Comunità di S.Egidio


 

16/09/2005

I cristiani non siano mai fanatici
DAVANTI AL GRANDE MISTERO

 

L'Incontro Internazionale di Preghiera per la pace della comunit� di Sant'Egidio, appena conclusosi a Lione, ha rappresentato una nuova occasione di dibattito sul laicismo. In particolare, la tavola rotonda dedicata al tema "Umanesimo laico e umanesimo religioso" � stata animata dagli interventi - che qui pubblichiamo in parte - di Giuliano Amato e Vincenzo Paglia, vescovo di Terni. Tra i partecipanti al confronto anche Jean Daniel, fondatore de Le Nouvel Observateur, e l'arcivescovo Jean Pierre Ricard.

Non � mai mancato nei nostri incontri un momento di confronto pi� specifico tra laici e credenti. La differenza non ci spaventa e non viviamo nell'ossessione di eliminarla.

Faccio anzitutto una premessa. La fede senza la ragione rischia di dissolversi odi diventa-re disumana. E la ragione senza la sponda del-la fede, o del mistero, scivola verso un relativismo dogmatico. In tale contesto potremmo dire che anche la fede deve essere "laica", ossia legata anche alla ragione, sebbene non sia da essa definita. La fede infatti � da intendere non semplicemente come l'adesione ad alcune verit� astratte, ma l'essere coinvolti totalmente da una chiamata che viene da fuori e che tocca profondamente il cuore del credente. Riprendendo la nota affermazione di Benedetto Croce, potrei dire anche dei cristiani �perch� non possiamo non dirci laici�. Ma in che senso? Il laico non � colui che rifiuta o de-ride il sacro, semmai � colui che lo discute, che lo interroga, che si mette di fronte al senso del mistero che anche il sacro porta con s�. Ma � laico anche il credente che non � superstizioso, che non � fanatico, che non � arrogante, che non � chiuso alla ricerca di una verit� sempre pi� chiara epiena. E laico altres� ogni non credente che non assolutizza e non idolatra il proprio relativo punto di vista e la propria ricerca. Insomma, il laico non credente sa riconoscere la profonda analogia che lo lega alla domanda del credente e alla sua continua ricerca del vero e del bene. Su ambedue, sia sul laico che sul credente, incombe la soglia del mistero. Il mistero chiede ad ambedue l'umilt� di riconoscere il proprio limite e quindi di aprirsi all'Altro. La laicit�, in tale contesto, non � una ideologia che sta al di sopra e che tutto governa; la laicit� � piuttosto una sensibilit� profonda che tocca il modo stesso di vivere e di sentire. Essa non si identifica con nessun credo preciso, con alcuna filosofia, � una attitudine critica ad articolare il proprio credo filosofico o religioso secondo regole e principi logici che non possono essere condizionati da nessuna fede, perch� in tal caso si cadrebbe in un torbido pasticcio, sempre oscurantista. Laicit� significa quindi tolleranza, demistificazione di tutti gli idoli, anche dei propri. Laicit� � capacit� di credere fortemente in alcuni valori, sapendo che ne esistono altri, pure essi rispettabili. In questo senso la laicit� � utile sia alla fede che alla ragione, ad ambedue infatti impedisce di cadere in un pericoloso estremismo.

Fatta questa premessa, entro un po' pi� direttamente nel tema della tavola rotonda: umanesimo religioso e umanesimo laico. Inizio con una affermazione sintetica: il cristianesimo � un umanesimo. Lo suggeriva gi� Teofilo di Antiochia, un vescovo del II secolo. 1n quell'epoca i cristiani erano una esigua minoranza all'interno dell'Impero, e spesso anche perseguitati perch� ritenuti atei. Li i pagani, i credenti di allora, interrogavano i cristiani a proposito del loro Dio. Ebbene Teofilo, in un suo scritto, rispondeva pi� o meno con queste parole alla loro domanda. �Voi mi chiedete: Mostraci il tuo Dio! Non � questa la domanda che dovete rivolgermi. La domanda giusta � la seguente: Mostraci l'uomo. E cos� sar� in grado di dirvi chi � il mio Dio�. Teofilo non poteva parlare di Dio se non a partire dall'uomo. Egli aveva capito bene che nel cristianesimo I'immagine dell'uomo rivela quella di Dio(...).

Credenti e laici sono accomunati da questa convinzione: la vittoria del fondamentalismo scientifico porta al naufragio dell'uomo. Norberto Bobbio, poco tempo prima di morire, affermava che lo scontro nel futuro sarebbe avvenuto tra fede e scienza e non tra fede e ragione. �La Scienza, � la sola religione dell'avvenire��, scrive Fran�ois Raspail. � in questo orizzonte che abitano i grandi contrasti dei giorni nostri. Ma il problema pi� che la scienza in se stessa, che di per s� � neutra, � negli uomini che dispongono del potere scientifico, i quali possono manipolare gli esseri umani sino a renderli oggetti e strumenti nelle loro mani. Jeremy Rifkin giunge a dire, riferendosi alla ingegneria genetica, che �colui che controller� i geni controller� il XXI secolo�. Anche qui le riflessioni potrebbero continuare a lungo; dovrebbe per� metterci sull'avviso il fatto che i primi esperimenti genetici sull'uomo siano iniziati nei campi di sterminio nazisti, quando uomini e donne erano divenuti appunto materiale di sperimentazione. Il problema, come si vede, va diretto verso la concezione stessa dell'uomo e della intangibile dignit� della persona umana, anzi del senso stesso della vita e della morte.

La fede e la ragione sono chiamate a mostrare tutta la ricchezza della loro riflessione sull'uomo e sulla sua dignit�. Un nuovo incontro tra cristianesimo europeo e umanesimo laico rende pi� facilmente possibile questa via, non solo nell'Europa ma anche nel mondo. Perch� nella sua storia, pur tormentata, queste due dimensioni culturali dell'Europa hanno saputo trovare i modi per convivere anche perch� hanno trovato un accordo sui valori fondamentali dell'umanesimo come ad esempio la dignit� di ogni persona umana, la libert�, il valore della coscienza e cos� oltre.

Vincenzo Paglia