Comunità di S.Egidio


 

04/09/2006


ASSISI, INCONTRO INTERRELIGIOSO; CARD. POUPARD: LA PACE RICHIEDE AMORE E FIDUCIA RECIPROCA

 

Le religioni, �spesso accusate di fomentare l�odio e di causare violenza�, �ben lontano dall�essere un problema sono invece parte della soluzione auspicata per portare armonia e pace nella societ��. Lo ha ribadito oggi il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso e del Pontificio Consiglio della cultura, nell�assemblea inaugurale dell�Incontro interreligioso in corso ad Assisi, organizzato dalla Comunit� di Sant�Egidio.

Le religioni, ha sottolineato, �lanciano un invito a pensare e uno stimolo a volere la pace, per lottare con coraggio contro le ideologie che rendono gli uomini nemici fra loro: il fanatismo rivoluzionario, l'odio di classe, l'orgoglio nazionalista, l'esclusivismo razziale, gli egoismi commerciali, gli individualismi di persone o gruppi gaudenti e indifferenti ai bisogni altrui�. �Come un bambino fragile e minacciato � ha detto -, la pace richiede molto amore. Ci vuole, dunque, un impegno costante ed un'azione perseverante per trasformare la mentalit� e gli atteggiamenti e creare un'autentica cultura di pace ispirata dall'amore. Viviamo senza dubbio in un'ora drammatica della storia del mondo. E' necessario, dunque, unire l'intelligenza, il coraggio e la sensibilit� di tutti per accrescere lo slancio di amore e di pace nel mondo. Bisogna ricostruire la fiducia reciproca. Che non si acquista per mezzo della forza e neppure si ottiene con belle dichiarazioni, ma bisogna meritarla con gesti e fatti concreti scaturiti dall'amore�.

Per il card. Poupard sono tre le sfide che chiamano oggi in causa ogni credente: "approfondire la propria tradizione religiosa, non in maniera selettiva, ma nella piena fedelt� alla propria tradizione religiosa"; "incontrare i fedeli di altre tradizioni religiose in uno spirito di reciproco rispetto, fiducia ed amicizia"; combattere insieme "per la promozione della dignit� di ogni persona attraverso l'impegno nella giustizia". Lavorare insieme alle altre religioni "per la promozione dell'armonia e della pace � un compito concreto per i credenti", ha aggiunto: "Infatti, gli antichi pregiudizi, la insufficiente conoscenza, la mancanza di comprensione delle credenze e delle pratiche delle altre religioni e il timore dell'altro, dovuto a tendenze egocentriche dell'uomo, hanno spesso dominato le relazioni umane".

Il cardinale ammette che "il dialogo interreligioso non � sempre un obiettivo facile" ma � "importante non abbandonare la speranza e non attendere che arrivi una crisi per cominciare a costruire relazioni amichevoli fra credenti di diverse religioni". Inoltre, ha precisato, il dialogo �non � e non deve essere considerato come un segno di debolezza da parte del credente. La ragione dell'impegno nel dialogo interreligioso non � l'ignoranza o l'insoddisfazione verso la propria tradizione religiosa. Al contrario, ci si avvicina ad un altro credente perch� si � fermamente radicati nella propria tradizione religiosa".