La storia della Shoah � come un grande mosaico, in cui ogni tessera � espressione di sofferenza, dolore e disperazione. Contro ogni regola, tale mosaico non � n� limitato n� circoscritto perch� necessita sempre di nuove tessere e di nuovi contributi. In primo luogo ha bisogno di racconti di esperienze vissute, di inedite testimonianze dei sopravvissuti a quei tragici eventi.
E ci� che avviene con la pubblicazione in Argentina di un volume a cura di Andrea Elba Poretti dal titolo Memoria, voces de sabiduria y esperanza. Historia de los sobrevivientes de la Sho� en Argentina, per i tipi delle edizioni Paulinas di Buenos Aires, con il contributo dell'Universit� Cattolica Argentina. La pubblicazione raccoglie le testimonianze di dicci ebrei superstiti alla persecuzione nazista, che trovarono poi ospitalit� in Argentina. Qui vive la comunit� ebraica pi� numerosa dell'America Latina - circa 200.000 persone -, presente in tutte le sue correnti ortodosse, riformatrici e liberali.
L'Argentina, un Paese che nel dopoguerra si presentava ricco di opportunit�, ha rappresentato infatti l'approdo di sopravvissuti alla persecuzione nazista provenienti da diversi Paesi europei, come si pu� notare dalla composizione dell'attuale comunit� ebraica. Le testimonianze riportate nel libro parlano proprio di questa comunit�, una delle pi� originali e multiformi della diaspora, a causa della variet� della composizione: ebrei polacchi, ungheresi, cechi, bielorussi, rumeni ripercorrono le drammatiche circostanze che li hanno spinti a raggiungere il lontano paese sudamericano, alla ricerca di una nuova vita.
Si tratta di storie tratte in parte da una serie di incontri ed interviste realizzate da giovani della Comunit� di Sant'Egidio di Buenos Aires, sotto la direzione della curatrice Andrea E. Poretti. Il libro � anche arricchito dai risultati di un seminario di studi, sullo stesso tema, dei sopravvissuti alla Shoah, realizzato nel 2002 nell'Universit� Cattolica Argentina, in collaborazione con la Fondazione Memoria dell'Olocausto di Buenos Aires.
La metodologia scelta dalla curatrice non � stata solo quella di trascrivere le interviste sul periodo della deportazione, ma anche di ricostruire le diverse fasi della vita di ogni testimone e di collocarle storicamente: dall'infanzia (spesso spensierata e tranquilla) al tempo della prigionia, della guerra e della fuga fino all'arrivo alla nuova �terra promessa�. Si tratta di un'impostazione che aiuta il lettore a coinvolgersi esistenzialmente nelle testimonianze dei protagonisti, mentre lo stile semplice ed asciutto del testo d� conto con efficacia della complessit� e drammaticit� delle storie narrate.
Scorrendo le pagine del volume si resta colpiti dall'intensit� dei racconti, dalla ricchezza delle esperienze di vita e dalla forza della speranza che ha guidato l'esistenza dei sopravvissuti. Si viene a contatto con l'ansia di vivere di Miriam, nata in Belgio dopo che il padre fu costretto a emigrare dalla Polonia, deportata in un campo di concentramento in Francia dopo l'invasione del neutrale Belgio da parte delle truppe naziste.
Si resta toccati dalla brutalit� e dalla disumanit� dei trattamenti subiti da Hela, donna di origini cecoslovacche deportata nel campo di sterminio di Auschwitz, come anche dalla forza di volont� di ricostruire una vita dopo il baratro della deportazione, come si legge nel racconto di Juan, un ebreo polacco della regione di Cracovia. Sono soltanto alcuni nomi di quel pi� grande mosaico di uomini, donne, bambini e anziani che a milioni hanno subito sofferenze, privazioni, umiliazioni, dolore soltanto per il fatto di essere ebrei.
Le storie narrate presentano la caratteristica di essere amare, seppure non segnate dal risentimento. Le interviste rivelano episodi davvero inimmaginabili, in cui si misurano le conseguenze spaventose dell'odio verso un popolo. Ma nel libro curato da Poretti si viene a contatto anche con quella speranza che ha permesso a tanti sopravvissuti da quell'abisso del male di continuare a vivere con dignit�.
La parola che pi� ricorre nel volume � memoria. Ne scrive la curatrice, ne parlano i sopravvissuti. II libro vuole assumere il dovere della memoria che - come ricorda Poretti nell'introduzione - �� il solo mezzo per impedire la ripetizione dei crimini del passato�, ma � anche �il debito che abbiamo verso coloro che non sono pi� tornati dalla persecuzione�. In ebraico la parola memoria � zakhor. Questa parola, cos� cara alla tradizione religiosa ebraica, � il filo che unisce i capitoli del libro di Poretti.
Un volume prezioso proprio perch� si inserisce nel solco di quelle pubblicazioni che hanno come scopo far memoria di un passato doloroso per non essere condannati a ripeterlo. Gli stessi sopravvissuti - scrive Poretti �manifestano l'urgente necessit� che la loro testimonianza sia un messaggio per le nuove generazioni�. Non a caso ci si trova di fronte a un libro scritto da giovani e rivolto ad essi. Nella parte conclusiva il volume � arricchito da due saggi di riflessione pi� generale. 11 primo � quello dello storico Nestor T. Auza, dal titolo El Holocausto y la Iglesia argentina mentre il secondo, dal titolo Una visi�n filosofica de la Sho�, � del filosofo argentino Santiago Kovadloff.
Il libro si conclude con un'intervista postuma a Emilie Schindler, moglie di Oscar, �giusto d'Israele�, che invita il lettore a riflettere sulla �banalit� del male�, ma allo stesso tempo a leggere le storie raccolte come un aiuto a comprendere la forza della vita.
Marco Impagliazzo
|