Comunità di S.Egidio


 

28/07/2006


Il vertice delle fedi, la pace e il ruolo di Papa Ratzinger
Guerra e Vaticano. In settembre ad Assisi il raduno nato 20 anni fa nel segno di Wojtyla. Un segno di continuit� nella diplomazia di Benedetto XVI

 

Si sta preparando ad Assisi un vertice delle fedi, per rilanciare una strategia della pacificazione in un momento drammatico. La riunione � fissata per il 3 e il 4 settembre, ma i preparativi sono stati accelerati in questi giorni. Costituiscono uno dei pochi, preziosi contatti informali fra personaggi di aree lontane realizzati in una fase di eccezionale tensione. Verr� un ayatollah dall' Iran, Al Tashiri, importanti esponenti sciiti e sunniti con il consigliere politico degli Emirati Arabi Uniti Ibrahim Ezzdin, e poi il rabbino capo di Haifa, Coen, il Cattolicos degli Armeni Kare kin II, il cardinale Poupard, capo dei dicasteri vaticani per il dialogo interreligioso e per la cultura, e i leader religiosi degli ortodossi, compreso il Patriarcato di Mosca, degli anglicani, dei protestanti, dei buddisti, degli induisti e di tutte le altre religioni del mondo. Vent' anni fa nella citt� di San Francesco Papa Wojtyla radun� le fedi del pianeta per far emergere energie positive da un riavvicinamento fra visioni del mondo in guerra spirituale da secoli. Fu un avvenimento spettacolare e politico. La Comunit� di Sant' Egidio celebra ora l' anniversario e lo duplica, mettendo in campo tutta la capacit� sua di organizzazione laica con vocazione solidaristica e al tempo stesso diplomatica: non solo poveri da assistere ma culture da aiutare a convivere. Nelle veglie di preghiera dentro la casa madre di Trastevere, le donne e gli uomini di Sant' Egidio pregavano ancora ieri sera in una gremita veglia per il Libano musulmano e cristiano ferito dalle bombe israeliane e per Israele colpito dai missili degli Hezbollah. I capi della Comunit� hanno traversato il Tevere per portare il loro saluto nella sinagoga romana che si affaccia al fiume. Il vertice di Assisi � anche un' occasione per far mostrare all' opinione pubblica la continuit� della politica cattolica nel rapporto pace-religioni, al quale il fervore wojtyliano dette grande forza di immagine. Non ha un sapore rievocativo ma di documentazione, obbligante alla coerenza, l' intervento al vertice del nuovo cardinale di Cracovia, quel padre Stanislao che non era soltanto il segretario di Giovanni Paolo II ma la sua giovane spalla in un' azione che sembrava senza respiro, viaggi, riunioni, appelli, missioni. Durante le crisi internazionali il woj tylismo diventava pressante. Oggi i ritmi ufficiali appaiono diversi all' osservatore. Al di l� degli stili dei Papi, qualcuno � indotto a pensare che la vigilia della transizione fra Sodano e Bertone alla testa della Segreteria di Stato possa aver messo il rallentatore nella grande e soffice macchina diplomatica che ha il suo cuore nella Seconda loggia dei palazzi apostolici. Non � cos�. Ratzinger � uomo di grande prudenza, ma sente intera la responsabilit� ereditaria. Guarda alla crisi internazionale nella consapevolezza che essa coinvolge e fa soffrire due popoli che sono cari, il libanese, che � in parte cospicua maronita, cio� la pi� grande presenza cattolica nei Paesi islamici, e l' israeliano, il fratello maggiore e prediletto come lo chiamava Wojtyla e continua a chiamarlo Benedetto XVI. All' interno della Chiesa di Roma � matura la convinzione che sono impossibili distrazioni o distacchi dalla linea wojtyliana che �, appunto, quella di Assisi. Per dirla con una formula memorabile, usata quasi mezzo secolo fa da Kennedy per i berlinesi, prigionieri del muro sovietico: in questi giorni �siamo tutti ebrei e siamo tutti libanesi�.

Gaspare Barbiellini Amidei