Al Trullo ora mostrano le cicatrici. Sono rimaste quelle infami sulle mura del Gran Caff� che dicono �Ordine romano presto colpir�, e quelle sul naso spaccato di Mircea, che si � preso una sprangata, e quelle sulle gambe di Florin, colpito da una pallottola. Sono due giovani della numerosa popolazione rumena "non gradita" stanziata sulla Portuense. Ma non gradita a chi? A chi non piace Denisse che ha solo tre mesi e se stava nelle braccia della mamma, quando il pap� Florin si � preso i colpi di pistola? � ancora tutto da chiarire, e il Trullo comincia a prendere le distanze dai "coatti" con la camicia nera che si sono proclamati giustizieri.
Via del Trullo, lungo la Portuense che arriva a Fiumicino, che ha da un lato Monte Cucco e dall�altro Monte delle Capre, gi� nella toponomastica sembrava non aver nulla che a che vedere con il centro di Roma, tanto che � e gli anziani lo ricordano � chi prendeva il tram per andare in centro diceva: �Andiamo a Roma!� Hanno sparato contro i rumeni, poi, il giorno dopo, il raid si � ripetuto in un altro bar che � stato bruciato, e le cicatrici laceranti di questi giorni pare vogliano inaugurare una nuova apartheid in questo quartiere che ora sta dentro Roma, contraddicendo la storia che ne fa un rione sempre aperto all�accoglienza. Gli anziani lo ricordano benissimo, e oggi ne vanno orgogliosi. La "Borgata Ciano" si popol� con gli abitanti delle baraccopoli di Roma e poi negli anni Cinquanta accolse, specie nelle case di via Monte delle Capre, gli immigrati della Calabria e dell�Abruzzo. Accett� bene anche gli sfortunati della Pantanella al principio degli anni �90: �La paura � dicono ora al Trullo � svaniva quando cominciavamo a conoscere queste persone�. �Io � dice una vecchietta � me credevo che erano tutti francesi. Nun li capivo. A ma�, m�ha poi detto mio figlio, guarda che so� d��a Calabria. So� italiani come noi! Nun so� francesi!�.
Poi il Trullo � diventato luogo di spaccio ai tempi della banda della Magliana. Un uomo indica: �I "fattoni", come diciamo noi a Roma, cio� quelli che si drogano, venivano a farsi tutti l�!� Ora non pi�: davanti al giardinett di Piazza Caterina Licetti, c�� un automezzo dei carabinieri. Qui, fino a due settimane fa, venivano gruppi di rumeni. Erano accusati di bere birra, ubriacarsi e buttare le bottiglie per terra, come i "fattoni" una volta lasciavamo le siringhe. Quelli che al Trullo pensano che, per quanto incivile, i comportamenti di questi rumeni non vanno puniti con la rivoltella, si � ritrovato l�altra sera nella palestra dell�Istituto dei "Sacri Cuori di Ges� e Maria". La comunit� di Sant�Egidio che al Trullo ha una sede ha voluto mettere insieme i cittadini della borgata e i giovani rumeni, quelli che non c�entrano, come Mircea e Florin che quella sera erano l� per caso. Suor Anastasia che apre loro le porte si occupa della scuola dell�Istituto che ospita 37 bambini stranieri. La sua � un�altra storia di accoglienza. I bambini le dicono: �Suora, qua dentro stiamo bene, ma abbiamo paura per i nostri genitori�.
La Comunit� di Sant�Egidio � nel quartiere da 30 anni. I responsabili, come Mario Mancini o Rossella La Porta � come se qui fossero nati: hanno vissuto tutti gli anni della difficile accettazione dell�altro. Mancini si presenta ai pochi che non lo conoscono: �Siamo persone che vogliono bene agli stranieri, che vogliono fare del quartiere una casa ospitale per tutti. Ogni strappo � possibile ricucirlo, e ogni ferita pu� guarire�. Ricalca le sue parole Rossella La Porta: �Da sempre nel quartiere Sant�Egidio cerca di far crescere quello che unisce e allontanare quello che divide. Si tratta di far crescere la parte migliore che � dentro di noi:l�accettazione dell�altro�.
Pare stia nascendo in questa palestra una nuova campagna di sensibilizzazione, �ma il problema principale � dice una donna � � la paura, perch� non ci conosciamo.� � il senso di tutto. Gli stessi ragazzi che sono qui, sanno che tante accuse non sono del tutto infondate, ma la generalizzazione non ha senso, cos� Cozmina pu� dire, ricorrendo a un proverbio rumeno: �Ogni bosco ha i suoi rami secchi�. Conoscersi, e da questa riunione nella palestra delle suore del Trullo si comincia a cercare il modo. C�� la proposta di Gabriel Rusu, consigliere aggiunto al Comune di Roma in rappresentanza degli immigrati europei che ha chiesto al sindaco Veltroni di creare spazi per il dialogo e la discussione tra i romani e gli stranieri, �per mostrare la propria cultura e recepire quella degli altri�. � la linea che ispira del resto "Genti di pace" che, all�interno della comunit� trasteverina di Sant�Egidio si occupa dei rapporti con gli stranieri. La responsabile � Daniela Pompei: �Si tratta � dice � di costruire un modo di vivere insieme, tra italiani e stranieri, cos� da confrontare lingue, culture e fedi diverse. Noi viviamo questa realt�. Roma si presenta gi� cos�, in modo sfaccettato. Non possiamo prenderne atto solo quando ci troviamo davanti a fatti drammatici�. Il Trullo � un quartiere che si � costruito su tutte queste sfaccettature. E nessuno ha mai detto ai giustizieri di turno che c�era bisogno di loro.
Giovanni Ruggiero
|