Comunità di S.Egidio


 

27/08/2006

SE L'EUROPA SI RITIRA DAL SUB-SAHARA
L'Africa abbandonata

 

Sono in arrivo 20-30 mila immigrati dall'Africa? Ci si affanna sul problema dei numeri, delle frontiere, del ruolo dei Paesi mediterranei del Sud (che hanno fatto, quando volevano, il lavoro pi� sporco), sugli scafisti e via dicendo. Si focalizza per� solo il punto finale di un processo, anzi di un esodo. Questa dolorosa storia nasce migliaia di chilometri prima delle nostre frontiere. Lascia tanti caduti nei deserti e in mare. La si chiama emigrazione ma in realt� e un'invasione. Non lo dico per drammatizzare, bens� per capire che succede nella mente degli africani, che rischiano la vita in lunghissimi viaggi della speranza, per raggiungere l'Europa, la terra dei sogni che s'infrangono. Se va bene si finisce in uno squallido Cpt: poi il rimpatrio. Quanti dolori (e odio) suscitano questi viaggi!

L'esodo comincia nel cuore dell'Africa. La decisione matura nella disperazione di giovani africani che hanno una qualche istruzione e non vedono un futuro nei loro paesi.

Nasce nella periferia delle citt� africane, talvolta come un gioco da ragazzi, beninteso un gioco d'azzardo. Si nutre delle speranze che i media europei suscitano involontariamente. Europa vuoi dire vita senza miseria. Le giovani generazioni africane non sono pi� disposte a sopportare una vita senza opportunit�. Il lavoro non c'�: I'Aids non si cura a differenza di quanto avviene in Europa. Ci si rivolta in vari modi: emigrazione, criminalit�, ribellismo... Pi� volte si � segnalato come la disperazione di tanti sia coltivata da pericolosi estremismi, come quello islamico, capaci di interpretarla. Anche 1a lotta al terrorismo non si pu� fare solo sul filo dell'ultim'ora. Bisogna andare alle radici e presto.

I Paesi europei si ritirano dall'Africa subsahariana. Lo ha fatto l'Italia alla grande. Si nducono le rappresentanze diplomatiche, ma soprattutto la cooperazione. Mai, nella passata legislatura, un ministro degli Esteri italiano ha visitato un Paese subshariano. E un fatto emblematico. L'Europa resta magicamente rappresentata dai media con il loro messaggio attrattivo. Intanto in Africa si affermano altre presenze. come quella silenziosa ma concreta dei cinesi (in cinque anni sono triplicati gli scambi sino-africani). Noi ci ritiriamo. Eppure � impossibile pi� di tanto. La geografia non ce lo permette. L'Europa resta il mondo su cui si appuntano le speranze e le rabbie degli africani. Lo si voglia o no, Europa e Africa sono due mondi collegati dalla geografia, dalla storia, dalle lingue: questo prospetta un destino in comune. Si tratta di decidere quale. Ci vuole un disegno.

Il problema immigrazione non � solo un'emergenza, ma una questione di lungo periodo: si chiama Africa. Ha tanti volti: lo sviluppo; emergenze drammatiche, come l'Aids che strangola interi paesi, guerre... Si deve poi incentivare la presenza italiana e europea: interagire con opinioni pubbliche vivaci, in modo pi� efficace di quanto fanno ambasciate dove il taglio delle risorse sembra essere la demotivante politica. Si � mai provato a raccontare al pubblico africano la storia di un emigrato nel nostro Paese con i suoi dolori? A farci un film? In Africa le opinioni pubbliche contano, si interrogano, si connettono a Internet. Con queste bisogna parlare, perch� influenzano le scelte dei singoli. L� nasce l'emigrazione; ma anche il futuro dell'Africa. Disinteressarsi di questo continente � stato stolto, inumano e, alla fine, risulta anche molto imprudente. Non � un caso che il terrorismo islamico abbia identificato nei vuoti dell'Africa subsahariana uno dei suoi spazi di elezione. Un tempo l'Europa parlava con un'Africa meno sviluppata come opinione pubblica: c'erano le reti delle missioni e della solidariet�, quelle del terzomondismo. dell'appoggio alla decolonizzazione, di una vivace politica internazionale... Gli ultimi anni sono stati il tempo dell'assenza, del calo di impegno, di pensiero e di risorse. Oggi l'emigrazione-invasione ci risveglia con un duro colpo. Non si creda di fermarla alla frontiera. E sull'Africa che si deve intervenire. Bisogner� parlare con gli africani, aiutare lo sviluppo, preparare l'emigrazione (di cui c'� necessit� in Europa), collaborare a far rinascere la speranza del futuro. Per questo non bastano gli allarmi estivi. Ci vuole una visione euroafricana della politica, che divenga cooperazione, diplomazia, cultura (s� anche cultura!). La speranza � che sia una visione condivisa dall'Europa. Altrimenti bisogner� fare da soli, individuando Paesi e priorit�.

Andrea Riccardi