Comunità di S.Egidio


 

04/01/2006

Gebran Tueni, quella colomba che gridava nel Libano dove i coltelli cancellano le parole
Ricordato ieri in Campidoglio il giornalista ucciso a dicembre perch� invocava l'unit� oltre le divisioni delle fedi religiose

 

Dice un poeta eritreo: �Quando si rompono le penne, non restano che i coltelli�. Sta succedendo in Libano, dopo che � stata spezzata la penna di Gebran Tueni, il giornalista di An-Nahar, ucciso a Beirut il 12 dicembre scorso. � Andrea Riccardi, fondatore di "Sant'Egidio" a prendere a prestito il verso per ricordare il giornalista e per riportare l'attenzione sul Paese dei Cedri: �Gebran Tueni - dice Riccardi - ha resistito, consapevole che la forza del suo Paese non fosse militare, ma quella fatta di cultura e di libert�, e prima di tutto libert� di stampa. Colpirlo � stato un modo per intimidire tutto il Libano�. � Gebran Tueni che nella piazza di Beirut, ora piazza della Libert�, davanti al milione di libanesi della "Rivoluzione dei Cedri" chiam� tutti all'unit� senza distinzione di fede religiosa. Fu in seguito a quella primavera, conseguenza dell'omicidio di Rafik Hariri, che il giornalista e parlamentare decise di passare alla vita politica. Si present� alle elezioni parlamentari e vinse il seggio greco-ortodosso della circoscrizione di Beirut. Il Libano, �piccione ferito�, � per tutti un messaggio di possibilit� di dialogo, ma - dice Riccardi - �l'interesse per questo Paese anche in Italia � venuto meno, dopo il grande interesse culminato nel 1982 con l'invio dei nostri soldati. Eppure - aggiunge - � impossibile pensare di far crescere la democrazia nel mondo arabo senza il Libano�.

Roma ha ricordato in Campidoglio - presente il sindaco Walter Veltroni - il giornalista e ha raccolto la testimonianza del padre, Ghassan Tueni, e della figlia, Nayala. Era presente anche il ministro della Cultura libanese, Tarek Mitri. La figlia che ha ereditato il mestiere del padre ricorda quanto avesse fede, e nella stessa misura, in Dio, nel Libano e nel suo lavoro che era diventato una missione pagata poi cos� cara. Il vecchio Ghassam � invece ritornato alla politica dopo la morte del figlio, ed � stato eletto in quel seggio lasciato vuoto. Normalmente � il figlio che prende il testimone: �� un fatto eccezionale che commuove, che questo passaggio sia avvenuto al contrario�, sottolinea, il direttore de La Stampa Giulio Anselmi che ricorda i fatti. �Gebran Tueni - spiega - era in Libano la voce pi� forte dell'opposizione alla presenza siriana. Parl� di "disagio", una parola forse debole in Italia, ma che invece in Libano gli � costata la vita�. Ai funerali del figlio, l'anziano Ghassan prese la parola e disse: �In questa occasione non invito alla vendetta e all'odio, ma, insieme a mio figlio, voglio che anche l'odio sia seppellito per sempre. Faccio appello a tutti i libanesi, musulmani e cristiani, ad unirsi al servizio di un grande Libano e della causa araba�. Sant'Egidio, ricordando Tueni, rilancia questo appello.

Giovanni Ruggiero