Comunità di S.Egidio


 

Europa

14/12/2005


Pena di morte, un orrore ancora troppo normale

 

La pena di morte � immorale, inutile, disumana, inefficace. Umilia chi la subisce e chi la infligge. Aggiunge morte a una morte gi� avvenuta. Congela nell�odio e nell�attesa le famiglie delle vittime e impedisce di guarire dal dolore. Legittima, al pi� alto livello, quello dello stato e della societ� civile, una cultura di morte. Si sostituisce alla vendetta privata con un intervento a freddo, contro chi � gi� detenuto. Aggiunge una scientificit� al morire che non ha paragoni con la violenza privata, con la rabbia degli omicidi pi� efferati. Si accompagna, necessariamente, alla tortura. E� tortura la dis-umanizzazione dei bracci della morte che precede l�esecuzione vera e propria. E� tortura mentale, � uccidere e morire mille volte restando vivi, mentre si aspetta, un giorno, un anno, dieci, venti. E� una societ� che cerca scorciatoie militari, moltiplica carceri, per problemi sociali complessi. Toglie la vita, che non pu� restituire, si sostituisce a Dio, � il Leviatano. Inghiotte il meglio della democrazia.

Si capisce meglio quando a essere messo a morte � uno come Stanley Tookie Williams: nero, capofila di tanti neri e delle minoranze sociali che riempiono i bracci della morte e non solo negli Stati Uniti. E quando a rifiutare la grazia � un ricco governatore famoso, invidiato, che ha recitato per anni il ruolo della giustizia-fai-da-te, come Schwarzenegger.

Ancora California. Era accaduto anche nel 1960 che il mondo si era fatto attorno a San Quentin e a Caryl Chessman, �giocatore di scacchi�, che si era difeso da solo e aveva perso. Lui moriva nella camera a gas, con una pillola di cianuro gettata oltre una feritoia. Rester� impressa oggi la fotografia della gurney, della lettiga che sembra una croce, dove Williams e tanti vengono legati con cinte di cuoio e poi ricevono tre veleni nel corpo davanti a testimoni, in America. La camera a gas sembrava troppo �crudele�. E� stata inventata, dal 1982, �l�iniezione letale�. Il corpo non si muove, � paralizzato, chi guarda pensa non ci sia dolore. Si paralizzano i muscoli, la faccia diventa serena, ma la mente ancora pu� sentire il corpo esplodere dentro. Nemmeno il diritto di urlare. Tutto sembra pulito. E�un orrore. Anche se pezzi importanti del mondo ancora non la pensano cos�.

Migliaia vengono giustiziati in altre parti del mondo, Cina, Singapore, Egitto, Iran, Giappone, Pakistan, paesi arabi. La pena di morte rischia di essere un altro pezzo degli orrori che punteggiano il nuovo Irak. L�Africa, va in controtendenza: quattordici paesi abolizionisti di fatto hanno cominciato un percorso, promosso da Sant�Egidio e accompagnato dalla Toscana, verso un�abolizione per legge. Amnesty International e molti altri lavorano alla ratifica, sul tema, del Secondo protocollo ONU. Si pu� arrivare all�Assemblea Generale dell�ONU 2006 con una risoluzione che sarebbe di grande imbarazzo per i grandi �mantenitori�, divisi su tutto ma non sulla pena di morte. L�opinione pubblica mondiale si muove. Taiwan e Corea del Sud aprono brecce in Asia. La pena di morte di morte � un pezzo del passato come la tortura e la schiavit�. Lo sar� anche negli USA che in questo momento dibattono al Congresso restringimenti dell�habeas corpus e hanno gi� 122 innocenti condannati a morte liberati dopo anni perch� innocenti. Una moratoria, almeno nelle democrazie occidentali, sarebbe una via d�uscita per tutti. Fermiamo un sistema che non sa risparmiare nemmeno la vita di un candidato Nobel per la pace.

Mario Marazziti