Comunità di S.Egidio


 

13/04/2006

Organizzata dalla Comunit� di Sant'Egidio nella basilica di Santa Maria Maggiore
Veglia di preghiera in ricordo di Fr�re Roger e don Santoro

 

�Chi vorr� salvare la propria vita la perder�, ma chi perder� la propria vita per me la salver� (Lc 9, 24)�: con queste parole dell'Evangelista Luca il Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, si � rivolto marted� sera, alle migliaia di fedeli radunati nella Basilica di Santa Maria Maggiore per la veglia di preghiera, organizzata dalla Comunit� di sant'Egidio, in ricordo di quanti in questi ultimi anni hanno offerto la propria vita per il Vangelo.

Alla meditazione del Porporato � seguito un momento di silenzio interrotto dal canto del �Kyrie eleison� che ha scandito i nomi e il breve racconto della vita dei tanti religiosi e laici uccisi a causa della fede in Asia, in Europa, in Africa e in America.

Sull'altare sono state portate in processione attraverso la navata centrale le croci �piantate� in ciascun Continente, accompagnate da rami di ulivo (segno di pace). Si � pregato affinch� Ges� illumini quelle croci con la luce della Sua Risurrezione. Decine e decine le candele accese a indicare la testimonianza chiara e luminosa di questi coraggiosi paladini del Vangelo. I primi nomi sono stati: Fr�re Roger, strappato alla vita il 16 agosto del 2005 mentre era circondato dai giovani e dai bambini nella chiesa a Taiz�, e don Andrea Santoro, prete romano fidei donum, ucciso il 5 febbraio del 2006 dopo aver celebrato la Santa Messa mentre pregava nella chiesa di Trabzon.

Hanno partecipato alla veglia di preghiera: don Matteo Zuppi e Marco Impagliazzo, rispettivamente assistente ecclesiastico generale e presidente della Comunit� di sant'Egidio; Monsignor Abuna Samuel, Arcivescovo della Chiesa Ortodossa d'Etiopia; Monsignor Franco Gualdrini, Vescovo Emerito di Terni-Narni-Amelia; il Vescovo John Flack, Direttore del Centro Anglicano di Roma, suor Teresa Seow, Suore Canossiane; P.S. Gabrielle-Ivette, Assistente generale Piccole Sorelle di Ges�; P. Lisbert D'Souza, Assistente Generale Compagnia di Ges�; Jonathan Boardman, Pastore Chiesa Anglicana; P. Konrad Keler, Vicario Generale Missionari Verbiti; suor Liliana dell'Incarnazione, Vicaria generale Figlie della Sapienza; Matthias Fricke Zieseniss, Pastore Chiesa Luterana; P.N. Voinea, Chiesa Ortodossa Romena; suor Donna, Assistente generale Figlie di Maria e di Giuseppe; P. Damase Masabo, Assistente generale Padre Mercenari; Abuna Jossef Hailemikael, Chiesa Ortodossa d'Etiopia; suor Therezinha Rasera, Presidente UISG; Maureen Marr, Segreteria generale Suore di Nostra Signora di Namur; Pietre Bouman, Pastore Chiesa Metodista; Maria Bonafede, moderatrice della Tavola Valdese.

Migliaia i fedeli presenti, che hanno affollato la Basilica di Santa Maria Maggiore; tanti i laici, membri della Comunit� di sant'Egidio, ma anche i religiosi e le religiose di tutte le nazioni e distribuiti su tutti i Continenti.

Questa veglia di preghiera risale agli inizi degli anni '90, quando la Comunit� d� sant'Egidio decise d� organizzare per la prima volta un momento dedicato a quanti avevano offerto la propria vita per il Vangelo. E cos�, anno dopo anno, questa veglia � diventata una vera e propria preghiera ecumenica, che coinvolge fedeli e rappresentanti religiosi delle Chiese cristiane di tutto il mondo.

�E una memoria che raccoglie la storia, la vita e la morte dei cattolici - ci ha detto don Marco Gnavi, membro della Comunit� di sant'Egidio - ma anche di tutti i fratelli e sorelle di ogni chiesa, comunit� ecclesiale e confessione che, amando Io stesso Vangelo, hanno vissuto quella Comunione dei Santi, quella testimonianza di fede che parla con voce pi� alta del fattore di divisione, come ha ricordato Giovanni Paolo II in tanti momenti del suo Magistero e come anche Benedetto XVI ha richiamato pi� volte. Durante il Giubileo, io personalmente ho collaborato come segretario della Commissione dei nuovi martiri e il prof. Andrea Riccardi ha studiato tutti i documenti, che erano stati raccolti dalla Commissione, e ha prodotto un'analisi storica, un grande affresco di questo fenomeno�.

Questa memoria come quella della celebrazione del 7 maggio 2000 - convocata da Giovanni Paolo II al Colosseo in presenza di tutte le Chiese cristiane - rinnova dolorosamente anno dopo anno coloro che vengono uccisi a causa del Vangelo.

�Muoiono disarmati - ha commentato don Marco - e questa testimonianza ci conduce direttamente nel cuore della Settimana Santa. Si tratta di una liturgia della Parola che anticipa il Venerd� Santo, ma fa intravedere anche la domenica di Risurrezione perch� spesso questi cristiani in tutta la loro umilt�, in tutti i loro limiti rappresentano dei segni visibili della Pasqua del Signore, cos� come lo sono stati anche all'interno dei campi di concentramento. Perci� ricordarli nome per nome, non significa introdurre nulla che riguardi il riconoscimento canonico del loro martirio, ma radicare nel cuore di tutti questa forza che abita anche la debolezza del loro corpo. Ogni singolo testimone della fede � morto amando il Vangelo, ha un seme di universalit� in s� anche se ha una storia, un nome, un volto, una fisionomia, una lingua, una cultura ma tutto ci� � come sorpassato e portato in avanti dalla fedelt� al Vangelo�.

Il Cardinale Martino ha iniziato la sua Omelia parlando di Simone di Cirene che, chiamato a portare la croce di Ges�, diventa un po' il modello di ogni discepolo. �Ges� capovolge - ha commentato il Porporato - la normale logica dei rapporti e degli avvenimenti umani. La capacit� di saper morire, fondata sul dono si s� non � in realt� annientamento o annichilimento ma si trasforma in potenzialit� e forza di vita. L'uomo con le sue capacit� pu� guadagnarsi il mondo (cfr Lc 9, 25), ma questo guadagno diventa addirittura assurdo, se inquadrato nella prospettiva della morte, che fa perdere ogni bene (cfr Lc 12, 16-21). Ges� invita a rischiare tutto, anche l'esistenza terrena, per conservare quella relazione profonda con Lui (cfr Le 21, 12) che � il presupposto della vita piena. Questa capacit� di seguire Ges�, rinnegando se stessi, si dimostra soprattutto nel momento della testimonianza pubblica. Infatti, Egli mette in guardia e dissuade il discepolo dal tradimento e dalla sconfessione (cfr Le 9, 26). La confessione pubblica e solenne dell'inviato � condizione per la quale anche il Figlio del-l'uomo nel giudizio finale accoglier� il discepolo fedele. Pertanto, il destino di salvezza o di rovina di ogni uomo � legato alla solidariet� o meno con il Crocifisso Risorto. Il cristiano � colui che ha deciso di seguire Cristo come unica guida, ma questa sequela lo espone al potere di quel mondo che rifiuta di ricono�scere che la luce � venuta fra le tenebre e che la luce � la divina Persona di Ges�, Dio fattosi uomo. Lo scontro fra il Regno di Dio e i dominatori di questo modo di tenebra (Ef 6, 12), nel martire emerge in tutta la sua chiarezza e in tutta la sua forza�.

Il Cardinale Martino ha, quindi, evidenziato come il cristiano sia chiamato al martirio, in quanto tutta la sua vita deve essere un morire a se stesso per vivere in e per Cristo. In fondo �l'impegno totale della vita e la testimonianza del sangue non sono scollegati� perch� �il martirio non � tanto un qualcosa che riguarda la morte ma piuttosto la vita�. E poi ha precisato: �Il martire cristiano non muore per un'idea, egli muore per e con Qualcuno, per e con Cristo, che � gi� morto e risuscitato per lui�.

Il Porporato ha concluso evidenziando come l'offerta della vita da parte dei martiri ci insegna �a scegliere il bene� sapendolo distinguere dal male in quanto vi sono comportamenti concreti che inducono un disordine morale con gravi conseguenze a livello sia sociale sia personale. Un altro insegnamento � che �non tutto � contrattabile� perch� alcuni valori non hanno prezzo come la vita, la stabilit� familiare, la giustizia e la pace. Infine �i martiri ci insegnano che essere veramente liberi significa assoggettarsi alla Verit� e dunque alla verit� di Dio, su cui poggia la verit� della persona umana, di tutta la persona umana e di ogni persona umana�.

Pier Vincenzo Rosiello