Comunità di S.Egidio


 

27/01/2006

L'Enciclica di Benedetto XVI �Deus caritas est�
Svegliare l'aurora di un giorno d'amore

 

Il linguaggio contemporaneo ha logorato e svuotato tante parole. Tra di esse proprio l'�amore�. Oggi spesso questa parola suona approssimativa o retorica, specie in una societ� tanto psicologizzata. Ieri, di fronte alle ideologie politiche o al marxismo, appariva una parola ingenua, se non complice. E, forse, oggi innanzi all'economicismo imperante, sembra inutile. Che cos'� veramente l'amore? Correntemente si preferiscono altre espressioni pi� realiste e specifiche. Tuttavia la perdita dell'�amore�, nel vocabolario dell'esperienza umana, rappresenta un grave impoverimento.

Benedetto XVI ha scelto l'ingenuit� (sapiente) dell'amore come tema della sua prima Enciclica. Parla dell'amore cristiano, dell'agape, ma anche dell'amore umano, dell'eros, dei tentativi, pur fragili, dell'uomo contemporaneo di amare. La fede biblica non crea un mondo a parte dell'esperienza quotidiana di amore degli uomini e delle donne del nostro tempo; �ma accetta � dice il Papa � tutto l'uomo intervenendo nella sua ricerca di amore per purificarla, dischiudendogli al contempo nuove dimensioni�. Un mondo inconsapevole del valore dell'amore scivola facilmente nella disumanit�. Ma i cristiani parlano dell'amore perch� ad essi � stato rivelato: �Amore di Dio e amore del prossimo si fondono insieme: nel pi� piccolo incontriamo Ges� stesso e in Ges� incontriamo Dio� � scrive Papa Ratzinger �. Ai credenti l'amore � stato donato in Ges�.

La lettura di questo testo di Benedetto XVI comunica grande speranza. Non ci si illude con l'utopia di un possibile paradiso in terra. Non ci si imbatte in un precetto morale che la gente pu� considerare difficile da vivere. Non ci si perde in un sentimentalismo che pu� aprire la via a temute delusioni. Si afferma con forza che l'amore � possibile: �l'amore � possibile, e non siamo in grado di praticarlo, perch� creati ad immagine di Dio�. Questa � la grande speranza! L'amore � possibile per tutti, anche per quelli che se ne ritengono incapaci. Anzi � la missione dei cristiani. Cos� il Papa riassume lo scopo dell'Enciclica: �vivere l'amore e in questo modo far entrare la luce di Dio nel mondo�.

Le parole di questa Enciclica sostengono i cristiani che vivono esperienze impegnative di servizio nella carit�; confortano quelli che si sono rassegnati a una vita senza amore; ricordano che nessuno pu� essere dispensato dall'amore; aiutano la Chiesa ad immergere la sua vita, le sue scelte, i suoi comportamenti quotidiani nell'amore. Qualcuno si sarebbe potuto aspettare dal nuovo Papa un piano d'azione o di governo. Qualche tempo fa, anche nella Chiesa, c'era il culto dei programmi. Ma Papa Ratzinger condivide quanto Giovanni Paolo II (da lui definito con l'espressione �mio grande predecessore�) ebbe a scrivere di fronte al nuovo millennio: �Non si tratta di inventare un nuovo programma. Il programma gi� c'�; � quello raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione. Esso si incentra in ultima analisi in Cristo stesso...�. La prospettiva della Deus caritas est non � un piano generale d'azione, ma un invito a che ciascuno viva la fede nell'amore: �Il programma del cristiano � il programma del Buon Samaritano, il programma di Ges� � � un �cuore che vede��.

L'Enciclica coglie il grande bisogno dell'uomo contemporaneo, che � alla radice della sua rassegnazione o dei suoi impazzimenti: la mancanza di amore (in esistenze che non sanno di essere amate da Dio o che si sentono incapaci di amare). Benedetto XVI, con questa Enciclica, vuole risvegliare all'amore: �suscitare nel mondo un rinnovato dinamismo di impegno nella risposta all'amore divino�. � un testo che vuole svegliare l'aurora di un giorno d'amore nella Chiesa e nel mondo. Infatti testimonia come Dio ci ami. Ma tutto questo � troppo semplice in un mondo complesso e problematico, in una Chiesa tanto grande e articolata? Questa � la semplicit� del Vangelo.

Amare non � impossibile; ma non � cos� facile e spontaneo. C'� bisogno di Dio per amare. Immergersi nell'amore di Dio rende capaci di amare i fratelli. � una consapevolezza che attraversa tutta l'Enciclica. Nei decenni trascorsi, talvolta, l'impegno per gli altri, pur generoso, ha perso il rapporto vitale con la fede, magari per essere pi� concreto, meno evasivo, migliore. � stata una tragica presunzione, perch� spesso questo amore si � spento o svuotato. � la storia di singoli cristiani, ma anche di istituzioni. L'amore si � raffreddato nell'ideologia; oppure si � smarrito nei meandri della burocrazia o in professionalizzazioni.

Al contrario la solidariet� quotidiana ha bisogno della preghiera: lo dice l'esperienza di tanti umili cristiani che, da anni, sono accanto ai poveri. La fede e la preghiera salvano, rigenerano l'amore, lo rendono fedele. Questa consapevolezza torna pi� volte nel testo e, alla fine, trova un'espressione semplice e bella: �chi va verso Dio non si allontana dagli uomini, ma si rende invece ad essi veramente vicino�. Non ci sono due mondi, quello dell'azione e della solidariet� da una parte e, dall'altra, quello della preghiera e della spiritualit�. Ma l'uno vive dell'altro. L'uno rinvia all'altro. L'amore per i fratelli si nutre della preghiera.

Il Papa conferma, con queste parole, i suoi fratelli, specie chi � a contatto con situazioni difficili, tentato talvolta di considerare superflua la vita di fede o di farsi prendere da urgenze schiaccianti: �la piet� - egli afferma - non indebolisce la lotta contro la povert�...�. Anzi la fede ci educa ad amare al di l� dei limiti che la storia, la cultura, la politica, il carattere impongono nel rapporto con gli altri: �imparo - dice il Papa - a guardare quest'altra persona non pi� soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Ges� Cristo�. Ogni credente pu� amare meglio e di pi�. Questa consapevolezza ci d� una forte speranza: non abbiamo gi� dato tutto nella nostra vita, possiamo amare di pi� e meglio in ogni situazione, possiamo superare i nostri limiti. Anche la Chiesa si pu� rinnovare nell'amore. Gli uomini, soprattutto i poveri di questo mondo, possono trovare pi� amore.

L'amore, quello che si apprende nella �prospettiva di Ges� Cristo�, � una dinamica, che pu� sorprendere noi stessi e gli altri. Mai la carit� non sar� necessaria o superflua. La storia mostra come ci sia sempre stato un �genio� della carit� nella Chiesa, nei santi e nei cristiani, capace di scoprire i bisogni e le domande degli uomini che nessuna giustizia o nessuna struttura pu� esaurire: tutti (poveri, meno poveri, ricchi, forti, deboli...) abbiamo bisogno di amore.

Il Papa tratta della carit� in tutte le sue dimensioni. E un testo che aiuter� i singoli e le comunit� ad interrogarsi sull'amore, quasi introducendo un esame di coscienza. I L'Enciclica � anche una sintesi esistenziale che non pu� essere demandata agli altri o alle istituzioni o agli specialisti. Ogni cristiano, secondo la sua situazione, dev'essere specialista della carit�. La carit� � una dimensione ineliminabile e non totalmente delegabile nella vita del cristiano: �ad un mondo migliore si contribuisce soltanto facendo il bene adesso e in prima persona, con passione...� - afferma Benedetto XVI -. Certo la Chiesa, con le sue istituzioni o con quelle opere sorte da un carisma di amore, offre il suo irrinunciabile servizio comunitario ai pi� bisognosi. Ma, pure in questo quadro, l'impegno solidale non pu� essere compreso solo in una logica professionale. C'� una qualificazione specifica e personale che caratterizza i cristiani nella solidariet�: l'umanit� e I'�attenzione del cuore�. Anche l'impegno Istituzionale di solidariet� ha bisogno di �un cuore che vede�.

Verrebbe da chiedersi per essere concreti, come nel Vangelo: chi � il mio prossimo? Oggi siamo raggiunti da tante immagini di dolore (che vengono anche da paesi lontani), mentre incontriamo nella nostra vita quotidiana persone bisognose. Spesso si resta disorientati e, magari, di fronte a tante domande si finisce per chiudersi In se stessi. La gente si chiede rinunciataria: che posso fare? L'amore non � mai impossibile. C'� il prossimo vicino. Ma una particolarit� della nostra situazione rispetto alle generazioni precedenti - dice il Papa - � conoscere in modo pi� immediato le necessit� degli uomini lontani geograficamente. C'� quindi bisogno di pi� amore e di un amore

che sappia proiettarsi lontano. La Deus caritas est invita ciascuno a vivere la propri vita come una storia d'amore in modo coi crete. Certo non � possibile caricarsi sulle spalle il mondo intero. Ma per questo no bisogna rinunciare all'amore verso chi � vicino o � lontano.

Tra l'altro il Papa fa risuonare l'espressione di quella coscienza che fu viva tra le prime generazioni cristiane e che noi abbiamo troppo archiviato: �In questa famigli non deve esserci nessun membro che soffi per mancanza del necessario�. C'� un sensibilit� �familiare� da riscoprire verso bisogni dei cristiani. Non si pu� lasciare u fratello nell'estremo bisogno. E il modo coi crete di essere gli uni membra degli alti spesso smarrito in una logica istituzionale

nel localismo. Ma la carit� non � solo solidariet� tra i cristiani, fosse pure su scala mondiale; travalica le frontiere della Chiesa verso a ogni uomo, specie se povero.

Questa Enciclica � un testo che interrogher� la coscienza dei singoli cristiani e delle comunit�. Dobbiamo avere il coraggio di fermarci su di essa, evitando quel consumismo spirituale, che ci fa passare da un testo all'altro, da un messaggio all'altro, per poi assimilare poco o niente in profondit� e non farci misurare da nessuna parola. Recepire con il cuore queste parole pu� liberare energie d'amore nella nostra vita e in quella della Chiesa. Quello del Papa � un appello alla libert� di ciascuno perch� viviamo nell'amore. Benedetto XVI ci rivolge questo appello in nome di Ges�, ma anche in nome di tutti quelli che soffrono e che sono poveri.

Vivere la carit� tocca in profondit� la qualit� della vita della Chiesa. Viverla rende la Chiesa pi� bella, pi� attrattiva, capace di comunicare la luce di Dio. La carit� non � un aspetto specialistico della vita della Chiesa: �la Chiesa - afferma il Papa - non pu� mai essere dispensata dall'esercizio della carit� come attivit� organizzata di credenti e, d'altra parte, non ci sar� mai una situazione nella quale non occorra la carit� di ciascun singolo cristiano, perch� l'uomo, al di l� della giustizia, avr� sempre bisogno dell'amore�,

La carit� rappresenta lo splendore della vita cristiana e ecclesiale: fa risplendere il Signore nella Chiesa. In questa prospettiva evangelizza, non nel senso che l'azione solidale della Chiesa sia strumentale. Il cristiano - dice il Papa - sa quando parlare di Dio, quando tacere di Lui e lasciar parlare l'amare. Ma la vita della carit� esprime in modo reale e misterioso la vicinanza del Signore, anzi la comunica. il vissuto di amore di tanti cristiani, la loro carit�, � il reale - anche se talvolta nascosto - contributo della Chiesa a realizzare in questo mondo difficile �un vero umanesimo�, per usare le parole del Papa. Le parole della Deus caritas est sono allora un invito pressante ad allargare il nostro cuore, a avere �un cuore che vede�. Siamo infatti convinti che, se il nostro cuore si aprir� al Vangelo di Ges�, il nostro mondo si aprir� di pi� all'amore.

Andrea Riccardi