Comunità di S.Egidio


 

14/09/2005

RELIGIONI E PACE
C'� un destino unico
Concluso a Lione il 19 � meeting interreligioso promosso da Sant'Egidio

 

Solo la pace e il dialogo "possono permettere di guardare con speranza l'avvenire del pianeta". E' quanto si legge nel messaggio inviato da BENEDETTO XVI, tramite il segretario di Stato card. Angelo Sodano, ai partecipanti al 19� incontro internazionale per la pace promosso a Lione dalla Comunit� di Sant'Egidio su "Il coraggio di un umanesimo di pace" che si � chiuso ieri 13 settembre. "Il Papa - prosegue il messaggio - chiede agli uomini dei nostri tempi e specialmente ai giovani di avere il coraggio di impegnarsi sempre pi� attivamente in favore della pace e del dialogo, che soli possono permettere di costruire una speranza per l'avvenire del pianeta. La violenza, qualunque essa sia, non pu� risolvere i conflitti". "Il prossimo anno sar� il XX dal primo incontro interreligioso di Assisi voluto da Giovanni Paolo Il, e auspichiamo di ritrovarci li per la Preghiera per la Pace. Intanto la prossima tappa di questo cammino � Washington, per un incontro interreligioso previsto ad aprile". Ad annunciarlo ANDREA RICCARDI, fondatore della Comunit� di Sant'Egidio, nella conferenza stampa conclusiva dell'incontro che ha visto la partecipazione di oltre 5mila persone. Al termine del meeting i partecipanti hanno diffuso un "Appello di pace".

RELIGIONI E RESPONSABILIT�. Secondo il bilancio tracciato da Riccardi, il dibattito ha dato voce anche alle "minoranze rappresentate in Medio Oriente dai cristiani", "alle dure difficolt� della convivenza" rappresentate dal vescovo del Pakistan, mons. Lobo, e "alla forte presenza del mondo ebraico". 1'11 settembre - ha osservato ancora - resta la data pi� tragica di questo nostro inizio di secolo", momento dal quale "� cresciuta, tra mondi e religioni, la diffidenza. Spesso sembra realista dire che lo scontro, violento o culturale, sia inevitabile. Appare coraggio; ma � paura in un mondo disumano" nel quale "milioni di uomini e donne cercano un'anima per il nostro tempo. Le religioni hanno una gran-de responsabilit�".

L'APPELLO DI PACE. "E' tempo che finisca l'uso della violenza! La vita umana � sacra. La violenza umilia gli uomini e la causa di chi la utilizza. Il mondo � stanco di vivere nella paura. Le religioni non vogliono la violenza, la guerra, il terrorismo. Lo diciamo con forza a tutti gli uomini!". � un passaggio dell"'Appello di pace" che, a conclusione del meeting, i partecipanti hanno rivolto "agli uomini e donne di buona volont�". Dopo aver dedicato un pensiero a Giovanni Paolo Il, "maestro di dialogo e testimone tenace della santit� della pace", il documento afferma che "la pace � il nome di Dio" e "chi usa il nome di Dio per affermare un interesse di parte o legittimare la violenza, avvilisce la religione. Nessuna guerra � mai santa". Di fronte ai "tanti dolori del mondo" che 'resta segnato da disperanti povert�", gli estensori dell'appello, facendosi "carico del bisogno di milioni di poveri della terra", chiedono "ai responsabili politici" una "pi� forte concentrazione di energie e di risorse per rendere meno povero e pi� umano il mondo del XXI secolo".

Un mondo reso possibile dalla pace, la cui via "� il dialogo "che "non abbassa la difesa verso l'altro, ma trasforma l'estraneo in amico". "C'� un destino unico - � la conclusione del documento -. � tempo di lavorare insieme con coraggio per un umanesimo capace di costruire la pace tra i popoli e gli individui".

NO AL TERRORISMO. "Oggi gli uomini e le donne comprendono che la prosperit� materiale non � sufficiente a soddisfare le loro aspirazioni profonde. Non � d� nessun aiuto per distinguere il bene dal male, non risponde alle domande fondamentali del-l'essere umano: perch� c'� una vita e qual � il senso della morte?". � stato NICOLAS SARKOZY, ministro degli interni di Francia, ad aprire il dibattito tra cristiani, ebrei e musulmani. "Dobbiamo togliere la

maschera religiosa ai terroristi che sono solo dei criminali. Le religioni infatti proclamano la misericordia Dio" ha affermato il card. WALTER KASPER, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unit� dei cristiani, mentre EZZEDIN IBRAHIM, consigliere presidenziale negli Emirati Arabi Uniti, ha indicato nel terrorismo "il fallimento globale dell'umanit�". Questa la metafora del Gran Rabbino di Israele YONA METZEGER: "Il mondo attuale � cos� piccolo che tutti navighiamo sulla stessa imbarcazione, e un piccolo buco pu� mettere in pericolo tutti".

"Una societ� pluriculturale e plurireligiosa non � utopia", ha aggiunto lo storico francese JEAN-DOMINIQUE DURAND, presi-dente della Fondazione Fourvi�re: "La presenza tra noi del presidente del Mozambico, un Paese pacificato dopo un lungo conflitto mostra che non si tratta di sogni, ma di realt�".

EUROPA E CRISTIANESIMO. "Siamo lieti che la nostra citt� sia stata scelta per questo evento che s� tiene per la prima volta in Francia. � qui che Giovanni Paolo II, durante il suo viaggio nel 1986 lanci� un vibrante appello alla pace, qualche giorno prima dell'indimenticabile riunione di preghiera ad Assisi". Con queste parole il card. PHILIPPE BARBARIN, arcivescovo di Lione, ha introdotto l'11 settembre la liturgia ecumenica nella Chiesa di Fourvi�re che ha visto anche la partecipazione di KAREKIN II, catholicos di tutti gli Armeni che ha ricordato la ricorrenza del 90� anniversario del genocidio degli armeni, e ha detto: "L'Europa, portatrice della testimonianza della fede cristiana e della sua cultura, continuer� ad essere custode di quei valori di umanesimo e di diritto per i quali ha tanto combattuto e fatto sacrifici". "Parlare di futuro dell'Europa - ha osservato il card. DIONIGI TETTAMANZI, arcivescovo di Milano -pu� sembrare oggi non cos� scontato: non si possono nascondere le difficolt�, le fatiche o addirittura le battute d'arresto che il processo di costruzione di una nuova Europa va incontrando" e "nello stesso tempo, parlando di cristianesimo, emerge quanto mai pressante e indilazionabile la sfida dell'unit� tra le grandi tradizioni cristiane. Come possiamo - ha domandato provocatoriamente il card. Tettamanzi - concorrere all'edificazione di un'Europa a servizio della pace sulla terra?".

DIGNIT� UMANA. "Il nostro compito non � solo quello di fronteggiare con la fede nel Crocifisso l'ideologia di colui che vuole crocifiggere ma anche quello di guardare all'alienazione dei nostri giovani musulmani" ha affermato il card. CORMAC MURPHY-O'CONNOR, arcivescovo di Westminster.

"� necessario - ha detto - trovare una nuova forma di integrazione sociale costruita su fondamenta aperte alla religione autentica" e "non pu� esserci pluralismo democratico senza il riconoscimento detta religione nella sfera pubblica".

UN SERVIZIO ALL'UMANIT�. "Interpellarsi reciprocamente � compiere un servizio all'umanit�". Ne � convinto mons. JEAN-PIERRE RICARD, presidente delta Conferenza episcopale francese. "Siamo in una situazione di grande fragilit� - ha proseguito -. La posta in gioco � la societ� pluralista. Mi domando se siano leciti

tutti gli esperimenti possibili sull'essere umano. Joseph Ratzinger, ancora cardinale, diceva che ragione e fede hanno bisogno l'una dell'altra". "Con il progresso l'uomo pu� distruggere se stesso - ha osservato il senatore GIULIANO AMATO -. Oggi i filosofi hanno una grande audience perch� si pongono te questioni ultime. Dobbiamo convivere vincendo le rispettive derive, le colonne d'Ercole per la scienza, i fanatismi per le religioni".

"In questo senso - ha replicato mons. VINCENZO PAGLIA, vescovo di Terni - c'� bisogno di fede e ragione per evitare le due grandi patologie: il relativismo e l'intolleranza. Per la prima volta abbiamo la possibilit� di creare la vita con prospetti-ve inimmaginabili. Le frontiere dell'informatica, delta biotecnologia, del nucleare ci interpellano. Solo se credenti e laici si troveranno accanto potremo salvarci dalla distruzione dell'uomo".

SCRIVERE LA PACE. Una globalizzazione "costituita soltanto dalla concentrazione de� poteri", dove "l'intellettuale per resistere al predominio del pensiero unico" e "disarmare la ragione armata" deve "percorrere la via della lotta alla guerra": � lo scenario tracciato dal premio Nobel ADOLFO PEREZ ESQUIVEL, intervenuto ad una tavola rotonda sul tema "Scrivere la pace". La vedova dello scrittore ivoriano Khourouma ha ricordato a sua volta l'idea della letteratura come "atto di pace" por-tata avanti da Khourouma, testimone di numerosi conflitti. Anche oggi, ha aggiunto MONGO-MBOUSSA, intellettuale africano in Francia, "gli scrittori che hanno vissuto il genocidio in Ruanda e che continuano a riflettere sul tema della morte e della pace contribuiscono al ruolo educativo della letteratura".

BAMBINI E POVERT�. "Oggi nel mondo ogni 15 secondi un bambino muore di dissenteria e la guerra � la maggior causa di povert�". A renderlo noto JAKOB KELLEMBERGER, presidente della Croce Rossa Internazionale. Il responsabile della Comunit� di S. Egidio in Guinea Conakry, KPAKIL� FELEMOU, ha riferito dell'attivit� educativa svolta in Africa attraverso le "Scuole della Pace" che seguono centinaia di migliaia di bambini.

Tra gli intervenuti suor Emmanuelle, l'ultranovantenne testimone di una eccezionale esperienza educativa delle bidonvilles al Cairo, che ha sottolineato l'importanza dell'istruzione nella prevenzione della guerra e dell'odio: "La pace e la sicurezza - ha affermato - hanno la loro radice nell'educazione dei bambini".

PREGHIERA E RESPONSABILIT�. "Nulla � pi� responsabile del mettersi a pregare": � questa la "convinzione che fr�re Roger ci ha lasciato e che vorremmo condividere con i giovani che accogliamo". Lo ha detto FR�RE ALOIS della Comunit� di Taiz�. "La preghiera non ci distoglie dalle preoccupazioni del mondo; al contrario ce ne rende responsabili" ripeteva l'anziano fon-datore di Taiz�, ucciso di recente da una squilibrata. Durante la cerimonia conclusi-va dell'incontro, � stata fatta memoria del sessantesimo anniversario di Auschwitz e Hiroshima per voce di due sopravvissuti.

� dalla "constatazione di gesti di solidariet� e di amicizia che abbiamo potuto trovare la forza di sopravvivere anche al ritorno" dagli orrori detta "morte organizzata" ha detto BENJAMIN ORENSTEIN, ebreo polacco sopravvissuto ad Auschwitz. "Noi, uomini e donne di fede, dobbiamo lavorare insieme per costruire un futuro di pace e chiedere l'immediata abolizione delle armi nucleari" ha aggiunto KOJUN HANDA, buddista tendai rievocando le esplosioni delle bombe atomiche a Hiroshima il 6 agosto e a Nagasaki il 9 ago-sto 1945.

Lia Mancini