�La nostra amicizia con gli zingari nasce dal Vangelo; ci siamo sentiti chiamati, in quanto cristiani, ad essere attenti a chi nella nostra citt� ci sembrava trovarsi maggiormente in difficolt�. Con queste parole Paolo Ciani, responsabile della Comunit� di S. Egidio per gli zingari di Roma, ha illustrato le diverse iniziative intraprese, tra le quali spiccano la �Scuola della pace� e un centro di accoglienza.
�Un'avventura � ha raccontato Paolo � incominciata nel 1984 con gli zingari, soprattutto bambini e donne, che incontravamo per le strade della citt�. Il primo passo che abbiamo fatto � stato quello di rompere il muro di separazione e di diffidenza tra noi e loro, andandoli a trovare nei campi, nelle loro abitazioni dove abbiamo scoperto una realt� da terzo e quarto mondo. E stato questo il segreto per capire ed entrare meglio in contatto con questo universo tanto variegato, fatto di persone provenienti da vari Paesi, dove si professano religioni e si vivono situazioni economiche diverse. L'esperienza nei campi nomadi ci ha aiutato a non pensare a loro n� come a una categoria sociale n� come a un mondo uniforme. Negli anni l'amicizia � cresciuta e abbiamo incominciato a stringere relazioni�.
Uno dei primi problemi che la Comunit� di S. Egidio ha deciso di affrontare � stato quello di alfabetizzare i bambini zingari dando vita a una �Scuola popolare�, denominata poi �Scuola della pace�. Attualmente vi sono 16 Scuole del-la pace presenti ognuna in un quartiere diverso di Roma; si tratta di centri pomeridiani frequentati da 20-25 bambini zingari e altrettanti italiani, dove � possibile fare attivit� didattiche ma anche educare alla pace e alla multiculturalit�. Questi sono in realt� forse gli unici luoghi dove bambini zingari possono stare insieme ai bambini della citt�, considerato che i campi nomadi sono quasi tutti lontani dai centri abitati e che nelle scuole pubbliche esiste un clima di ten tensione e di separazione. Nelle Scuole della pace i bambini zingari lavorano, studiano, fanno le cose con gli altri bambini: �Esse rappresentano uno spazio formativo molto bello, una base � ha commentato Ciani � di quella citt� di domani in cui non vorremmo che ci fossero pi� queste divisioni�. Sono ambienti in cui i bambini zingari si impegnano anche per scopi umanitari come aiutare i poveri dell'Africa, in quanto hanno scoperto che al mondo esistono persone pi� povere e bisognose di loro.
Un altro problema affrontato � stato quello della mancanza di documenti e del permesso di soggiorno. Tanti sono giunti nella Capitale a causa della guerra in Jugoslavia con il sogno di ritornare in una Patria che non c'era pi�. A questi si sono aggiunti di recente i rom romeni, i quali hanno iniziato a lasciare il proprio Paese spinti da 2 motivi: la presenza in alcune zone di una forte intolleranza nei loro confronti; la terribile povert� in cui sono caduti a causa dei cambiamenti economici del loro Paese. In Romania gli zingari fino al 1800 vivevano in condizioni di schiavit�, con l'instaurazione del comunismo sono stati strappati ai loro villaggi e condotti in citt� a lavorare nelle industrie. Poi, a seguito della caduta del regime, le industrie sono state tutte vendute e i rom si sono ritrovati senza lavoro e senza una casa.
Presso le istituzioni vi � stato un impegno specifico da parte della Comunit� di sant'Egidio per il riconoscimento dei diritti degli zingari e perch� le condizioni dei campi migliorino. Vi � poi l'impegno nel quotidiano, la condivisione di alcuni momenti particolari della loro vita come feste, matrimoni e funerali. Infine, il discorso religioso: molti zingari nei loro Paesi di origine avevano un legame con le rispettive chiese; alcuni erano cattolici, altri ortodossi, altri ancora musulmani. Molti sono cresciuti a Roma, la citt� del Papa, la culla della cristianit�. �Ci hanno posto spesso � ha concluso Paolo Ciani � domande sulla religione, con alcuni di loro � nato un bel dialogo, con altri il desiderio di far battezzare i propri figli o di far loro ricevere il sacramento della Prima Comunione e del-la Cresima�.
Da tre anni, infine, a Trastevere (in via Anicia 7) � attivo un centro di accoglienza che apre una volta a settimana, il venerd�, dove � possibile prendere da mangiare e vestire, fare docce, lavare e asciugare i propri panni, sottoporsi a visita medica e ricevere medicine, avere una consulenza per i documenti e per tutto ci� che � legato a problemi di abitazione e di lavoro. Il centro, che � frequentato da circa 200 persone a settimana, di cui 30 sono quelli che ritornano mentre 60-70 quelli giunti per la prima volta, rappresenta un punto di riferimento sia per chi ha bisogno di un primo aiuto sia per chi necessita di una consulenza specifica.
Pier Vincenzo Rosiello
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