Partito 20 anni fa nella capitale della pace, Assisi, il messaggio del dialogo tra le religioni approda per la prima volta in una Washington che da anni si sente in guerra con un terrorismo che usa Dio come un' arma. Lo spirito di Assisi e' riuscito a farsi strada fino alla Casa Bianca, spingendo il presidente George W.Bush a mandare parole di incoraggiamento a cardinali, imam, rabbini e personalita' della cultura, riuniti dalla Comunita' di Sant'Egidio nella 20ma Giornata mondiale di preghiera per la pace. ''Apprezzo il vostro impegno a costruire un mondo migliore, dove la liberta' umana sia protetta'', ha scritto Bush ai leader religiosi che hanno invaso gli eleganti saloni della Georgetown University, l'ateneo piu' prestigioso di Washington, fondato dai gesuiti. ''Lavorando per la pace e la tolleranza religiosa, date un contributo a un futuro di maggiore speranza per i vostri figli e nipoti''. L'arma del dialogo, hanno ripetuto relatori arrivati da ogni parte del mondo, e' la piu' adeguata anche nell'era della guerra al terrorismo. Se Osama bin Laden manda messaggi in cui spiega che ''la nostra risposta al dialogo e' la morte'', Andrea Riccardi, il fondatore di Sant'Egidio, strappa applausi ribattendo che invece ''la nostra risposta alla morte e' il dialogo''. ''Occorreva venire negli Stati Uniti con questo evento - spiega Riccardi all'Ansa - perche' gli Usa continuano a costituire un modello di convivenza di mondi culturali e religiosi diversi. Si doveva venire da tempo, dopo l'11 settembre, perche' e' un paese sfidato dal terrorismo che deve riflettere e sta riflettendo sul tema del dialogo. In un mondo come questo, il dialogo e' indispensabile''. Ne e' convinta anche Karen Hughes, ex consigliere personale di Bush e ora sottosegretario di Stato, che compie il breve tragitto dal proprio ufficio a Foggy Bottom alla Georgetown University, per venire a spiegare che anche il governo di Washington e' convinto che occorra dialogare per sconfiggere ''un'ideologia estremista che punta al terrore''. Citando la recente strage in Egitto, la Hughes sottolinea come ''uccidere se stessi e usare quella morte per ammazzarre quanti piu' innocenti possibile, non e' un uso legittimo di alcuna religione''. Dal vertice interreligioso di Washington, culminato in una processione di pace tra gli storici edifici dell'universita', e' partito il segnale della necessita' di un ritorno alla base di ogni messaggio religioso, 'pace e amore', per potere affrontare un dialogo reale dopo l'11 settembre. Non si puo' ignorare, ha detto Shean-Yashuv Cohen, rabbino capo di Haifa, ''tutto cio' che e' stato fatto nel nome della religione''. Per questo serve un lavoro comune sui terreni dove le religioni superano le loro diversita'. ''Dobbiamo concentrarci sull'elevare l'identita' umana'', ha detto l'imam Warith Mohammed, un leader musulmano americano (suo padre fu tra i fondatori della Nazione Islam negli Usa). La storia anche recente dimostra che quando le religioni spostano il loro messaggio dall'amore al 'tribalismo', si innescano conflitti: lo ha sottolineato l'arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, citando il caso delle violenze tra cattolici e protestanti nell' Irlanda del Nord. ''Il sogno di Giovanni Paolo II - ha detto l'arcivescovo di Washington, cardinale Theodore McCarrick - era che pregassimo insieme. Piu' stiamo insieme, piu' saremo capaci di farci sentire. Papa Benedetto XVI con la sua enciclica e' entrato in un'altra dimensione, chiamandoci in modo cosi' eloquente a trovare la chiave della pace nell'amore gli uni per gli altri''. Anche per l'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, intervenuto in uno dei dibattiti a Washington, ''l'amore e' forse lo strumento piu' essenziale che possiamo sviluppare per la politica contemporanea e futura. Qualunque iniziativa prendiamo, poi serve gente che vada di villaggio in villaggio, a educare, a curare. Non e' un problema di salari e di soldi. La missione significa amare''. Se Benedetto XVI e' stato citato da vari relatori, e' inevitabile che sia stato il ricordo di Giovanni Paolo II e della sua preghiera per la pace ad Assisi, nel 1986, a dominare i ricordi nel 20mo anniversario. Ma sbaglia, secondo Riccardi, chi pensa che l'attuale pontefice sia piu' 'tiepido' del predecessore di fronte a eventi interreligiosi come quello promosso da Sant'Egidio. ''Come abbiamo visto a Colonia - spiega Riccardi - Benedetto XVI ha una grande sensibilita' per il dialogo tra civilta' e religioni. Noi valutiamo Giovanni Paolo II su 26 anni di pontificato, l'attuale papa e' al lavoro da un solo anno. Non lo dico come difensore d'ufficio. Il primo compito del papa non e' quello di essere un'agenzia Onu per il dialogo di civilta', e' quello di evangelizzare e testimoniare la fede. Ma Benedetto non e' contrario a tutto questo e piu' volta ha invitato a parlare insieme''. Dopo Washington, Sant'Egidio proseguira' nel portare avanti la memoria dell'incontro di Assisi del 1986: a settembre, nella citta' umbra, ci sara' un nuovo evento di dialogo interreligioso per celebrare il ventennale.
Mario Bardazzi
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