Irak, Turchia, Regno Unito, Israele, Egitto: al massacro di vite umane si aggiunge come vittima illustre il sentimento di sicurezza. I terroristi non hanno territori da conquistare e non possono vincere. Ma vogliono cambiare gli equilibri nel loro mondo e mettere in crisi il nostro, vogliono guerra, contrapposizione, paura e radicalizzazione dell�Islam, per mandare a casa le loro classi dirigenti e sostituirle. L�Occidente spaventato, confuso, infuriato, che vede ovunque nemici e fa di tutto l�Islam un fascio, rischia di aiutarne senza volerlo e contro i �propri interessi la crescita. Avvicina avversari, fa fatica a dividere il fronte e a creare varchi, a creare rapporti con gli uni che tolgano acqua agli altri. E siccome la domanda che sale �: ma quando finir�? (Non siamo solo all�inizio? Come si fa ad andare via dall�Irak che � peggio di un pantano? Come si fa ad aprire altri fronti?), allora cercare di capire un po� � utile.
Ci sono fatti nuovi. Non c�� pi� solo il terrorismo medio-orientale. Ci sono gruppi agguerriti (anche osteggiati nei loro paesi) che provengono da Marocco ed Egitto, che si aggiungono allo storico gruppo di Al Qaeda e alle radici saudite. C�� un ruolo pesante giocato dal Pakistan, decisivo nel tenere a freno e inquietante quando non tiene a freno. E in Pakistan c�� la capacit� nucleare. Ci sono 50 milioni di musulmani in Cina e il governo cinese non ama le destabilizzazioni. C�� il nuovo Iran uscito dalle elezioni e non si sa se si riapre un caso di scontro Irak-Iran o se le due leadership sciite possono avvicinarsi: ma l�una � benedetta dagli Usa, l�altra � temuta e isolata dagli Usa. E allora come si fa? Non si sa se questo sta creando un asse che arriva fino ad hezbollah in Libano e se questo significa che si � creato in laboratorio un OGM religioso e politico da temere (costruito con tutta la guerra in Afghanistan, dove si controlla a malapena Kabul, con quella in Irak che assomiglia sempre meno al Vietnam e sempre pi� alla Somalia, fatta con il supporto di mezzo mondo e il pi� grande debito pubblico della storia) o se invece non sia proprio questo il soggetto nuovo con cui ragionare per ricreare una stabilit� in tutta l�area: ma in questo caso occorre ingoiare molte delle cose che si dicono e scrivono ogni giorno. E, di certo, Israele si sentirebbe minacciato. C�� al Zarqawi, sunnita, giordano, che ha attraversato tutte le guerre dell�area dai tempi della �liberazione� dell�Afghanistan dai sovietici, che sta dietro agli attacchi agli sciiti irakeni e che ora ha dichiarato una guerra senza confini al mondo sciita in generale. Paradossale o no, ma c�� un purismo sunnita che usa mezzi terribili e che ha per obiettivo il rovesciamento di forze interne all�Islam, anche se spesso le vittime e il teatro dello scontro sono nel mondo occidentale. Per media e commentatori tutte queste differenze sembrano non esserci, ma occorrer� prima o poi cercare di capire.
A leggere i giornali si � combattuti. Il mondo rappresentato sembra tutto terrore e gran parte del resto del pianeta sparisce. Ma � vero che anche un attentato lontano ci riguarda. Londra o Milano o Madrid la ferita � la stessa. Ci si deve difendere. Ma gli obiettivi potenziali sono troppi, sono tutti. E allora bisogna inventare qualcosa di di diverso dalla guerra tradizionale.
C�� chi dice che � finito il tempo dei distinguo e che tutto l�Islam, per attrazione fatale, sarebbe ormai o sarebbe sempre stato solo un grande fascismo islamico. C�� dentro un virus violento da neutralizzare, ma regalare un miliardo di musulmani alle schegge terroriste � un regalo che nemmeno loro si aspettano e in tempi cos� brevi.
�Non cambiamo il nostro stile di vita�, hanno ripetuto G.W.Bush e Tony Blair, ma bisogna non lasciare spazi a equivoci: democrazia, libert�, diritti umani, coabitazione sono il nostro stile di vita. Non un mercato onnipervasivo e smidollato, met� consumi che si mangiano il pianeta e met� relativismo assoluto.
Gilles Kepel ci dice che la vera guerra in atto � quella per la leadership culturale e la guida religiosa e politica di questo miliardo abbondante di credenti musulmani nel mondo. E che � un problema islamo-islamico. C�� per� un corto-circuito e c��, terribile, il tema dell�escalation della violenza. E� esploso nel mondo islamico con l�incancrenimento della pi� che cinquantenaria questione israelo-palestinese e in coincidenza con la globalizzazione vincente, che umilia chi non ha investito abbastanza in tecnologia e modernizzazione tecnica, mondo arabo in primo luogo. Ma i confini della questione anzich� restringersi si sono allargati.
Sharm el Sheikh � un attacco a europei e egiziani, nel giorno anniversario della rivoluzione nasseriana: ha un timbro anti-Mubarak e contro quello che la sua politica rappresenta. La repressione dell�islam radicale, d�altra parte, in qualche misura lo mette in conto.
La guerra in Irak non � la causa del terrorismo. Lo dice il premier inglese ricordando che le cause sono complesse. Lo dice anche la cronologia. Ma di certo l�Irak � diventato un moltiplicatore di terrorismo. Per i molti errori fatti dopo la campagna militare, la destabilizzazione che ne � seguita, l�abbattimento di uno dei regimi �laici� e di un nemico oggettivo dell�ideologia estremista di Osama Bin Laden � anche se � stato venduto alle opinioni pubbliche occidentali come se si facesse la guerra a un alleato di Al Qaeda in possesso delle �armi di distruzione di massa� - la demonizzazione del �Baath irakeno (e l�indebolimento della Siria) per poi cercare di recuperarlo quando il territorio si � ormai riempito di terroristi e aspiranti terroristi e la rete per prosciugare la violenza � stata regalata fin dall�inizio agli altri: non c�� molto dubbio che tutto questo oggi � un terribile potenziatore del terrorismo. L�Irak � diventato il campo scuola internazionale per una generazione di terroristi potenziali e in azione.
La democrazia, � vero, � un grande fattore di svuotamento della violenza, ma i tempi e i processi della democrazia spesso sono pi� lunghi di una generazione, soprattutto quando non c�� una societ� civile, quando non si pu� camminare in sicurezza nemmeno nella capitale irakena, e, anche se non lo si scrive pi�, lo stesso accade nell�Afghanistan di Karzai. D�altra parte, la poszione dell�Occidente non � gran che lineare: non � certo la democrazia quello che fa dell�Egitto e dell�Arabia Saudita compagni privilegiati, e non � l�assenza di democrazia e le armi nucleari che fanno della Corea del nord una priorit� nell�allarme rosso.
Occorrer� fare uno sforzo enorme in Irak e nell�area per creare infrastrutture di potere e di sicurezza, addestrare un grande apparato di ordine pubblico, Ma occorre pure cercare di uscire in tempi certi e fissati. Sapendo che nessuna soluzione in tempi brevi � tutta la soluzione.
Si scontano oggi molti errori del passato e arrivano conti che la storia ha rimandato.C�� il conto lasciato dal primo fondamentalismo contemporaneo, quello che ha spaccato l�India e impedito che l�Islam evolvesse dentro la convivenza del grande continente indiano. E oggi il Pakistan entra, l�abbiamo visto, come variabile difficile e contraddittoria nello scenario del terrorismo, dal sostegno al regime talebano in poi.
Il terrorismo � diventato pulviscolare e non c�� sicurezza che tenga se scatta un effetto emulazione, se in varie zone del mondo e in Irak in particolare si pu� imparare come fare, se si teorizza lo scontro tra i mondi o non si fa nulla per evitarlo. E� paradossale, ma chi teorizza come ovvio lo scontro tra le civilt�, chi lo vede gi� in atto, sembra realista ma non offre soluzioni praticabili. Perch� non � immaginabile una guerra totale contro interi paesi musulmani, e oltre i confini dell�Islam arabo, in casa nostra. Non c�� una criminalizzazione dell�immigrazione musulmana che possa essere applicata a tutta l�Europa. E non serve a niente per le generazioni che si ribellano ai padri, come hanno fatto i terroristi dei primi attentati alla metropolitana di Londra, inglesi di religione musulmana e con lavoro regolare.
E� nato un fronte interno, che non � quello dell�immigrazione, ma quello di una rivolta di figli contro padri integrati, che assomiglia un po� troppo al terrorismo nostrano anni settanta, e gli autori kamikaze dell�attacco nelle metropolitane e autobus londinesi raccontano una storia nuova e inquietante. E� la storia del fallimento, almeno in parte, del modello comunitarista inglese. Mentre � in crisi da tempo quello dell�integrazione alla francese che ha creato ghetti urbani e citt� satelliti impossibili.
Non credo, in ogni caso, ci siano alternative alla accelerazione del processo di integrazione e cittadinanza, anche se pu� sembrare ingenuo: � il modo in cui il ritardo italiano sul terreno delle politiche dell�immigrazione pu� diventare una chance. Impedendo la cronicizzazione nella marginalit�, l�iper-sfruttamento, lo sradicamento culturale, e aiutando a creare davvero delle prime generazioni di nuovi italiani, a partire dai bambini, aiutati a mischiarsi agli altri e non relegati in ghetti.
Terrorismo e violenza vanno combattuti con misure di intelligence e di polizia , ma, alla lunga, c�� da avere il coraggio di ripensare il mondo al di fuori della logica della guerra che, alla fine, � proprio quella che i piccoli e grandi Osama Bin Laden vogliono. Questo terrorismo non � figlio della povert�. Ma dentro qualche miliardo di persone che non contano niente e che non hanno nemmeno l�acqua pulita, non � poi cos� difficile trovare per i terroristi qualche alleato, comprarsi pezzi interi di stati-fantoccio, o inventare una grammatica della rivolta e del riscatto. Non � ancora successo e questo, a mio parere, � una prova della debolezza e arretratezza, per fortuna, della minaccia terrorista. Ma per evitare questo, magari, un mondo un po� meno iniquo non ci starebbe male. Blair questo lo ha capito. Anche se anche se tra il dire e il fare ce n�� di strada. Anzi di mare.
Mario Marazziti
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