Comunità di S.Egidio


 

14/12/2005


Echi nuovi di un tema antico

 

Il mondo contemporaneo rischia di abituarsi alla violenza: alle guerre, al terrorismo, ad armi sempre pi� temibili. Ma la Chiesa non si rassegna. Questo il forte messaggio di speranza che Benedetto XVI ha affidato al suo appello per la Giornata mondiale della pace. � il primo del suo pontificato. In nuce lo si ritrova fin dal nome che egli ha scelto e che "sta ad indicare il mio convinto impegno - dice - in favore della pace". Egli pensa a San Benedetto e a Benedetto XV. Quest'ultimo, mentre infuriava la guerra nel 1917, non rinunci� a chiedere la fine dell'"inutile strage". Neppure Benedetto XVI lascia ora che ci si assuefaccia alla logica della guerra.

Perch� la Chiesa non accetta che ogni generazione paghi il proprio tributo di sangue? E non � questo un utopismo che poco tiene conto della storia? Il Papa, con la Gaudium et spes, afferma: c'� una verit� della pace, una verit� intrinseca e invincibile che � il contenuto autentico della pace. Noi crediamo che la pace abbia il nome e il volto di Ges�: "egli infatti � la nostra pace�" (Ef 2,14). E aggiunge: "� lui a svelare la piena verit� dell'uomo e della storia". Animati da questa fede, si comprende come la pace sia un anelito profondo di ogni uomo. Per questo la preghiera per la pace � la prima opera dei cristiani al fine di essere liberati tutti dal demone della guerra. Quando ci si apre alla fede, si diventa testimoni di pace nel senso profondo che questa parola ha nel vocabolario biblico. Diceva San Serafino di Sarov: "Acquista la spirito di pace e migliaia attorno a te si salveranno".

Cos�, anche nei momenti pi� bellicosi, il cristiano scorge i legami che uniscono oltre le differenze e i conflitti: "Tutti gli uomini appartengono ad un'unica e medesima famiglia. L'esaltazione esasperata delle proprie differenze contrasta con questa ve rit� di fondo", avverte Benedetto XVI, che coglie l'occasione di questo suo primo messaggio per ribadire che la Santa Sede continuer� ad operare per la pace, con attenzione per la comunit� internazionale e le sue organizzazioni, tra cui l'Onu (verso cui manifesta fiducia e per la quale chiede un vero rinnovamento). Anzi egli domanda pi� coraggio, un coraggio pi� creativo, alla comunit� internazionale per affermare il diritto alla pace di ogni uomo e di ogni popolo.

La via della pace non � "un ingenuo ottimismo". � un lavoro faticoso di chi mette insieme soggetti diversi con la grammatica del dialogo. Questo difficile lavoro si deve fondare su una roccia che non si sgretola, perch� la pace � minacciata. La minacciano tante guerre. La minacciano i fanatismi religiosi. Il fondamentalismo religioso (che sfigura il volto buono di Dio) e il nichilismo (che lo nega), pur essendo fenomeni tanto diversi, partono - nota il Papa - da un comune disprezzo di Dio e dell'uomo. Diventano cos� di rilievo le parole sul terrorismo di cui sottolinea le cause non solo politiche e sociali, ma culturali e ideologiche. C'� poi il fantasma della minaccia atomica pi� forte e diramata di ieri. Ma il Papa non si rassegna a un mondo condannato al terrore atomico: "in una guerra nucleare non vi sarebbero� dei vincitori, ma solo dei vinti". E invita chi possiede o sta per avere le armi atomiche (occultamente o palesemente) a scegliere per il progressivo disarmo. Cos� si potr� anche investire sullo sviluppo, a cui hanno diritto i poveri della Terra.

Ricevendo questo messaggio si ha la sensazione consolante che l'umanit� trovi in Benedetto XVI un fermo difensore della pace, perch� ancorato alla fede. Anzi il Papa chiama i cattolici a un forte impegno: essere "testimoni convincenti del Dio che � inseparabilmente ve rit� e amore, mettendosi al servizio della pace, in un'ampia collaborazione ecumenica e con le altre religioni, come pure con gli uomini di buona volont�". Cos� la fede, la preghiera e l'amore dei credenti saranno sempre pi� una robusta risorsa in un mondo che rischia di perdere la speranza di una larga e profonda pace.

Andrea Riccardi