Il 9 agosto 1943, in un carcere vicino Berlino, mentre su gran parte dell'Europa gravava la notte oscura del domino nazista e della guerra mondiale, veniva decapitato un contadino austriaco di 36 anni, cattolico e padre di tre figli. La sua colpa: essere un oppositore del nazismo ed essersi rifiutato strenuamente di combattere agli ordini di Adolf Hitler, in nome della sua fede cristiana. Quest'uomo si chiamava Franz J�gerst�tter, e scelse di testimoniare con la sua vita la sua fedelt� al Vangelo ed il suo rifiuto di seguire l'ideologia e la prassi nazista. E stato ricordato la sera di venerd� 4 novembre, presso la Basilica romana di san Bartolomeo all'Isola, con una preghiera presieduta dall'Arcivescovo di Vienna, il Cardinale Christoph Sch�nborn.
Durante la celebrazione Mons. Manfred Scheuer, Vescovo di Innsbruck, ha commentato un passo della lettera dell�apostolo Paolo ai Romani, illustrando alcuni tratti della storia e del pensiero di questo testimone della fede.
Anche la vedova di Franz J�gerst�tter, la signora Franziska, a tutt'oggi residente a Ostermiething, in Austria, ha voluto mandare un messaggio ai partecipanti alla preghiera, auspicando che l'esempio di suo marito possa essere di sostegno a quanti vivono la loro fede tra grandi difficolt�.
La vicenda di Franz J�gerst�tter e per multi versi impressionante. Nel pieno della guerra e del clima di isterica propaganda bellica creato dalle autorit� naziste, questo giovane padre di tre figli, vissuto in un piccolo villaggio austriaco distante soli dieci chilometri dal villaggio natale di Hitler, ebbe molto chiara nella sua coscienza l'impossibilit� per un cristiano, di essere soldato in un esercito comandato da un potere iniquo e anticristiano.
Tale chiarezza era per lui semplicemente un dono, una grazia, da accogliere con umilt� e riconoscenza. Affermava infatti: �Se Dio non mi avesse dato la grazia e la forza di morire se necessario per difendere la mia fede, forse farei semplicemente ci� che fa la maggior parte della gente�. Si chiedeva poi con grande chiarezza: �Si pu� essere allo stesso tempo soldato di Cristo e soldato per il nazionalsocialismo, si pu� combattere per la vittoria di Cristo e della sua Chiesa e contemporaneamente combattere perch� vinca il nazionalsocialismo?». Le sue lettere scritte in carcere, dopo la sentenza di morte, sono di una serenit� che non pu� che stupire, considerate le condizioni nelle quali affrontava tale prova e le preoccupazioni evidenti che doveva serbare per la sua famiglia. Ma soprattutto colpisce la chiarezza con la quale J�gerst�tter considerava il dilemma morale nel quale egli si trovava, e di fronte al quale non era disposto a compromessi di alcun genere: �Per quale motivo preghiamo Dio e i sette don dello Spirito Santo, se dobbiamo comunque prestare in ogni caso cieca obbedienza? A che pro Dio ha fornito agli uomini un intelletto ed una libera volont� se non ci e neppure concesso, come alcuni dicono, di giudicare se questa guerra che la Germania sta conducendo sia giusta o ingiusta?�.
Tali considerazioni sono contenute in una lettera scritta da Franz J�gerst�tter
Poco prima della sua esecuzione; l'originale di questo prezioso documento e stato solennemente consegnato dal Cardinale Sch�nborn a don Angelo Romano, Rettore della Basilica di san Bartolomeo, per essere esposto nella cappella dedicata ai testimoni della fede vissuti sotto it regime nazista. In processione, la lettera a stata posta su un altare tra altri due scritti gi� presenti, di due cristiani oppositori del nazismo morti nei lager. Paul Schneider, pastore evangelico ucciso a Buchenwald, e Heinrich Ruster, laico cattolico ucciso a Sachsenhausen. Tre lettere manoscritte, tre storie diverse unite dalla fedelt� alla fede cristiana, vissuta in un momento tragico della storia europea.
Il prof. Andrea Riccardi, salutando i numerosi presenti a nome della Comunit� di Sant'Egidio, ha inserito la storia ed il pensiero di Franz J�gerst�tter all'interno della grande vicenda dei testimoni della fede del Ventesimo secolo, discepoli di un Vangelo della vita in situazioni nelle quali in modi diversi venivano proclamate ideologie e scelte di morte.
II prof. Riccardi ha sottolineato come i testimoni della fede ci parlino di un Vangelo vissuto con coraggio di fronte alle difficolt� e alle persecuzioni, ma anche siano una testimonianza di quella gioia che scaturisce dalla vita di chi risponde al male con il bene; e gioiosa, pur nella memoria di tanta sofferenza, e la Basilica di sari Bartolomeo, affidata alla Comunit� di sant'Egidio, custode del corpo dell'apostolo ma anche di sant'Adalberto, evangelizzatore delta Polonia, anche lui morto martire.
Marco Impagliazzo
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