Comunità di S.Egidio


 

13/09/2005

UOMINI E RELIGIONI
Nel cuore della Francia la discussione sul ruolo delle fedi e delle culture verso la costruzione di un mondo pi� giusto. Riccardi: �Nessuna ideologia oggi pu� diventare egemonica�

Da Lione la ricetta del nuovo dialogo
Voci di esponenti religiosi e di studiosi si intrecciano in questi giorni al XIX Incontro internazionale organizzato da Sant'Egidio sul tema �Il coraggio di un umanesimo di pace�

 

Un nuovo umanesimo di pace attraverso il dialogo delle religioni. Una civilt� dell'amore, costruita vivendo insieme nella diversit� (tra le culture, le religioni, le tradizioni) in nome del valore pi� grande della pace e della vita che supera ogni particolarismo. Da Lione, dove da domenica si svolge il XIX Incontro Internazionale di Preghiera per la Pace promosso dalla Comunit� di Sant'Egidio, si leva forte l'appello delle religioni al dialogo contro lo scontro di civilt�.

Un richiamo preciso che i rappresentanti delle religioni e delle culture mondiali fanno a favore del rispetto delle diversit�, contro la rivendicazione della propria identit� sopra le altre, consapevoli del �tessuto culturale e spirituale meticcio che ci abbraccia�, come lo ha definito Andrea Riccardi, promotore degli incontri. Tutto questo unito alla condanna della violenza e del terrorismo in nome della pace di Dio e non della demonizzazione dell'altro.

�Il coraggio di un umanesimo di pace�: questo il titolo dell'incontro interreligioso, che vede riuniti a Lione capi religiosi, esponenti delle Chiese, rabbini, teologi del mondo musulmano, esponenti della societ� civile, politica e culturale da oltre settanta Paesi del mondo. �Nel contemplare, anche tra noi, le differenze religiose, ne capiamo la lezione�, ha spiegato Andrea Riccardi. �Non c'� niente in questo mondo, nemmeno una religione, che possa essere egemonica. Non una cultura, non un paese, non una civilt�, non una religione, non un'ideologia: niente pu� essere egemonico. Questo mondo, nonostante la globalizzazione, � profondamente al plurale. Siamo tanti e diversi�.

E proprio il dialogo fra le religioni dopo l'11 settembre � stato al centro della tavola rotonda di ieri mattina. �Non c'� pace fra le culture se non c'� pace fra le religioni�, ha esordito Cornelio Sommaruga, presidente della fondazione svizzera Caux. �E non c'� questa senza prima il perdono�. �L'11 settembre � stato una sveglia per tutti noi�, ha detto Anthony Theodore Lobo, vescovo di Islamabad - Rawalpindi, in Pakistan. �In un secondo � cambiato il mondo. Ma le vere radici di quanto � successo non sono in Al Quaeda, ma nei cinquant'anni precedenti di guerre in Pakistan e nel Kashmir. Sbaglia chi pensa di rispondere all'11 settembre mettendo una religione contro l'altra. Occorre un nuovo paradigma, un umanesimo spirituale di pace�. Lobo ha poi ricordato le disuguaglianze fra Primo Mondo e Terzo Mondo, puntando l'indice su queste situazioni di ingiustizia destabilizzanti. �Il 6 percento della popolazione consuma il 60 percento dell'energia mondiale - ha detto -. Otto miliardi di dollari sono spesi ogni anno per cosmetici, mentre milioni di persone non hanno sufficiente acqua da bere. 15 miliardi di dollari sono spesi per cibo per cani e gatti, e milioni di bambini muoiono di fame�. Per Amos Luzzatto, presidente dell'Unione delle comunit� ebraiche in Italia �il pericolo � che lo scontro fra le ideologie che ha caratterizzato il Novecento si trasformi in scontro delle religioni.

L'antidoto positivo � il dialogo fra le religioni, che tra le ideologie non c'era, e che sta crescendo sempre di pi�. �Dialogo - ha detto Luzzatto - � il parlarsi fra di loro delle religioni, non il parlarsi addosso, non un consorzio di monologhi. Per questo � importante la predisposizione di ciascuno a ricevere l'altro. Aprirsi al dialogo vuol dire aprirsi al dubbio�. Una condanna del fondamentalismo � venuta anche dal teologo musulmano egiziano Muhammad Fathi Osman, che ha ribadito come �l'11 settembre abbia segnato una svolta storica anche per le religioni chiamate al dialogo�. �La cosa pi� sbagliata dopo l'11 settembre � stata quella di pensare al mondo diviso in due: o con noi o contro di noi - ha aggiunto Rowan Williams, arcivescovo di Canterbury e primate della comunione anglicana -. Questa posizione impedisce di portare avanti un dialogo reale, che si pu� avere solo nell'umilt�. Infine il cardinal Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l'unit� dei cristiani, ha ribadito che c'� un solo modo per sconfiggere il terrorismo: �intensificare il dialogo fra i popoli, le culture, le religioni�.

Pierangelo Giovanetti