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05/09/2006 |
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Basta con le crociate, che portino il vessillo della croce o della mezzaluna: �la religione non pu� che essere foriera di pace�. E� questo il messaggio che papa Benedetto XVI invia alla giornata mondiale di preghiera interreligiosa che si � aperta ieri ad Assisi, 20 anni dopo il primo, storico meeting voluto da Wojtyla. Un�occasione straordinaria di dialogo e di ecumenismo, una sorta di tavolo per la pace attorno cui si siedono gli interlocutori pi� diversi. Nel 1986, il carisma ostinato di Giovanni Paolo II riusc� a riunire un po� tutti, dal Dalai Lama agli indiani d�America, fino ai riottosi e litigiosissimi patriarchi e arcivescovi delle molteplici confessioni cristiane. Quel giorno, era il 27 ottobre, le armi in tutto il mondo tacquero. Ieri, la Comunit� di Sant�Egidio ha ripetuto il miracolo, se non della pace, almeno della buona volont�: il lunghissimo elenco dei presenti vede tra i protagonisti Shear-Yashuv Cohen, rabbino capo di Haifa, i rabbini italiani Elio Toaff e Riccardo Di Segni, Ibrahim Ezzedine, Consigliere alla Presidenza degli Emirati Arabi Uniti, il segretario della Federazione Luterana Mondiale Ismael Noko, il Presidente della Conferenza delle Chiese Europee Jean-Arnold de Clermont, il Patriarca Armeno Karekine II Catholicos di Cilicia. E non mancano una forte rappresentanza da Israele e Medio Oriente, Pakistan, Estremo Oriente e Mediterraneo. Il Meeting, che si � aperto con una seduta plenaria in cui sono state proposte alcune linee guida per la riflessione successiva, con interventi di leader religiosi e personalit� della politica e della cultura su temi quali il cammino dell'ecumenismo, la preghiera, la povert� e la globalizzazione, si concluder� come tradizione con il momento forse pi� eclatante e scenografico: le preghiere contemporanee di tutti i gruppi religiosi, che poi convergeranno davanti alla Basilica inferiore dove leggeranno i singoli messaggi e l�appello per la pace. Presenza-assenza del meeting, proprio papa Ratzinger, che da custode della Dottrina della Fede, 20 anni fa, espresse i suoi dubbi sull�evento wojtyliano contestando soprattutto i momenti di preghiera comune, visti come un pericoloso sincretismo religioso e culturale. Un�idea che il cardinale tedesco divenuto papa non abbandona: vanno evitate �inopportune confusioni�. �Desidero ribadire � scrive il Papa nella lunga lettera letta dal vescovo di Assisi Domenico Sorrentino - questo principio che costituisce un presupposto di quel dialogo tra le religioni che 40 anni or sono il Concilio auspic� nella Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane�. �Perci� � aggiunge - anche quando ci si ritrova insieme a pregare per la pace, occorre che la preghiera si svolga secondo quei cammini distinti che sono propri delle varie religioni�. Inoltre �la convergenza dei diversi non deve dare l'impressione di un cedimento a quel relativismo che nega il senso stesso della verit� e la possibilit� di attingerla�. Insomma, ecumenismo si, ma con cautela: Benedetto XVI riafferma quello che disse con teutonica chiarezza nel 2000, in pieno Giubileo, quando in un convegno sul Concilio Vaticano II ne demol� praticamente il passaggio fondamentale, cio� il superamento del romanocentrismo della Rivelazione: l�ecumenismo, disse, rischia di essere �il rassegnarsi a una dialettica relativista�: mentre �che nella Chiesa cattolica sia presente il subsistit dell'unico soggetto Chiesa, non � affatto merito dei cattolici, ma solo opera di Dio, che egli fa perdurare malgrado il continuo demerito dei soggetti umani�. Non � colpa nostra, sostenne in poche parole il Papa, se abbiamo ragione noi. Dopodich�, sediamoci pure intorno a un tavolo. Una visione comprensibilmente non amata dal mondo dell�ecumenismo, fortemente limitatrice delle spinte soprattutto verso est che muovevano Wojtyla verso il sognato, progettato, sospirato e infine naufragato incontro col patriarca ortodosso di Mosca Alessio II. E� con il pesante fardello di questa contraddizione (aperti al dialogo ma decisi a tenere la posizione) che la Chiesa cattolica ratzingeriana si avvia alla ricerca della pace, sulla base di quello stesso dialogo: �A nessuno � scrive Benedetto XVI nel messaggio di Assisi � � lecito assumere il motivo della differenza religiosa come presupposto o pretesto di un atteggiamento bellicoso verso altri esseri umani". Secondo Ratzinger, �nonostante le differenze che caratterizzano i vari cammini religiosi, il riconoscimento dell'esistenza di Dio� non pu� �non disporre i credenti a considerare gli essere umani come fratelli�. Le religioni, insieme, dovrebbero agire secondo il pontefice pi� nei singoli cuori che nei palazzi della politica internazionale, nei quali non a caso � spiccata l�assenza della diplomazia vaticana in questa estate tormentata dal conflitto libanese. Ratzinger auspica una �efficace pedagogia della pace� promossa dalle religioni per �abbattere gli steccati e favorire l'incontro� ed anche in concreto per fermare quei �giovani educati a sentimenti di odio e di vendetta entro contesti ideologici in cui si coltivano i semi di antichi rancori e si preparano gli animi a future violenze�. Al di l� di questo evidente riferimento ai kamikaze, il papa si guarda bene dall�additare l�Islam come unico responsabile del divampare dei conflitti: la guerra, il male � potenzialmente dentro ogni cuore, ed � proprio ai cuori che le religioni devono parlare. Da Assisi riecheggia la parola forse pi� abusata del XXI secolo: Dialogo. Un dialogo che, come ha ricordato il cardinal Poupard, il presidente dei dicasteri vaticani per la cultura e i rapporti con le altre religioni, si fonda sulla �ferma ed inequivocabile adesione a Ges� Cristo�. Non tutti saranno contenti per questo assioma cristianocentrico, scagliato come un sasso nel lago pacifista e francescano di Assisi.
Paolo Giorgi
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