Quando, vent'anni fa, Papa Wojtyla convoc� ad Assisi i leaders religiosi di tutto il mondo per una grande preghiera per la pace volle accompagnare quel gesto, assolutamente inedito nella storia della Chiesa, con l'invito ad una "tregua di Dio". Era il 27 ottobre del 1986 e i fronti caldi di guerra si contavano a decine in tutto il mondo, dall'Afghanistan invaso dai sovietici al Medio Oriente dilaniato dal sanguinoso conflitto tra l'Iraq di Saddam Hussein e l'Iran di Khomeini. E su tutti i conflitti "locali" incombeva la minaccia nucleare, tipica della guerra fredda.
Quel giorno il mondo si ferm� a contemplare lo spettacolo multicolore e polifonico di tante preghiere che si univano in un solo coro orante per la pace. Spettacolo che dest� stupore, ammirazione e anche qualche (immancabile) riserva critica per un Papa che accettava di comparire a fianco di sciamani, buddisti e animisti senza mettersi su un piedistallo pi� alto. Ma pi� dell'immagine era sconvolgente il messaggio: la pace si ottiene con la preghiera, va chiesta, supplicata all'unico Dio di tutti gli uomini.
A distanza di vent'anni �l'iniziativa promossa da Giovanni Paolo II assume il carattere di una puntuale profezia�. Ce lo ricorda Benedetto XVI, con un lungo messaggio indirizzato ieri ai convenuti in Assisi per iniziativa della Comunit� di Sant'Egidio. Messaggio che prende spunto dall'anniversario del primo incontro interreligioso in terra umbra per ribadire il significato attualissimo dell'intuizione avuta dal suo predecessore. �Pose opportunamente l'accento sul valore della preghiera nella costruzione della pace - dice Papa Ratzinger -. Proprio questo Giovanni Paolo II intese ricordare con forza al mondo. Egli chiese una preghiera autentica, che coinvolgesse l'intera esistenza�. Di conseguenza la preghiera non pu� che avvenire nel segno del dialogo e dell'amicizia, �nel contesto di un incontro� che, secondo Benedetto XVI, racchiude tutti gli elementi per un'efficace pedagogia per la pace.
Ce n'� bisogno oggi pi� che mai, aggiunge il Papa rivolgendo lo sguardo alle giovani generazioni. "Lo spirito di Assisi" � il grande antidoto al fanatismo dei kamikaze. Vent'anni fa l'equilibrio del terrore tra Est ed Ovest si fondava su uno scontro ideologico. Oggi il terrorismo internazionale fa leva sullo scontro di civilt� favorendo l'impressione che �le stesse differenze religiose costituiscano motivi d'instabilit� o di minaccia per le prospettive di pace�. Qui si rivela la decisiva carica profetica dell'incontro di Assisi indetto nell'ottobre del 1986 che, non a caso, Giovanni Paolo II volle ripetere nel gennaio del 2002, quando ancora bruciava nel cuore dell'Occidente il rogo delle Torri Gemelle di New York e a Kabul cadevano le bombe.
Forse oggi qualcuno si meraviglier� nel vedere Benedetto XVI difendere con tanta convinzione ed energia "lo spirito di Assisi". Non era stato l'allora cardinal Ratzinger a mettere in guardia dal rischio di un'interpretazione �sincretista� di quell'incontro interreligioso? S�, e lo ribadisce oggi da Papa, sentendosi in dovere di puntualizzare che, anche su questo punto, si trovava in perfetta sintonia con Karol Wojtyla. Il quale, rispondendo alle critiche per l'incontro di Assisi, ebbe a dire che �non siamo qui a negoziare le nostre convinzioni di fede. E neppure � una concessione al relativismo nelle credenze religiose�. Un'osservazione che viene rilanciata dal suo successore per evitare di �cedere a quel relativismo che nega il senso stesso della verit� e la possibilit� di attingerla�. � il sigillo che unisce in modo inequivocabile la profezia di Wojtyla con il pontificato ratzingeriano.
Luigi Geninazzi
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