Comunità di S.Egidio


 

30/09/2006

INTERVISTA A ANDREA RICCARDI, FONDATORE DELLA COMUNIT� DI SANT'EGIDIO
"Tutte le religioni sono risorse di pace"

 

ASSISI - "Le religioni sono risorse di pace. Nel 1986 ci colp� la frase finale del Papa: "abbiamo riempito i nostri sguardi di visioni di pace".

Assisi � un cantiere aperto che non andava abbandonato; � importante poterci incontrare di nuovo per far crescere un'anima pacifica in un mondo globalizzato, per combattere quella pubblicistica dell'odio e del disprezzo che sta crescendo nell'opinione pubblica".

Insieme al vescovo di Terni Vincenzo Paglia, Andrea Riccardi � il principale artefice degli incontri interreligiosi che la Comunit� di Sant'Egidio organizza ogni anno dal 1987.

Cinquantasei anni, Riccardi ha fondato nel 1968, a soli 18 anni, quella che � stata soprannominata "L'Onu di Trastevere" per il ruolo determinante che ha svolto anche nella risoluzione di conflitti internazionali e guerre civili.

Ordinario di Storia Contemporanea alla Terza universit� di Roma, ha pubblicato numerosi libri tra cui "La pace preventiva" e "Convivere".

Come nacque vent'anni fa l'idea di continuare l'esperienza nata ad Assisi per volont� del Papa?

"Giovanni Paolo Il disse: "continuiamo lo spirito di Assisi, la pace � un cantiere aperto non riservato agli specialisti", e in quella linea noi abbiamo continuato. Abbiamo sentito che era un grande compito, che non si poteva fermare quel cammino. Col passare del tempo e il mutare degli scenari geopolitici, poi, ci siamo resi conto della necessit� dello Spirito di Assisi, che non � un'utopia wojtyliana di quei momenti, ma una cosa profonda, una necessit� in un mondo che non � destinato a vivere solo di guerre e prigioniero della cultura del conflitto".

Come � cambiato e come � cresciuto in questi anni lo Spirito di Assisi?

"E' cambiato il mondo. Non c'� pi� la guerra fredda, non ci sono pi� le lotte di liberazione, c'� il terrorismo, e allora bisogna fare qualcosa. Ma lo spirito di Assisi resta e si � approfondito: si � aperto al colloquio con i laici, si � aperto ad iniziative concrete, diplomatiche, di pace; si � articolato insomma in un modo ricco, � un linguaggio che parlandolo con uomini differenti di paesi differenti si arricchisce e diventa sempre pi� complesso".

Dalla guerra fredda alla guerra infinita � diventato pi� difficile dialogare tra le religioni?

"C'� stato un momento nel '92-'93, in cui si sperava in un momento di grande pace, invece abbiamo avuto una guerra, infinita e fratturata, divisa in tante guerre, in tanti conflitti".

Gli incontri di Assisi sono uno strumento per costruire quella 'pace preventiva' cui lei ha dedicato uno dei suoi ultimi libri?

"Gli incontri di Assisi non solo ad Assisi, ma in tutto il mondo: siamo stati a Varsavia nel '89, due mesi prima del crollo del muro di Berlino siamo stati a Bucarest nel 1998, gettando le basi del primo viaggio di Giovanni Paolo Il in un paese ortodosso. E' un discorso che cresce, che coinvolge attori diversi, si collega ad azioni locali, si proietta in scenari grandi".

Papa Ratzinger nel suo messaggio ha messo nuovamente in guardia contro il rischio del sincretismo. Al di l� del discorso della pace, l'incontro tra religioni a livello spirituale che valore pu� avere?

"Ha un valore spirituale profondo perch� nell'incontrarsi uomini la gente di fede diversa si sentono richiamati ad approfondire la loro stessa fede".

Oltre a quella degli incontri "Uomini e religioni" c'� un'altra cronologia per la Comunit� di Sant'Egidio: le mediazioni di pace, in cui voi siete stati attori molto attivi.

"La prima cosa che abbiamo fatto � stato con il Libano. Poi ci siamo incamminati su altre vie, essenzialmente africane. Innanzitutto con il Mozambico: due anni e mezzo di negoziati che hanno portato, nel 1992, alla fine della guerra civile. Poi il Burundi, l'Algeria dove non c'� stata una mediazione ma una proposta, il Guatemala dove siamo riusciti a far incontrare il governo e la guerriglia, poi l'Uganda del nord, e il Togo; a volte abbiamo avuto ruoli determinanti, a volte ruoli di accompagnamento. Perch� l'ideale � la pace, non la riuscita personale. Bisogna stare attenti ai protagonismi e noi non abbiamo questo grande problema perch� non siamo uno stato". In Italia abbiamo imparato ad apprezzare il lavoro della Comunit� di Sant'Egidio, ma in Africa come siete stati accettati?

"Bene, in Africa bene. Tanto che all'incontro di Assisi � venuto anche il presidente del Burkina Faso".

Eravate gi� presenti come missionari? "No, noi facevamo cooperazione in Mozambico, e l� abbiamo visto che c'era il problema della guerra, che � la madre di tutte le povert�, e allora bisognava affrontare questo problema. Poi, successivamente, sono nate le Comunit� di Sant'Egidio. Oggi siamo in 22 paesi africani. E la nuova guerra � quella contro I'Aids".

La pace in cantiere.

"Il progetto Dream: 30000 persone malate di Aids in Africa, in cura. E questo � un grande sforzo perch� l'Aids mangia interi paesi".

Riuscite a farvi voce a livello internazionale?

"Speriamo. Gridiamo, ma ci sono molti sordi, e tante volte la voce � bassa".

Arnaldo Casali