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Europa |
13/05/2005 |
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Viene ucciso un altro condannato a morte negli Stati Uniti. Le cronache giudiziarie lo descrivono come un serial killer. L�esecuzione avviene in un luogo distante dalla Bible Belt del Sud. La camera della morte da restaurare e da far funzionare � nel Connecticut dove hanno la seconda casa tanti newyorkesi. Lo stato usa la forza nel modo peggiore, abbassandosi al livello di chi commette un omicidio. Torno da l�, dopo avere finito di lavorare a un documentario, per due anni, sul braccio della morte in Texas. Dove sono vissuto a lungo assieme al cappellano che ha accompagnato 95 persone nell�ultimo giorno di vita, dentro la camera della morte; assieme al capo del carcere pi� antico di Huntsville, che sovrintende alle esecuzioni; a tre condannati a morte, di cui sento di essere diventato amico. Storie diverse. Un denominatore comune. Quello di esser nati e cresciuti nel posto sbagliato. Sbagliato per l�educazione avuta, le difficolt� della vita, ma anche perch� a volte la vita e la morte dipendono non dalla gravit� dei crimini, dalla giustizia, ma dalla geografia. Ogni volta che entro in contatto con questo sistema giudiziario non riesco a sottrarmi a considerazioni che tornano con insistenza, tanto sono ovvie. La pena di morte non � un deterrente, non diminuiscono (in genere crescono) i reati gravi dove viene amministrata, eppure torna sempre attuale quando c�� paura o orrore per il crimine, o quando non si sa come affrontare problemi sociali. Non ha senso, ma accade, che si investano pi� soldi in prigioni che in scuole, in una grande democrazia come quella americana. La pena di morte colpisce in maniera ineguale le minoranze sociali e razziali ma questo non turba pi� di tanto l�opinione pubblica. Non serve, ma c��. Con i complessi meccanismi di ricorsi e difese legali d�ufficio spesso costa molto di pi� che qualunque detenzione prolungata. In un tempo in cui esistono molti altri mezzi per difendere la societ� e i cittadini dalla violenza dei violenti perch� � cos� attuale anche dove � forte il richiamo a valori forti e alla democrazia? Per noi europei, a volte, resta quasi un mistero. La pena di morte, infatti, vuole combattere una cultura di morte mentre legittima, al livello pi� alto, proprio una cultura di morte. Non restituisce la vita alle vittime e alle famiglie delle vittime e crea altra morte e altre famiglie lacerate. Non aiuta n� la societ�, n� i singoli a guarire dal dolore e dall�odio, semmai li congela a lungo, per anni. � una grande conquista culturale, questa europea, di una societ� civile che ha saputo fare a meno della pena capitale, che � entrata, come la schiavit� e la tortura nell�armamentario del passato. Mi si scusi il riferimento, ma penso vi sia un legame stretto � per la sopravvivenza di questo livello di civilt� � anche con il rispetto della vita alla nascita, dai suoi inizi alla sua fine naturale. Per questo mi trovo a disagio anche con questo referendum cos� italiano e cos� inadatto ad affrontare questi temi cos� complessi. Come quando si parla di eutanasia per gli anziani �che non ragionano pi��, per chi ha un livello di vita ritenuto �troppo basso�. La pena di morte � una grande contraddizione nell�America dei valori, perch� appartiene pi� alla vendetta che alla giustizia, alla retribuzione che alla riabilitazione, alla morte che alla vita. Se noi sapremo tenere compatta la nostra cultura della vita potremo esercitare prima o poi una forza di attrazione anche verso altre grandi democrazie, come gli Stati Uniti.
Mario Marazziti
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