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04/09/2006 |
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Messaggio di Papa Ratzinger per i vent'anni dell'incontro di Assisi |
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Le religioni devono essere strumento di pace, e anche se la storia ha gi� conosciuto il fenomeno delle guerre di religioni tali "manifestazioni di violenza non vanno attribuite alla religione in quanto tale, ma ai limiti culturali in cui essa viene vissuta e sviluppata da tempo". E' quanto ha affermato oggi il Papa in un messaggio inviato all'arcivescovo di Assisi, Domenico Sorrentino, nel giorno in cui nella citta' di Francesco si celebrano su iniziativa della Comunita' di Sant'Egidio i vent'anni dell'Incontro interreligioso per la pace promosso per la prima volta da Giovanni Paolo II nel 1986. In un altro passaggio del testo il Pontefice fa riferimento ai kamikaze, "giovani educati a sentimenti di odio e di vendetta entro contesti ideologici in cui si coltivano i semi di antichi rancori e si preparano gli animi a future violenze". Ma le religioni, ha spiegato il Papa ricalcando il pensiero di Karol Wojtyla, non devono mai motivare violenze e guerre ma al contrario devono promuovere la pace e la riconciliazione fra gli uomini. "Lo Spirito di Assisi � il vero modo per tagliare ai credenti fondamentalisti le radici del loro atteggiamento, che in verita' tradisce le religioni stesse". Lo ha detto mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia, a margine dell'Incontro interreligioso che si e' aperto oggi ad Assisi. A venti anni di distanza dallo storico incontro con i leader delle religioni voluto da Giovanni Paolo II, e dopo i grandi e tragici eventi recenti, lo "Spirito di Assisi", secondo mons. Paglia, "porta a far riflettere sull'indispensabilit� dell'incontro e del dialogo". "Ripetere Assisi -ha detto- vuol dire irrobustire ed affinare l'arte dell'incontro che richiede pazienza ed audacia, perdono e capacita' di chiarirsi". L'Incontro interreligioso, ha aggiunto, "libera energie di solidariet� che rendono possibile la convivenza anche nella diversit�". In questi venti anni, a suo avviso, "uomini e donne di religioni diverse hanno appreso il modo di conoscersi e spiegarsi, di sentire responsabilit� comuni di fronte a problemi e speranze"
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