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22/09/2006 |
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Dopo un processo farsa |
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Alla fine sono stati giustiziati. Iure cattolici, ritenuti colpevoli di istigazione alla violenza contro i musulmani nel 2000, sono stati condotti davanti al plotone di esecuzione a Palu, capitale della provincia del Sulawesi, in Indonesia. Fucilati, senza piet�. �Una notizia tristissima e dolorosa. Ogni volta che viene eseguita una pena capitale � una sconfitta per l'umanit໻, ha commentato padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana. Le autorit� indonesiane hanno negato altre il loro desiderio a partecipare ad un'ultima messa. Il Procuratore ha anche vietato l'allestimento della camera ardente nella cattedrale St. Mary di Palu, come disposto dai condannati a morte. Nelle loro ultime dichiarazioni pubbliche Fabianus Tibo (60 anni), Marinus Riwu (48 anni) e Dominggus da Silva (42 anni), hanno ribadito la loro innocenza, dicendosi vittime di un complotto politico. La vicenda dei tre cristiani indonesiani aveva suscitato clamore in tutto il mondo. Ieri la Comunit� di Sant'Egidio aveva lanciato un ultimo appello per cerca di fermare l'esecuzione. L'11 agosto scorso anche Benedetto XVI era intervenuto pubblicamente per chiedere che i tre non fossero giustiziati. L'intervento dei Pontefice contribu�, in quel momento, al rinvio della condanna. In favore dei tre si era creato un vasto movimento. Numerosi gli interventi dell'Unione Europea, del governo italiano, di autorevoli personalit� del governo e del parlamento, tedesco, spagnolo. A Jakarta e in molte delle principali citt� dell'Indonesia i cristiani si sono riuniti in veglie di preghiera e in manifestazioni pacifiche, mossi dalla speranza che la sentenza non venisse eseguita. Per fermare la condanna a morte dei tre cattolici si erano mobilitati perfino alcuni leader islamici moderati presenti ad Assisi all'incontro interreligioso promosso proprio dalla Comunit� di Sant'Egidio all'inizio di settembre. Ma nulla � servito per fermare la spietata giustizia del Paese islamico pi� grande del mondo. Il miracolo, invocato da monsignor Novatus Rugambwa, consigliere reggente per la Nunziatura apostolica di Jakarta, non � si � verificato. I tre erano stati condannati per il massacro di numerosi musulmani durante il conflitto interreligioso di Poso, nel Sulawesi, nel 2000. Ma esistono molti dubbi sulle loro reali responsabilit�. �Almeno 9 testimoni oculari - ha detto il legale di uno dei condannati - hanno testimoniato davanti alla Corte di giustizia di Palu ed hanno negato la presenza di Tibo sul luogo incriminato nel momento in cui venivano uccisi dei musulmani�. Sarebbe inoltre �falsa l'accusa secondo cui Tibo era a capo di un esercito composto da circa 700 cristiani che avrebbe attaccato i musulmani di Poso il 14 maggio del 2000�. L'altra accusa, la partecipazione Tibo alla "Armata Rossa" di militanti armati cristiani, � stata smentita da altri 5 testimoni che hanno visto l'accusato in un orfanotrofio nei pressi della parrocchia di Santa Teresa a Poso nel giorno e nell'ora in cui l'Armata ha attaccato un gruppo di musulmani. Ora l'esecuzione dei tre cattolici rischia di riaccendere gli scontri interreligiosi fra cristiani e musulmani nell'arcipelago indonesiano.
Andrea Colombo
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