Comunità di S.Egidio


 

01/10/2006

DOPO LA BARBARA ESECUZIONE DEI TRE CATTOLICI IN INDONESIA
L'ATTENZIONE DEL MONDO SUI CRISTIANI PERSEGUITATI

 

La barbara esecuzione dei tre cattolici indonesiani ha risvegliato l�attenzione di tutto il mondo sulla vita dei cristiani nei Paesi musulmani. Lo so perch� la Comunit� di Sant�Egidio si � impegnata con passione assieme ad altri per chiedere la grazia o la revisione del processo. Due volte (il 31 marzo e il 14 agosto) si � riusciti a far spostare l�esecuzione. Papa Benedetto XVI si � mosso con decisione.

Ci si � scontrati, per�, con l�accanimento indonesiano: i tre erano innocenti, ma, fin dall�arresto, gi� destinati alla pena capitale. Servivano cristiani per equilibrare l�esecuzione degli attentatori musulmani di Bali. Una spartizione religiosa di posti sul patibolo.

Non sono mancate voci musulmane in difesa dei tre: l�ex presidente Wahid e le due pi� grandi confraternite del Paese. La societ� indonesiana, pur tra tante tensioni, � ricca e articolata.

La salma di Dominggus da Silva, uno dei tre cristiani

giustiziati in Indonesia (foto AP/La Presse).

Ma c�� stata la scelta politica di manipolare il fattore religioso e di dare un colpo al panchasila (una specie di tolleranza indonesiana). Significativamente, proprio in questi giorni la Chiesa cattolica indonesiana sta chiedendo, invece, che venga risparmiata la vita agli attentatori musulmani.

Come esprimere attenzione per i cristiani nei Paesi musulmani? C�� una comunione viva ma, purtroppo, debole nelle nostre comunit�, dimentiche di tanti fratelli lontani. Non � sufficiente qualche manifestazione sporadica, magari per dire che i cristiani in Occidente e ovunque sono assaliti dall�Islam.

Basta pensare quanto poco si � appoggiato il Libano, quando cercava di liberarsi dalla tutela siriana. La "protezione" dei cristiani d�Oriente da parte delle potenze occidentali, sino all�inizio del Novecento, si � rivelata ambigua: spesso li ha strumentalizzati per motivi politici, creando loro gravi problemi.

� storia. La Francia abbandon� alla Turchia, tra le due guerre, i cristiani di Cilicia e di Alessandretta, dopo che si erano rifugiati sotto il tricolore.

La politica si occupa delle minoranze solo quando fanno comodo ai propri fini. La guerra in Irak, l�insicurezza e il terrorismo hanno provocato l�esodo dei cristiani iracheni: quasi la met� ha dovuto lasciare il Paese. Non � un mistero che molti di essi consideravano pi� sicuro il regime di Saddam Hussein.

La vita dei cristiani nel mondo islamico � generalmente dura, talvolta molto dura. In Arabia Saudita sono pi� di un milione e mezzo, ma praticamente non hanno diritto all�esistenza.

Non � facile la vita in Pakistan, dove tra l�altro i cristiani sono tra i pi� poveri, o in alcuni Stati nigeriani; la situazione � migliore in Paesi africani musulmani, come Senegal e Guinea.

In Indonesia le isole orientali, a maggioranza cristiana, sono le meno svilup-pate, quelle sulle quali meno si investe da parte del Governo.

Nel mondo arabo ci sono comunit� cristiane antiche, oggi purtroppo dissanguate dall�emigrazione. Ma l�esistenza di queste minoranze porta i musulmani al confronto con "l�altro".

Se ne vanno i cristiani, per� non finiscono le alterit� e i conflitti: si pensi a quelli tra sunniti e sciiti in Pakistan o in Irak. I conflitti nascono quando non si rispettano la diversit� e la libert� di chi � "altro" da s� stessi.

Bisogna tener vive l�attenzione e la comunione dei cristiani per i loro fratelli in difficolt� in tutto il mondo. Ci� aiuta anche i cristiani occidentali a capire meglio il presente, al di l� del loro vittimismo. Genera interesse e solidariet� costante per comunit� minoritarie, che cos� sono meno isolate. Anche se non va dimenticato che queste comunit�, in parecchi casi, hanno un loro profilo e idee chiare su come essere sostenute.

� necessario inoltre un impegno dell�Unione europea per la libert� religiosa e i diritti umani. Una ripresa di presenza politica di Paesi europei, come l�Italia, sugli scenari africani e asiatici avr� effetti positivi anche sulle minoranze. Infatti, per tante parti del mondo, non si tratta solo di protestare una volta ogni tanto, ma di sostenere intelligentemente regimi equi di convivenza, con beneficio di chi � pi� debole.

Cos�, ad esempio, per la grande Indonesia, con le sue 13.000 isole costantemente a rischio di implosione.

Andrea Riccardi