Comunità di S.Egidio


 

02/07/2006

Andrea Riccardi presenta il bel libro di Marazziti
Roma � di tutti: vuole esserlo anche degli ultimi, gli zingari

 

�La citt� di tutti�, ovvero il "diario sociale" di Roma, una metropoli che, come tutte, ha un'anima �ma a volte non si vede�, � il libro di Mario Marazziti (Leonardo International), dirigente Rai e portavoce della comunit� di Sant'Egidio che ha messo attorno allo stesso tavolo il sindaco del Giubileo. Francesco Rutelli, oggi vice premier e ministro dei Beni Culturali, e il sindaco di oggi, Walter Veltroni. Nel dibattito anche sociologi, come Giuseppe De Rita, leader del Censis, e operatori che si battono contro l'esclusione sociale, che � il verbo della Comunit� di Sant'Egidio. Un "diario" cos� nasce da solo. dall'osservazione quotidiana del dolore. Qui � fotografata un'umanit� invisibile e dolente alla quale finalmente viene data voce. Ne abbiamo parlato con Andrea Riccardi, uno

dei fondatori della Comunit�, docente all'Universit� e vana delle voci del dibattito.

Si parla di nuovo volto di Roma. Che cosa vuoi dire?

C'� una vita di Roma illuminata dalla pietas barboni, anziani, stranieri. Le persone sole. i sofferenti. E gli zingari, il mendicante, i ragazzi in difficolt�. Non vediamo tutto questo perch� abbiamo fretta, paura. Ci chiudiamo in un accecante narcisismo che caratterizza e che finisce per risolversi in un vittimismo che nega il dolore altrui. O assumiamo un atteggiamento arrogante che si sintetizza nella frase : �Mi hai visto a me?�.

Non � un quadro cupo della citt�?

No, perch� questo dolente quotidiano si inquadra. in una citt� bella, attraente, viva. Sar� ancora poco

comunit�., ma ha un realismo solare che la riscatti dal dileggio, da una certi retorica nordista (il detti �Roma ladrona�), oggi sempre meno vero.

Quindi Roma haunanima?

Altro che! Un'anima antica che non ha paura di parla re del postmoderno. E anche odore, come ha scritto Igor Man: quello aspro del le baracche, delle borgate degli anni Sessanta-Settanta, che si ritrova oggi nei campi zingari. E l'odo re austero, quello irritanti dello smog che avvolge tante citt� del mondo, e quel lo gradevole che il turisti cerca e trova a San Pietre nei monumenti, nei musei neI verde delle ville e de prati .

Non ne sta facendo una visione di parte?

Parlo della Chiesa romani e non credo che ci� si posa definire di parte. La Chic sa con San Paolo ci ricorda che non si vive per se stessi

si, ma per l'altro: per Colui che � morto e risorto. Chi vive per s�, muore.

In questo assunto c'� un messaggio all'Europa?

Non mi faccio influenzare da profezie nefaste, ma temo che l'Europa possa tramontare per troppo amore per s� stessa, incapace di pensare un futuro che non

sia difesa del proprio presente, quindi incapace di amore che non sia quello prepotente e possessivo. E' la grande malattia europea, che ha dato un colpo mortale al Belgio, che ammala la Francia e anche il nostro Paese.

E Roma come si salva? C'� l'anima di tanta gente muta, ci sono i testimoni, come Settimia Spizzichino, deportata in Germania, gli eroi per caso come don Luigi Di Liegro, non dimenticato animatore della Caritas, Natale Morea, il barbone, che difende due ragazze aggredite non curandosi della fame e del freddo. Insomma, non si sta a Roma senza un'idea universale. Lo diceva il grande storico Teodoro Mommsen.

� vero che rifer� questo concetto a Giovanni Paolo II?

Mi disse: �Me lo porti qui questo signore perch� il discorso mi interessa�. Replicai: �Santit�, bisognerebbe resuscitarlo, perch� � scomparso nell'Ottocento�. Citt� universale con una proiezione nel mondo, Era un crocevia, nei decenni andati, del primo, secondo e terzo mondo, con incroci diplomatici che facevano capo all'Italia, alla Santa Sede e...a Botteghe Oscure (allora la sede del Pci).

Citt� universale, cio� di chi?

Di tutti: abili e disabili, for e deboli. Di tutti non vuoi dire di tutti i colori, dei poveracci e dei mendicanti, s�. Molti sforzi sono stati fatti. Bisogna farne altri.

L'universalit� � internazionalit�. Ed inclusione. Includere, accogliere, non respingere, escludere. E la sfida di una citt� umana.

Eppure un popolo sembra abbandonato: n� rappresentanza, n� sindacato, n� tavolo di trattative.

E quello degli zingari, l'unico in Europa che non ha mai avuto un nazionalismo, una terra promessa, insomma un suo sionismo. Popolo drammaticamente misero e diverso. Ne sono arrivati 2 mila dopo le guerre nella ex Jugoslavia. Altri 3.500 erano qui da 35 anni. La Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza del Consiglio d'Europa nel dicembre del 2005, insoddisfatta del trattamento del nostro Paese nei loro riguardi, ci ha raccomandato di "garantire che tutti i bambini "rom" e "sinti" siano iscritti a scuola e che siano intensificati gli sforzi per facilitare la frequenza scolastica. Gil Robles, commissario europeo per i diritti umani, ha affermato che gli zingari sono tra i pi� discriminati d'Europa.

Perch�?

Lo sono per scelte politiche, ma anche per una profonda intolleranza verso chi � diverso. Suscitane reazioni smisurate rispetto ai problemi che pone una minoranza difficile da assimilare e contro cui si scatena il perbenismo provinciale di chi vuole una citt� azzimata e non la trova.

Ma sono poi tanti?

A Roma circa 9 mila: 50C italiani, 5,500 jugoslavi 2500-3000 rumeni. Hanno 4 campi semiattrezzati (cio� con qualche bagno) otto attrezzati, 22 spontanei, di cui otto storici, come il Casilino che esiste dal 1969.

Antonio Sassone