI? Alcuni lo temevano. Altri lo auspicavano, constatando una crisi della Chiesa. La sua risposta alla crisi e stata quella della fede, cio� di credere di pi�, immergersi in profondit� nella vita spirituale. Questi sono i temi su cui ha predicato per pi� di venticinque anni. Sono gli aspetti della sua vita che ha comunicato con immediatezza e semplicit� a quanti lo hanno incontrato.

Giovanni Paolo II � stato un papa del dialogo. La grande immagine di Assisi nel 1986, che lo ritrae tra i leader religiosi del mondo da lui invitati nella citt� di San Francesco per dire no alla guerra e alla guerra di religione, � una delle grandi prove del suo impegno per il dialogo. Con lui i cattolici e i cristiani di tutte le tradizioni, nonostante le difficolt�, hanno cominciato a pensarsi e a sentirsi come una famiglia. Si pu� qui soltanto accennare alla sua grande attenzione all�ebraismo e agli altri mondi religiosi. Tuttavia Giovanni Paolo II � stato qualcosa di pi� del papa del dialogo: � stato l�uomo dell�incontro con tutti senza preclusioni. E� il papa che ha visitato pi� paesi del mondo ed ha incontrato pi� persone. Non voglio qui illustrare i �primati� di Giovanni Paolo II, ma provare a gettare uno sguardo su quella �filosofia dell�incontro�, che ha caratterizzato la sua vita.

Tante volte, fin dai suoi primi passi, dopo l�elezione, mi sono interrogato sull�uso del tempo da parte del papa. Anche a Roma, il papa ha passato tanto tempo ad incontrare giovani, piccole esperienze, ad ascoltare, a incoraggiare. Ha ricevuto tante persone, le ha interrogate e ascoltate. Non si � comportato da uomo di governo o da grande. Non si � concentrato solo sui grandi affari. Era un populismo papale teso a piacere e a compiacere? Per Giovanni Paolo II l�incontro con la persona singola ha avuto un grande valore. C�era in lui il senso della sorpresa che ciascuna persona poteva rappresentare. Ma anche il papa viveva la responsabilit� del �prete� che sentiva di dover dire una parola di incoraggiamento.

Infatti papa Wojtyla ha sempre preferito incoraggiare, sostenere, far crescere il bene, vincere il male e le perplessit� con il bene. Questo non ha significato un comportamento ambiguo e pauroso, ma un tratto decisamente fiducioso negli altri, ottimista, incoraggiante. Conosceva le fragilit� dell�uomo occidentale, le difficolt� di quello dell�Est, i dolori dell�uomo del Sud. A tutti, in modo personale, il papa ha voluto ripetere da vicino il suo primo messaggio del pontificato, che � poi una delle espressioni che pi� si ritrovano nella Bibbia e che sono proprie di Ges� risorto: �Non abbiate paura�.

Divenuto papa, Karol Wojtyla non ha rinunciato a fare il vescovo e il prete. Non � mai divenuto �sovrano pontefice�; anzi � apparso totalmente disinteressato agli aspetti �sovrani� del suo potere pontificio. E� stato vescovo fino in fondo, come ha mostrato fin dai suoi primi passi nella diocesi di Roma, visitando le parrocchie, incontrando la gente e i preti. Ed aveva il gusto di capire le differenti comunit�, la loro composizione, i loro orientamenti, i loro problemi. C�� stato in lui il gusto del microcosmo cristiano, proprio del pastore, e non solo del macrocosmo tipico del grande leader.

In questo senso ha amministrato il suo tempo, le sue giornate, con grande generosit�, senza essere dipendente da un suo progetto. Wojtyla non � stato l�uomo del progetto, come poteva esserlo Paolo VI. La cultura del progetto gli era estranea. Ha avuto alcuni punti essenziali di riferimento, mentre si � lasciato andare alla domanda delle Chiese, all�abbraccio della gente, ai �segni dei tempi�. Eppure i suoi lunghi anni di pontificato sono stati caratterizzati da una logica intima e profonda: papa Wojtyla � apparso abitato da una coerenza interiore molto forte e da una grande disponibilit� a tutti. Il suo messaggio appare oggi con grande chiarezza, mentre tanti possono dire di avere un ricordo, quasi particolare, di lui e della sua presenza.

Pi� di un quarto di secolo di papato ha innovato profondamente la Chiesa. Eppure Giovanni Paolo II non � stato un papa riformatore. Non si � posto cio� il problema di cambiare istituzioni e strutture della Chiesa; anzi, in questo campo, ha confermato le linee generali tracciate da Paolo VI. Ha per� infuso nella vita della Chiesa uno spirito nuovo, cambiando la vita dei cristiani e della Chiesa. La sua esistenza e il suo pontificato sono racchiusi in un paradosso cristiano. Non impegnato nelle riforme ha cambiato in profondit�. Papa religioso, ha visto la sua azione avere forti esiti anche sul terreno politico. Uomo della salda fede cristiana, � stato il papa che ha realizzato maggiori aperture ai mondi non cristiani.

L�ultimo Wojtyla, quello della malattia e del silenzio, ci ha richiamato alla dimensione essenziale della vita dell�uomo: la fede che abita nella debolezza. E� quella fede che diventa una vita vissuta come una missione sino all�ultimo respiro. E� quella fede che d� valore alla vita, anche quando il corpo si accascia sotto il peso della malattia, quando la parola svanisce, quando tutto diventa difficile. Giovanni Paolo II, per lunghi anni, ha insegnato con grande e giovanile energia ad una Chiesa un po� stanca il significato della giovinezza della fede. Negli ultimi anni e �vorrei dire- negli ultimi giorni, il papa ha mostrato il valore della vita depauperata di tante sue risorse. La vita non si butta via, anche quando la forza e la giovinezza sono del tutto svanite. In un mondo ormai ricco di anziani (e che disprezza e respinge gli anziani), Giovanni Paolo II, anziano e malato, ha dato il silenzio la sua ultima testimonianza sul valore della vita. E continua, ancora oggi, ha esortarci tutti a non avere paura.

Andrea Riccardi