Comunità di S.Egidio


 

Segno nel mondo

30/09/2006


La tregua di Dio

 

Nell'86 era impossibile far sedere allo stesso tavolo un ebreo e un musulmano. Anche tra cristiani di confessioni diverse si registravano talvolta diffidenze. Oggi, invece, grazie ad Assisi, si respira un clima di stima e amicizia

Dopo vent'anni i leader delle religioni mondiali sono tornati ad Assisi, su iniziativa della Comunit� di Sant'Egidio e della Conferenza episcopale umbra, per continuare il pellegrinaggio di preghiera e pace iniziato da Giovanni Paolo II.

Benedetto XVI ha inviato al meeting un denso messaggio di otto pagine in cui si afferma che �l'iniziativa promossa vent'anni or sono da Giovanni Paolo II assume il carattere di una puntuale profezia�. Quella scelta - ricorda papa Ratzinger - �pose opportunamente l'accento sul valore della preghiera nella costruzione della pace�. Di conseguenza la preghiera non pu� che avvenire nel segno del dialogo e dell'amicizia, �nel contesto di un incontro� che, secondo Benedetto XVI, racchiude tutti gli elementi per un'efficace �pedagogia per la pace�. La scelta di Giovanni Paolo II, secondo il suo successore, contribu� a chiarire �senza possibilit� di equivoco che la religione non pu� che essere foriera di pace�.

Sono passati vent'anni dal 27 ottobre 1986. Allora papa Wojtyla convoc� ad Assisi i leader religiosi di tutto il mondo per una grande preghiera per la pace. Quel giorno un vento gelido spazzava la cittadella di san Francesco. Dall'intuizione del Papa polacco, testimone diretto della seconda guerra mondiale, prese forma l'evento religioso pi� partecipato del Novecento. Le ore di quella giornata passarono nel digiuno, nel silenzio, nella preghiera, nella reciproca attenzione. I leader delle religioni mondiali pregarono gli uni accanto agli altri, e non pi�, come in passato, gli uni contro gli altri. Giovanni Paolo II volle accompagnare quel gesto, profetico e inedito nella storia della Chiesa, con l'invito a una "tregua di Dio". Alla met� degli anni Ottanta il mondo era tutt'altro che pacificato. Prevaleva ancora la logica della "guerra fredda". L'Afghanistan scontava l'invasione sovietica e la resistenza islamica. Il Medio Oriente era insanguinato dalla guerra tra l'Iraq di Saddam Hussein e l'Iran di Khomeini. Intanto il Libano soffriva gli strascichi della guerra avviata nel 1975, rinvigorita dalla "guerra dello Chouf", che colp� in particolar modo i cattolici. In Sudan, in quegli anni, il generale Gaafar al Nimeiry impose la sharia innescando un conflitto civile che da poco ha imboccato la via della pacificazione.

Eppure in quella giornata di vent'anni fa le armi tacquero. Il mondo si ferm� a contemplare l'icona inedito di preghiere che si univano salendo al cielo, invocando la pace. Nella giornata di Assisi c'era la potenza dell'immagine, la forza dell'incontro fisico dei leaders, che accompagnava una proposta: i credenti assieme per la pace, per la difesa dell'umanit� dalla guerra.

In molti pensarono che l'iniziativa dovesse restare senza seguito. Ma l'anno successivo la Comunit� di Sant'Egidio decise di continuare. I legami nati in quella giornata non dovevano cadere, andavano coltivati. Nel 1987 la giornata fu ripetuta a Roma, nella piazza di Santa Maria in Trastevere. In questa scelta la Comunit� fu confortata dal sostegno di Giovanni Paolo II. II cardinal Stanislao Dziwisz, Arcivescovo di Cracovia, e per quarant'anni segretario di Wojtyla, ha ricordato: �Il Papa ha visto con grande soddisfazione questa iniziativa, che. forse. non era prevista dall'inizio. Ma aveva detto "la pace cerca i suoi artefici", e la Comunit� di Sant'Egidio ha preso quelle parole sul serio. Nel 1987. l'anno dopo Assisi, il Papa, alla fine dell'udienza con i partecipanti al meeting diceva contento: "continuate, continuate!". Creare un clima di amicizia, e per questo ci vogliono anni. E questo � successo�.

Da allora lo Spirito di Assisi si � fatto pellegrino. portato per il mondo dalla Comunit� di Sant'Egidio in collaborazione, di volta in volta, con le diocesi locali. Da Varsavia a Maputo, da Gerusalemme a New York, la profezia di Giovanni Paolo Il ha attraversato i continenti e i mondi religiosi pi� diversi, smuovendo energie di incontro e dialogo.

Oggi il mondo � cambiato. Nell'86 la guerra fredda congelava un equilibrio in cui la guerra - anche se per paura dell'atomica - non appariva uno strumento di risoluzione delle crisi. Oggi, invece, monta una pericolosa cultura del conflitto che, come ha segnalato papa Benedetto, favorisce anche l'impressione che �le stesse differenze religiose costituiscano motivi d'instabilit� o di minaccia per le prospettive di pace�.

� per questo che a distanza di vent'anni l'incontro � tornato con coraggio alla fonte. Il 4 e 5 settembre i leader religiosi si sono ritrovati nella citt� del Poverello per continuare il loro pellegrinaggio e fare memoria della scelta di Giovanni Paola Il. Il meeting si � aperto con una seduta plenaria in cui hanno preso la parola leader religiosi e personalit� del mondo laico. Aprendo il meeting il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunit� di Sant'Egidio, ha detto: �Non crediamo alla cultura del conflitto, perch� il Novecento ha mostrato come due guerre mondiali, guerre e stragi. la Shoah. rivoluzioni che si volevano creatrici di nuovo, colonialismi che si volevano civilizzatori, abbiano ferito profondamente interi popoli e abbiano rubato milioni di vite umane. In questo ci sentiamo sostenuti dall'esperienza di umanit� del secolo passato, ma anche dall'antica sapienza di pace che si ritrova in tante religioni�.

In due giorni di lavoro e sedici conferenze, su temi quali il cammino dell'ecumenismo, la preghiera, la povert� e la globalizzazione, i responsabili delle diverse tradizioni hanno confrontato le proprie tradizioni. Nell'86 era impossibile far sedere allo stesso tavolo un ebreo e un musulmano. e anche tra cristiani di confessioni diverse si registravano talvolta diffidenze. Oggi le distanze rimangono, ma un tessuto di stima e amicizia stempera le rigidit� delle posizioni e apre la strada a un confronto franco.

Il meeting (che nel 2007 si trasferir� a Napoli), si � concluso. come sempre, con le preghiere contemporanee di tutti i gruppi religiosi in luoghi distinti, al termine delle quali una processione di pace si � ritrovata davanti alla Basilica inferiore per la firma dell'appello finale e la tradizionale accensione dei candelabri della pace. L�, alla presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, Andrea Riccardi ha ringraziato tutti i partecipanti ribadendo che �le religioni hanno affratellato popoli diversi. Possono continuare a farlo e a farlo su pi� ampi scenari. con braccia pi� larghe. Oggi la pace ha bisogno che si impari a vivere insieme tra gente diversa... nel rispetto della libert� altrui�. L'appello di pace firmato dai leader e da Napolitano riconosce negli incontri iniziati da Giovanni Paolo Il �una scuola di dialogo� e afferma: �Chi semina terrore. morte, violenza, in nome di Dio. si ricordi che la pace � il nome di Dio. Dio � pi� forte di chi vuole la guerra. di chi coltiva l'odio. di chi vive di violenza�.

Augusto D'Angelo