Comunità di S.Egidio


 

05/09/2006


Ratzinger esalta l�intuizione profetica del suo predecessore

 

�L'INIZIATIVA promossa vent'anni or sono da Giovanni Paolo II assume il carattere di una puntuale profezia. Il suo invito ai leaders delle religioni mondiali per una corale testimonianza di pace serv� a chiarire senza possibilit� d'equivoco che la religione non pu� che essere foriera di pace�. � una frase del lungo messaggio che Papa Benedetto XVI ha inviato ieri al vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, in apertura della cerimonia per il ventesimo anniversario dell'Incontro Interrreligioso di Preghiera per la Pace che si concluder� nella giornata di oggi, alla presenza di duecento leaders religiosi, quattromila invitati e con la partecipazione del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. L'incontro � come sempre promosso dalla Comunit� romana di Sant'Egidio che, dal 1986 ad oggi, ha voluto alimentare la fiamma dello "spirito di Assisi", vale a dire: il dialogo e la riconciliazione fra le diverse religioni per far fronte comune contro l'odio, la violenza, la guerra, l'intolleranza e il terrorismo, specie di matrice fondamentalista. L'iniziativa, voluta da Papa Giovanni Paolo II nel 1986 in occasione dell'Anno internazionale della pace proclamato dall'Onu, ha avuto, secondo Papa Benedetto, il �valore di un'intuizione� ed � ancora attuale �alla luce degli stessi eventi occorsi in questo ventennio e della situazione in cui versa al presente l'umanit�. Intuizione profetica, dunque, quella di papa Wojtyla e il riconoscimento gli viene "post-mortem" dal suo successore, considerato allora - con superficialit� e a torto - uno di coloro che erano andati ad ingrossare le fila dei critici nei confronti di un incontro interreligioso che poteva prestare il fianco ad una serie di critiche, non ultima quello del "sincretismo". Per evitare ci� si coni� lo slogan �insieme per pregare� che � l'opposto di �pregare insieme�. Il messaggio di papa Ratzinger � perci� una rilettura della spettacolare e storica intuizione di Giovanni Paolo II. Essa ebbe, come sappiamo, tre tappe principali: la prima fu il 27 ottobre 1986. La seconda il 9-10 gennaio 1993 in piena guerra dei Balcani. Cattolici contro cristiani ortodossi, ortodossi contro mussulmani. I parchi di Sarajevo trasformati in cimiteri. Una guerra fra etnie che spacc� il mondo cristiano e avvolse quella che ormai era la ex-Jugoslavia, nella tenebra dell'odio e della epurazione etnica. L'incontro, sempre ad Assisi, fu boicottato dagli ortodossi e il Papa fu lasciato solo ad implorare, nel cuore ferito dell'Europa, il dono della pace. La terza tappa � stata forse la pi� significativa. Il 24 gennaio 2002, a pochi mesi dall'11 settembre e dal crollo delle Torri Gemelle di New York, Papa Wojtyla riprende la via della citt� di S. Francesco. Parte dal Vaticano in treno e a lui, questa volta, si uniscono i rappresentanti delle grandi religioni del pianeta. Al suo fianco il patriarca ecumenico ortodosso, Bartolomeo I. �� doveroso - dir� il Papa al termine di quella stupefacente riunione - che le persone e le comunit� religiose manifestino il pi� netto e radicale ripudio della violenza, di ogni violenza, da quella che pretende di ammantarsi di religiosit�, facendo addirittura appello al nome sacrosanto di Dio per offendere l'uomo. L'offesa dell'uomo � in definitiva offesa di Dio. Chi usa il nome sacrosanto di Dio per offendere l'uomo pronuncia una bestemmia!�. Parole durissime che verranno, mentre stavano calando le ombre della notte, sottoscritte da tutti, quasi a suggello di un impegno comune, quasi ad incarnare una pedagogia di pace, imperniata sull'amicizia, sull'accoglienza, sul dialogo tra uomini di culture e religioni diverse. Il messaggio di Papa Benedetto si pone in questo solco, lo fa proprio, lo sviluppa ulteriormente nella direzione della profondit�. �Insieme per pregare� non � una concessione al relativismo nelle credenze religiose. �� doveroso - puntualizza Papa Ratzinger - evitare inopportune confusioni. La convergenza dei diversi non deve dare l'impressione di un cedimento a quel relativismo che nega il senso stesso della verit� e la possibilit� di attingerla�. Marcata la differenza, il Papa ribadisce il principio che le religioni, se sono autentiche, non possono che essere religioni che predicano e vivono il bene indiviso della pace. �Quando il senso religioso raggiunge una sua maturit�, genera nel credente la percezione che la fede in Dio, Creatore dell'universo e Padre di tutti, non pu� non promuovere tra gli uomini relazioni di universale fraternit�. Gli uomini e le donne di buona volont�, e in modo particolare i cristiani, sono chiamati a vivere secondo il comandamento dell'amore. L'amore verso di Dio diventa amore verso gli uomini. Diventa semina di pace. Ecco perch� - conclude il Papa -la testimonianza di san Francesco ne fa un naturale punto di riferimento. Un santo "trasversale" alle religioni, il santo della pi� bella delle beatitudini evangeliche: �Beati gli operatori di pace, perch� saranno chiamati figli di Dio�.

Giuseppe De Carli