Cantano come tanti piccoli rapper, i bimbi della marcia della pace organizzata ieri pomeriggio dalla Comunit� di Sant'Egidio. Cantano alla maniera di Jovanotti, "la pace ci piace, tanto, tanto, tanto, tanto", mentre vanno in corteo dalla basilica della Nunziata alla cattedrale di San Lorenzo, nel pieno di un pomeriggio, il primo dei 2006, freddissimo, che loro affrontano con berretti, sciarpe, giacche a vento, madri al seguito che li rimboccano al momento giusto. Loro lasciano fare, senza proteste, perch� si divertono e, intanto, confortano gli adulti che li osservano. In mano reggono palloncini colorati. Sono la speranza del mondo e della pace, i bambini, ma anche i primi a subire l'angoscia e le brutture della guerra, dir� pi� tardi in cattedrale il cardinale Tarcisio Bertone. In testa, il grande striscione auspica "Pace in tutte le terre", � illustrato da colombe e sorretto da adulti, neri e bianchi. Perch� il colore della pelle, le etnie, le fedi religiose non possono dividere, devono unire. In prima fila, un laico che crede nella pace, l'assessore alla cultura del Comune, Luca Borzani, vicino a lui, mescolati ai bambini, un sacerdote, due suore, fedeli di ogni et�. Il corteo � scandito da cartelli con i nomi dei paesi dove la pace � a rischio o dove i bimbi soffrono, e poi ci sono quei palloncini colorati che rallegrano e spezzano l'imbrunire di gennaio.
�La pace inizia dentro di noi e deve conquistare il suo spazio nel nostro cuore�, dice dall'altare dalla basilica della Nunziata padre Valdimir ZelinsKij, della chiesa ortodossa russa, che sta vicino al cardinal Bertone e al pastore valdese Valdo Benecchi.
Proprio lui sottolinea: �C'� un paradosso per cui siamo molto informati ma poca � la verit�. La marcia del popolo della pace � anche l'occasione per rivedere affiancati gli esponenti di religioni diverse che, in questo obiettivo, si ritrovano. I bambini camminano e cantano, il freddo non demorde, come loro che attraversano via Cairoli e via Garibaldi, quasi deserte non fosse per i musei con lo splendore di palazzo Rosso appena restaurato. In piazza De Ferrari qualcuno si stacca per una breve sosta di ristoro nell'unico bar aperto: madri e figli che ingollano succhi di frutta e caff� (le mamme) e ripartono. Il cardinale li ha preceduti in cattedrale, li aspetta l�. Lungo via San Lorenzo, i piccoli rapper per un attimo si fanno incuriosire dalla buffa signora con gli abiti strani che sorride e non si capisce bene chi sia. �La pace ci piace tanto, tanto, tanto, tanto tanto�, continuano, e il mimo travestito da Regina della Neve, che chiede una monetino per un biglietto che tiene nel cesto alla base del suo piedistallo, segue il ritmo muovendo la testa.
Dentro la cattedrale i fedeli sono gi� ai loro posti, qualcuno � arrivato alle tre e mezzo, due ore di anticipo. Il cardinale � nella sacrestia, con il segretario, don Stefano, e gli altri giovani sacerdoti. Si avvia sulla porta, nel sagrato aspettano i piccoli del corteo. Ma qualcuno � anche in chiesa, come una bimba, piccolina piccolina con il basco blu con il pompon rosso, che vede avvicinarsi il cardinale, lo saluta con un sorriso irresistibile, allegro, e un "ciao� squillante. Bertone si avvicina l'accarezza e ride, altri seguono l'esempio della bimba. Sul portone il cardinale parla dei bambini prediletti da Dio �perch� puri cuore�. E poi ragiona: �Tutti di dovrebbero essere uomini e doni di pace, come disse Ges� Cristo: "vi lascio la pace, vi do la mia pace"�. Poi si rivolge ai bambini spiega che adesso devono far salire nel cielo i palloncini perch� diventino un simbolo di pace. Qualcuno, alle sue spalle, non vorrebbe �Perch�? sono cos� belli�, poi segue gli altri, lascia andare il filo, lascia volare in cielo e sparire il suo gioco colorato. Che � diventato il simbolo di libert�, dalle guerre e dal dolore che portano. Bertone lo ricorda ancora: �Salviamo i bambini dalla guerra, non ci dimentichiamo che esistono i bambini-soldato�. I pi� giovani �sono portatori di pace, i destinatari della pace�, ma, aggiunge il cardinale, �proprio loro, spesso diventano le prime vittime della guerra. Salviamoli, dobbiamo salvarli�. A grappolo i "mini rapper" gli si sono fatti intorno, lo ascoltano si fanno accarezzare, gli tirano la veste.
Un cartello portato via dal corteo ammonisce: �Guerra, un'avventura senza ritorno�. Loro, sia pure piccoli, lo hanno capito, hanno visto altri bimbi con gli occhi smarriti, perch� feriti, menomati. E allora, anche a Genova si sono messi a cantare la pace.
|