Comunità di S.Egidio


 

Korazym

01/08/2006


Indulto, l'altra faccia della medaglia

 

Una riflessione sul dopo indulto, un provvedimento di clemenza atteso da tempo che tuttavia da solo non � in grado di risolvere i problemi, perch� la vera sfida � quella della rieducazione e del reinserimento...

Chi conosce la condizione delle carceri italiane ha accolto con favore l'approvazione dell'indulto. Un provvedimento di clemenza atteso da tempo che tuttavia da solo non � in grado di risolvere i problemi, perch� la vera sfida � quella della rieducazione e del reinserimento. E il punto � capire se il nostro Paese � realmente in grado di farsi carico di questo impegno. I dati sui detenuti che beneficeranno dell'indulto fanno pensare: 15mila persone (5mila stranieri), tra cui molti tossicodipendenti, persone povere e anche malati. Una volta usciti dal carcere, troveranno una situazione precaria perch� non esistono strutture di cura e i punti di riferimento scarseggiano. Una vera emergenza che diversi enti locali stanno cercando di affrontare. A Roma, se ne parler� oggi in un incontro in Campidoglio, dove sar� presentato un Piano straordinario per l�accoglienza, l�assistenza, il sostegno al reinserimento sociale dei pi� fragili.

A chiarire i termini della questione � stata Stefania Tallei, coordinatrice del volontariato in carcere della Comunit� di Sant�Egidio. �Finalmente l�indulto � arrivato, con tutte le polemiche che ci sono � ha detto in un'intervista a Redattore Sociale - credo che il modo migliore di aiutare i detenuti a reintegrarsi � accoglierli. Oggi manca una reale accoglienza degli ex detenuti, la loro rieducazione e risocializzazione. Mancano un tetto, un lavoro, servizi a cui rivolgersi�.

La Comunit� di Sant�Egidio si dice comunque �contenta per l�indulto approvato: l�abbiamo desiderato, chiesto e voluto da tempo insieme ai detenuti, a papa Giovanni Paolo II, ai vescovi, ai cappellani�. Per la Tallei, l'urgenza � soprattutto quella dei poveri e dei malati gravi: �Alcuni sono allettati con piaghe da decubito, altri con tumori gravi: dovrebbero passare dal centro clinico dell�ospedale a un ospedale o una Rsa�. Altri sono �senza casa e non hanno un approdo, hanno perso i legami con le famiglie o mantengono con queste relazioni difficili. Molti ragazzi sono cresciuti in istituto, orfani, o sono tossicodipendenti: persone che vengono dalla strada e alla strada rischiano di tornare. Speriamo che le citt� li accolgano, anche se saremo alla vigilia di Ferragosto�.

Una speranza fatta propria anche dal Sindacato del personale di polizia penitenziaria, attraverso le parole del segretario generale Roberto Martinelli: �� necessario che gli organi istituzionali territoriali fronteggino l'uscita anticipata di tante persone dal carcere fornendo un valido supporto sociale che li allontani dalla vita criminale e delinquenziale, altrimenti tra sei mesi - e forse meno... - torner� tutto come prima".

Mattia Bianchi