I cristiani continuano a morire per la fede e la carit�. Secondo il Dossier Fides ben 26 sono caduti nel 2005. E� una cifra difettosa, perch� � difficile conoscere tutte le pieghe del vissuto cristiano. Ci sono "martiri" che, forse, resteranno ignoti. Fonti caldee mi hanno parlato, in tempi recenti, dell�assassinio di una laica cristiana in Iraq per motivi religiosi, che non trovo in questo elenco. I nomi dei caduti di questo rapporto sono legati all�attivit� pastorale della Chiesa. E sono gi� tanti. Il martirio accompagna la Chiesa in questo nuovo secolo. Giovanni Paolo II lo aveva detto: la Chiesa torna ad essere Chiesa di martiri.
Si pu� tracciare una geografia del martirio nel 2005, che fa riflettere sui dolori della comunit� ecclesiale e civile del mondo. L�America Latina ha avuto 12 caduti, di cui cinque in Colombia. L� la Chiesa condivide in profondit� la situazione di un paese senza pace da decenni. Padre Sanchez, di soli 32 anni, � stato ucciso davanti ai suoi alunni perch� impegnato a tenerli lontano dalla violenza terroristica. La sua figura ricorda Padre Puglisi, che ha liberato tanti giovani dal culto mafioso della violenza. Testimoniare il valore della pace � un grande capitolo dell�impegno dei cristiani per un mondo liberato dalla violenza e dalla guerra.
L�Africa ha avuto otto martiri. Non � facile vivere in un continente segnato da grandi povert�, dalla guerra, dalla malattia, da una diffusa violenza. Ma un gesuita belga di 72 anni, padre de Haes, era in Congo dal 1959 partecipe di tutte le vicende dolorose del paese finch�, nel maggio scorso, non � stato assassinato. Il congolese padre Djikulu si era recato in missione di pace presso un temuto capo ribelle, per chiedergli di smetterla con il terrore. Il suo corpo e quello del suo collaboratore, Simon Kayimbi, sono stati mutilati e bruciati. In Kenya, � stato ucciso il vescovo Locatelli (di origine piemontese), 77 anni, nel paese da 40.
La vita e la lotta della Chiesa in Africa rappresentano u na grande risorsa di fede e di pace per questo continente il cui futuro � ancora buio. Ma si muore anche in Europa: in Belgio, padre De Leener, noto per l�ospitalit� agli immigrati, � stato ucciso da uno di essi. Ben sette caduti sono morti in missione, lontano dal loro paese di origine.
Il Novecento ha conosciuto tanti missionari uccisi. Il loro sangue, spesso sparso con quello dei cristiani del luogo, costituisce ancora un ponte tra mondi diversi, che l�attuale logica di scontro sembra allontanare tra di loro. I missionari si sono fatti vicini a chi normalmente, nel loro paese, � considerato, se non nemico, quantomeno estraneo. Con la loro vita e la loro morte dicono che quei paesi sono irrinunciabili per la Chiesa. E� una visione del mondo che non corrisponde alle scelte politiche ed economiche del presente.
La geografia del martirio mostra una fede e un amore forti, anche se vissuti da gente fragile. Nemmeno la morte pu� spegnerli. Su questo, noi cristiani dovremmo soffermarci: essere cristiani � qualcosa di tremendamente serio. Si � chiesto Benedetto XVI: "Come non dire poi che dappertutto, anche l� dove non v�� persecuzione, vivere con coerenza il Vangelo comporta un alto prezzo da pagare?". S�, infatti il Vangelo comporta il prezzo "dolce" di amare con un amore pi� grande gli uomini di ogni terra, di vivere la fede come cuore dell�esistenza. Questo emerge dal testamento dei 26 nuovi martiri del 2005. Per coglierlo bisogna accettare lo "scandalo" di vite spese per l�unico necessario, tanto pi� umili e quindi pi� grandi di quelle di noi cristiani medi.
Andrea Riccardi
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