Comunità di S.Egidio


 

13/09/2005


Un appuntamento nato nello �spirito di Assisi� eredit� di Papa Wojtyla

 

Lione - Il ricordo, la memoria di Giovanni Paolo II sono temi che guidano l'incontro di Lione. In particolare, per quello �spirito di Assisi� che riassume il contributo di Wojtyla al dialogo ecumenico e interreligioso. L'altro motivo che rende Wojtyla particolarmente presente � la memoria del 4 ottobre 1986, quando da qui, l'antica Lugdunum dei romani, il Papa lanci� l'appello per un giorno di tregua di tutte le guerre, da osservarsi il 27 ottobre, in concomitanza con l'incontro di preghiera di Assisi in favore della pace. �Il Papa - ricorda Andrea Riccardi - chiese ai credenti di stare gli uni accanto agli altri nella preghiera, non pi� gli uni contro gli altri, proponendo il legame tra la forza debole della preghiera e la pace. Tutti abbiamo un gran debito verso Giovanni Paolo II che consideriamo un padre. Giovanni Paolo II ha pi� volte incoraggiato Sant'Egidio a continuare questo spirito di Assisi, che � amicizia e pace nella diversit�. Alla giornata di Assisi la Comunita' di Sant'Egidio ha dato seguito lungo nuove tappe, la diciannovesima delle quali a Lione. Per Gijun Sugitani, della World Conference of Religions and Peace, sono un'esperienza �nella quale i laici, i religiosi del libro e le altre religioni si trovano insieme nel rispetto reciproco per una globalizzazione che crede all'altro chiunque esso sia�. Secondo il teologo musulmano Mohammed Amine Smaili, Assisi viene in un certo senso prefigurata dalla visita in Marocco nel 1985, quando Wojtyla parl� a 80 mila giovani musulmani, e, proprio nell'86, dalla visita alla sinagoga di Roma: �La prima eredit� che ci ha lasciato - osserva Smaili - � la fiducia nelle altre religioni del libro. Con la sua personalit� e la sua fede ha teso la mano non solo ai cristiani ortodossi ma anche agli ebrei e ai musulmani cercando di trasformare i pensieri riposti della storia in amore pulito�. Wojtyla, ha oltrepassato le linee rosse ha impiegato come miglior metodo la ricerca del dialogo sociale e dell'unit� internazionale, �il solo a parlare ad alta voce e dire alla pi� grande forza contemporanea "no alla guerra"�. Alla sua morte, anche in Giappone fu celebrata una Messa nella cattedrale di Saint Mary, cui parteciparono cittadini di ogni provenienza, toccati dalle parole pronunciate a Hiroshima il 25 febbraio 1981: � La guerra � opera dell'uomo. La guerra distrugge le vite umane. La guerra non � altro che la morte stessa. Ricordare il passato significa farsi carico della responsabilit� verso il futuro. Ricordare Hiroshima vuol dire prendersi carico della responsabilit� per la pace�. Oggi, a Lione, gli anniversari di Auschwitz e Hiroshima saranno al centro della preghiera per la pace, nell'anfiteatro gallo-romano.

Michele Brancale