Comunità di S.Egidio


 

04/09/2006

LE GIORNATE DI ASSISI COMPIONO VENT�ANNI: IL SOGNO DI GIOVANNI PAOLO II NEL RACCONTO DEL SUO SEGRETARIO POLACCO, ORA CARDINALE DI CRACOVIA
Don Stanislao
Wojtyla mi diceva: solo la preghiera avvicina gli uomini e favorisce la pace

 

CRACOVIA

Cracovia, anno primo senza Giovanni Paolo II. Lui non c��, ma c��. Il nome dell�aeroporto, le foto con cornice in vendita nei negozietti della citt� vecchia. La casa lungo la Vistola dove abitava da operaio della Solvay, grigia ma con il giardinetto comune, ha adesso una targa bianca e gialla, colori vaticani. La basilica di Santa Maria, sulla Piazza del Mercato, � piena a met� mattina di un giorno feriale per la messa. Da San Domenico e San Francesco, a cinque minuti, si sente uscire un canto solenne, con molte voci di uomini. San Francesco si distingue perch�, nel chiostro gi� si sente odore di cavoli cotti. Pi� teste blanche che giovani, i giovani stanno la sera al Franktik, al Music 9, nei ristopub e negli Internet center di una citt� dove i caff� di sapore austroungarico affiancano i locali di cucina internazionale. Poco in l�, Kazimierz, il quartiere ebraico che ha visto inghiottiti 65 mila ebrei. Ridipinto, la sinagoga riaperta, altre quattro fanno da museo, qualcuno � tornato.

E la curia. Nel cortile la statua di Giovanni Paolo II e una mostra fotografica, la storia di una vita speciale, negli scatti di tutti i fotografi polacchi che l�hanno seguito per 85 anni. Presto, nelle foto in bianco e nero, compare il volto pulito di un giovane prete, che tutti abbiamo imparato a riconoscere.

Incontro a casa sua, in curia, il cardinale Dziwisz, �don Stanislao�, che aveva lasciato Cracovia nel 1978, pi� magro e ignaro, con il suo cardinale, Karol Wojtyla. Adesso a Cracovia ci � tornato per rimanerci, da arcivescovo.

Sono venti anni dalla storica Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace convocata da Giovanni Paolo II ad Assisi, e per iniziativa della Comunit� di Sant�Egidio, con i vescovi umbri e il vescovo di Assisi, il Meeting Uomini e Religioni raduna da domani cardinali, patriarchi, venerabili delle religioni dell�Asia. Tra gli altri, il rabbino capo di Israele Metzger, il rettore di Al Ahzar Al Tayyeb, uomini e donne di cultura, laici. �Per un mondo di pace. Religioni e Culture in dialogo�. Al centro, i punti dolenti del mondo, Libano, Medio Oriente, guerre dimenticate, Africa, e la sfida del dialogo in un tempo di guerra. E� il motivo del nostro incontro.

Come � nata in Giovanni Paolo II l�idea, la necessit� di un incontro senza precedenti nella storia, un incontro che prese di sorpresa molti?

�C�era grande tensione nel mondo allora. I due blocchi erano a una resa di conti difficile da fermare nelle sue conseguenze. Oggi non ce lo ricordiamo pi�, ma si parlava di guerre stellari e la minaccia nucleare non era lontana. Il Santo Padre mi disse: �Ci vuole la preghiera. Una preghiera di tutte le religioni, per la pace. Dobbiamo creare un�atmosfera nuova e attraverso la preghiera cercare la pace�. La sua idea era che se ci si avvicina a Dio le divisioni tra gli uomini si attenuano. Il cardinale Etchegaray ha interpretato con grande intelligenza questa sua idea, in collaborazione con gli altri due dicasteri vaticani, per l�ecumenismo e per il dialogo guidati dai cardinali Willebrands e Grinze. E la scelta � caduta su Assisi perch� � uno dei luoghi alti dello Spirito nel mondo�.

Giovanni Paolo II era uomo di visioni ampie, Qual era la sua visione, nel lanciare il dialogo e questa preghiera?

�Quella Giornata, digiuno e preghiera, non insieme, ma gli uni accanto agli altri, secondo la propria tradizione religiosa, il contrario del sincretismo, fece impressione in tutto il mondo. Ma nasceva da una visione: giustizia e pace debbono essere insieme, la pace � in pericolo, e la pace non pu� essere solo patrimonio dei pacifisti di una parte o dell�altra, che alla fine aggiungono motivi di contrapposizione. C�era molta ideologia nel pacifismo come era cresciuto nei paesi dell�est. Ha tolto l�ideologia dalla pace, e ha messo la pace al centro delle priorit� del mondo. Chi ha vissuto quell�evento ne ha ancora un�emozione straordinaria. Un grande grido, tutta la Giornata: �Il Signore ci dia la pace!�, come il grido ad Agrigento, agli uomini della mafia: �Dio vi giudicher�!�, come quando ha tentato, senza pi� forze, due, tre giorni prima della guerra in Iraq, di fermarla ancora. Il Papa diceva: io ho conosciuto la guerra, non fatela, porta solo rovina e sofferenza, non risolve nulla la guerra. Lo vediamo anche oggi, attentati ogni giorno in Iraq e quanti morti? Non se ne sa pi� nemmeno il numero. Il dialogo, questa era l�urgenza di Giovanni Paolo II per fermare la guerra. Non era un ingenuo, vedeva pi� lontano�.

Ha dovuto superare perplessit�, il papa, per realizzare qualcosa che non era mai accaduto prima?

�Ci sono state, � naturale, diffidenze e perplessit�. Alcuni, prima, vi vedevano un rischio di sincretismo. Ma nulla era pi� lontano da Giovanni Paolo II del sincretismo. Ma anche chi forse era dubbioso, ha visto come ne � venuto fuori solo bene e come � stato l�inizio di una maggiore comprensione tra le religioni�.

Don Stanislao, l�inizio?

�La Comunit� di Sant�Egidio ha capito subito che si trattava di un momento di grande importanza, un passaggio nel pontificato e nella storia e ha continuato. Ogni anno, organizzando in diverse citt� d�Europa, gli Incontri Internazionali Uomini e Religioni, e ormai sono venti anni. Pregare per la pace e riflettere sulle vie concrete per la pace da mondi diversi. Il Papa ha visto con grande soddisfazione questa iniziativa, che, forse, non era prevista dall�inizio. Ma aveva detto �la pace cerca i suoi artefici�, e la Comunit� di Sant�Egidio ha preso quelle parole sul serio. Nel 1987, l�anno dopo Assisi, il Papa, alla fine dell�udienza con i partecipanti al Meeting diceva contento: �continuate, continuate!�. Creare un clima di amicizia, e per questo ci vogliono anni. E questo � successo. In molti casi questo impegno ha avvicinato di pi� esponenti di altre religioni ai cristiani e alla Santa Sede, ha aperto la strada al viaggio del papa a Bucarest nel 1998, ad esempio. Ha accelerato il riavvicinamento e favorito occasioni di unit� con le Chiese ortodosse, ha tenuto aperti dei ponti in tempi di crisi, per evitare le crisi. Ha avvicinato di pi� le religioni dell�Asia e quelle tradizionali. Questo � stato il tessuto che ha circondato anche momenti davvero storici del pontificato, la visita alla sinagoga di Roma, l�amicizia profonda con il rabbino capo di Roma Elio Toaff, la visita al Muro del Pianto, alla moschea degli Omayyadi. E questo � stato avvertito dagli altri�.

La Comunit� di Sant�Egidio. Il Papa ha cominciato a conoscerla presto, alla fine del 1978.

�S�, e anche io, seguendo il Papa, ho vissuto lo stesso interesse per quell�impegno sociale e quell�attenzione ai poveri che li faceva diventare veri amici. Quelli per la strada, gli anziani soli delle grandi citt�, i malati di AIDS, i bambini di strada. Potevo vedere con i miei occhi o con quelli del Papa come Sant�Egidio viveva una intensa vita spirituale e questo rendeva l�impegno sociale non solo pi� efficace ma pi� profondo. E� la vita spirituale che creava un modo nuovo di stare vicino ai poveri e di cambiare le strutture di ingiustizia. Voi non vi siete posti altro confine che la carit��, diceva il papa a Sant�Egidio. Che riesce a fare la famiglia dei senza famiglia in Italia, in Europa, ma va anche lontano da interi popoli che soffrono per la guerra. E in questo modo � nato il lavoro concreto per la pace, la fine della guerra in Mozambico, tante altre iniziative che hanno fermato sofferenze e guerre, in Guatemala, in Africa, ma anche nei Balcani�.

Giovanni Paolo II non era un pacifista, ma ha espresso in maniera costante il suo impegno per la pace, per fermare le guerre, ha espresso un vero e proprio magistero di pace.

�Il Papa era un uomo dotato in molti modi. Non si pu� ridurre ad un lato soltanto. Ma di certo per il lui la pace era il cuore di Cristo stesso, la sua parola. E sapeva che con la forza non si risolvono i problemi. Che in un mondo complesso vanno rimosse le diffidenze, occorre capire di pi� l�altro. Che bisogna impedire in ogni modo, in maniera non violenta, che qualcuno si appropri della religione per uccidere. Per lui era una bestemmia. E solo l�amicizia, la simpatia per l�altro, alla fine svuota gli arsenali di guerra e di odio. La sua idea era che � sempre la preghiera che cambia il mondo, anche se il mondo non lo sa o se l�� dimenticato�.

Anche dopo l�11 settembre 2001?

�Ancora di pi�, perch� non si pu� lasciare che gruppi estremisti si approprino del nome di Dio e a causa di questo il mondo, pigro, accetti lo stato di guerra di civilt� passivamente, come se fosse vero e l�unica cosa da fare. In Dio ci amiamo, non ci uccidiamo, questo era il suo sentire, anche doloroso. E solo il dialogo pu� essere la risposta. Non il terrore, ma il dialogo tra tutti i credenti. E chi usa il nome di Dio per uccidere non sa pi� chi � Dio. Il dialogo, in questo senso, fa ritrovare la giusta direzione. Il papa ha lavorato in questo modo per evitare che scontri politici e militari tra paesi occidentali e alcuni paesi arabi potessero essere trasformati in scontro tra Occidente e Islam o tra Cristianesimo e Islam: qui si colloca il dialogo tra esponenti religiosi e le culture�.

C�� una Preghiera di Giovanni Paolo II che ricorda di pi� e che ha fatta propria? Una preghiera per le difficolt� del nostro tempo?

�Vede, Giovanni Paolo II era tutto preghiera. Qualunque cosa facesse era preghiera. Quando si preparava per tre ore sulla sua sedia la sua omelia, nella piccola cappella qui in curia a Cracovia, quando pi� giovane guidava la protesta per alzare la croce per costruire la chiesa di Nowa Huta in mezzo al mondo operaio, contro la volont� del regime,quando era spezzato dal dolore ad Auschwitz-Bierkenau, a Jurgaiciai, in Lituania, sulla Collina delle Croci,e croci, quando rideva e scherzava coni giovani e gli faceva il verso, negli Stati Uniti, quando incontrava Gorbaciov e Fidel Castro. Era tutto preghiera. E il suo cuore batteva per ogni uomo e ogni donna. E� bello oggi vedere l�affetto e la devozione di Papa Benedetto XVI per lui. Il popolo polacco ne � stato riconoscente quando il Papa, a maggio ha fatto questo viaggio. Sono accorsi come per papa Giovanni Paolo II. Un modo di ringraziare, ma anche un modo di dire l�affetto per Roma, anche ora. Siamo fatti cos�. La mia di preghiera? Quando ho un problema difficile parlo con il servo di Dio Karol Wojtyla e dico: �Santo Padre, mi aiuti lei...�. E lui mi aiuta�.

Mario Marazziti