Comunità di S.Egidio


 

18/04/2005


Tacciono i pronostici, si elevano preghiere
Segnato sul calendario questo giorno gi� nella storia

 

Non sappiamo chi sar� il nuovo Papa. Non lo sanno i cardinali che entrano in Conclave Non conosciamo il nome dell'eletto, ma le nostre braccia sono gi� spalancate ad accoglierlo

Andrea Riccardi

Oggi i cardinali si separano dal vociare, fattosi forte man mano che ci si allontanava dal silenzio della morte di Giovanni Paolo II. Hanno percorso questi giorni all'insegna del dialogo sulla Chiesa nel Terzo Millennio e dell'incontro fraterno. Oggi l'Extra omnes cade come una separazione non solo esteriore. I cardinali restano da soli: con i loro pensieri, le loro speranze, le loro preoccupazioni per il futuro. In questa solitudine c'� un segreto antico: il distacco dal flusso della vita, la concentrazione nella preghiera e nella riflessione che illuminano la coscienza. Il conclave � anche un ritiro, seppur breve. Aprendosi, mostra che i tempi della riflessione e del dibattito non sono infiniti, perch� occorre scegliere. La Chiesa infatti non vive per se stessa, ma per servire il Vangelo. La Chiesa � soprattutto servizio, ben prima che discussione e alchimia tra gruppi. Oggi il conclave si avvia a scegliere il "servo dei servi di Dio". I cardinali sono soli, ma non abbandonati. La preghiera della Chiesa li accompagna. Non � una formalit�, come un'appendice rituale a quanto avviene nel recinto sistino. Per chi crede, c'� un'unit� profonda tra quel pugno di uomini, scelti nella Chiesa, e il corpo della comunit� ecclesiale. La preghiera e la comunione sono la forza della Chiesa. Fanno quell'unica storia in cui, con situazioni e funzioni diverse, si collocano tutti i credenti. Questa storia ha oggi un appuntamento decisivo. Questo 18 aprile � un giorno storico che comincia nell'umilt� di uomini che si avviano invocando Veni Creator Spiritus. Si avviano alla ricerca di un uomo, non tra dichiarazioni infiammate al pubblico, ma con grave senso di responsabilit�. Non sono portatori di interessi di parte, sotto la pressione di lobby, sotto il ricatto dei propri fedeli. C'� un clima di fiducia. Siamo quasi all'alba di un nuovo pontificato. Chi conosce la storia della Chiesa sa quanto gli anni di un Papa la caratterizzino in profondit�. Sono modestamente anche gli anni de lla vita di ognuno di noi. I meno giovani ricordano il tempo di Pio XII, di Giovanni XXIII, di Paolo VI, di Giovanni Paolo I. Stagioni diverse della Chiesa. Oggi siamo - dopo il periodo luminoso di Papa Wojtyla - agli inizi di una nuova stagione. Scelta decisiva? Certo, ma non cos� drammatica come tanti dibattiti sul futuro papa vorrebbero far credere. Lo Spirito Santo, invocato sui padri cardinali, assiste la Chiesa e accompagner� il nuovo eletto, chiunque sia. Questa � la ragione della grande serenit� con cui guardiamo al futuro. L'eletto sar� un padre e un maestro per noi tutti, non un uomo solo, bens� un vescovo nella comunione della Chiesa. Soprattutto non sar� abbandonato alla solitudine della sua grande responsabilit� dallo Spirito del Signore. Le luci delle previsioni si spengono in questo giorno. Le lingue, benevole o malevole, tacciono. Non sappiamo chi sar� il nuovo Papa. Non lo sanno - con molta probabilit� - nemmeno i padri cardinali che entrano oggi in conclave. Non conosciamo il nome dell'eletto, ma le nostre braccia sono gi� spalancate ad accoglierlo. Per noi � il Vescovo di Roma, il Papa. Questo 18 aprile, in cui si ricorda Cirillo di Gerusalemme, � un giorno umile, all'insegna della ricerca, ma � una data storica per la Chiesa. Mi tornano alla mente le parole del profeta Zaccaria: �Chi oser� disprezzare il giorno di cos� modesti inizi?� (4,10).

Andrea Riccardi