Comunità di S.Egidio


 

17/10/2006

EBREI La tradizionale marcia nel 63� anniversario della feroce deportazione
Alimentare la memoria per costruire il futuro

 

La notte del 16 ottobre 1943 una terribile ferocia colp� con determinazione inimmaginabile la Comunit� ebraica di Roma. Quel giorno, dalle prime ore del mattino fino al pomeriggio, le squadre naziste strapparono 1.016 persone dalle loro case e dai loro affetti, destinandole al massacro per il solo fatto d'essere ebree. Portate tutte sui camion, le vittime furono concentrate nel Collegio militare a Trastevere, per poi essere imprigionate nei treni diretti ad Auschwitz. Alla fine, soltanto 16, tra cui una sola donna, tornarono alle loro case.

Per commemorare l'anniversario di questo tragico evento, anche quest'anno la Capitale ha dato vita a numerose manifestazioni. Il Sindaco Veltroni questa mattina, luned�, presso il Teatro Argentina ha incontrato gli studenti delle scuole che hanno aderito al progetto �Memoria�. Altre cerimonie si sono svolte presso la Sinagoga, a Palazzo Salviati e al cimitero del Verano.

Gi� domenica sera, per�, la Comunit� di sant'Egidio e la Comunit� Ebraica di Roma hanno promosso la tradizionale marcia del ricordo dal significativo titolo: �Non c'� futuro senza memoria�. All'iniziativa hanno partecipato, tra gli altri, il Presidente del Senato, Franco Marini, il Sindaco Veltroni, il Presidente della Provincia di Roma, Gasbarra, il Presidente della Regione, Marrazzo, e il Fondatore della Comunit� di sant'Egidio, Andrea Riccardi. In rappresentanza della Comunit� ebraica sono intervenuti anche il Rabbino Capo di Roma, Riccardo Di Segni, il Presidente della Comunit� ebraica, Leone Paserman, e il Presidente dell'Unione delle Comunit� ebraiche italiane (licei), Renzo Gattegna.

La marcia ha proceduto silenziosamente, con molte fiaccole accese a testimoniare un ricordo e un dolore che non accennano a spegnersi, e con cartelli riportanti i nomi dei tanti lager nazisti. Il corteo ha percorso a ritroso proprio il cammino svolto dagli ebrei romani prima d'essere condotti ai treni dello sterminio: da piazza di S. Maria in Trastevere, attraverso via della Lungaretta e l'Isola Tiberina, fino al Portico d'Ottavia, per fermarsi in largo 16 ottobre 1943, accanto alla Sinagoga, nel cuore del quartiere ebraico.

�Il ricordo doloroso di quel giorno dece spronarci a non lasciare mai sola la Comunit� ebraica e a continuare questa marcia nella vita di tutti i giorni ha dichiarato Gasbarra. I cattivi ragazzi non sono mai soli, ma sempre accompagnati da cattivi maestri. Oggi, molti di questi cattivi maestri stanno rialzando la testa, in modi diversi e sottili. Dunque non dobbiamo fare lo stesso errore del 1943 e combattere sempre l'odio razziale e l'antisemitismo�.

�Basta anche conoscere poco la storia, per sapere che la cancellazione dei fatti importanti della nostra vita e della nostra storia impedisce di vedere positivamente il futuro � ha ribadito il Presidente Marini . Dovremmo fare uno sforzo affinch� la sensibilit� dell'uomo, il senso dell'umanit� e del rapporto tra gli uomini, non sia cos� staccato dall'avanzamento della ricerca scientifica. Oggi si risentono parole, gesti, scritte, che spesso inneggiano a qualcosa che deve preoccuparci profondamente. Dobbiamo impegnare tutto il Paese su questo fronte, contro il pregiudizio razziale e a favore del dialogo�.

Ideata agli inizi degli anni Novanta dalla Comunit� di sant'Egidio, il senso della marcia della memoria non si riduce per� alla sola commemorazione. Vuole essere anche una seria e condivisa ammissione di responsabilit� da parte della cittadinanza romana, rimasta in gran parte troppo indifferente nel 1943, rispetto alla diffusione dell'antisemitismo e alla deportazione.

�Ogni anno ripetiamo questa marcia per non dimenticare � ha aggiunto Andrea Riccardi . Le tradizioni religiose ci hanno insegnato il valore della ripetizione fatta col cuore. La ripetizione esprime la fedelt� a qualcosa che resta e che si approfondisce. La Comunit� di sant'Egidio, proprio negli anni Ottanta, quando si sentiva nell'aria una di quelle stagioni brutte, di risorgente clima di antisemitismo e quando lo stesso terrorismo aveva colpito la Comunit� ebraica, volle proporre questa marcia alla stessa Comunit� ebraica che subito se ne fece promotrice entusiasta�.

Un particolare apprezzamento per lo scopo e il senso del pellegrinaggio � venuto anche dai Rappresentanti della Comunit� ebraica di Roma, che hanno ribadito l'impegno concreto degli ebrei capitolini per non dimenticare, per ammonire le giovani generazioni a non ricadere di nuovo nello stesso errore.

�La memoria coinvolge i sentimenti, l'intelletto, il corpo, c'impegna nella nostra interezza ha affermato il Presidente della Comunit� ebraica di Roma, Leone Paserman �. Quella notte del 16 ottobre 1943 avvenne la prima e unica razzia nazista di massa contro gli ebrei a Roma, in una retata improvvisa per le vittime ma ben pianificata dagli assassini. Un bambino nacque proprio in quel giorno, durante la sosta degli arrestati al Collegio militare. Ogni squadra nazista aveva un elenco con gli indirizzi e i nominativi: andavano a colpo sicuro. Gli ebrei non ebbero scampo, se non coloro cui tocc� la fortuna di essere avvisati da

un parente o da un amico che aveva visto cosa stava succedendo. La cittadinanza romana � ha aggiunto � assistette in silenzio indifferente o impotente. E doveroso per� ricordare con gratitudine quelli che non rimasero spettatori della nostra sorte, quei centinaia o migliaia di giusti, spesso gente umile, domestici, commessi, lavoratori, ex compagni di studi e giochi, ma anche tanti parroci e uomini di Chiesa, che gi� quel giorno e anche successivamente nei mesi dell'occupazione nazista fino alla liberazione del 4 giugno 1944, aprirono le porte delle loro case e dei loro conventi, e ci regalarono la vita. Ad essi va ancor oggi la nostra riconoscenza�.

�In questa Comunit� abbiamo dato ripetute prove della nostra volont� di aprirci al dialogo ha spiegato il Rabbino Capo, Di Segni . Il dialogo � una delle priorit� e dei doveri morali in questo momento storico. Ciononostante, non potremo mai rinunciare ai principi fondamentali della dignit� umana che non devono essere calpestati. Dobbiamo riconoscere il diverso, ma il diverso deve a sua volta accettare i principi della convivenza umana�.

�E importante raccogliere l'insegnamento che ci viene dagli ex deportati ha aggiunto il Presidente dell'Ucei, Renzo Gattegna �. La Sho� dev'essere raccontata e insegnata, e non perch� lo chiedono gli ebrei, ma perch� solo attraverso il rinnovare la memoria possiamo sperare di vaccinare i nostri giovani contro l'odio del razzismo�.

Luca Possati