Nonostante ci. sia stata una gara trai giornalisti e redattori di telegiornali per ricercare le notizie pi� negative in materia di indulto, il dato fornito dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella, � confortante: �dopo l'indulto solo il 3,5% delle persone che ne hanno beneficiato � tornato in carcere�.
Il tasso � molto basso e fa ancor pi� notizia, considerato l'infelice periodo di agosto nel quale il provvedimento ha iniziato ad avere i suoi effetti (servizi sociali sprovvisti di personale, attivit� lavorative ridotte a causa delle ferie estive e via dicendo).
Nella panoramica di voci e interventi in materia non abbiamo letto n� ascoltato alcuno che abbia cercati di descrivere come sia avvenuta l'uscita dal carcere delle persone, beneficiarie dell'indulto; la loro gioia le piccole difficolt�, a volte lo smarrimento di fronte ad una citt� cambiata, lo stupore di incontrare
presso gli Uffici della matricola oltre agli agenti, come di consueto, volti conosciuti perch� amici, e l'elenco potrebbe continuare. Cosa � realmente successo nelle carceri a partire dal 31 luglio, data della pubblicazione nella gazzetta ufficiale del provvedimento?
Facciamo memoria, a partire dalla nostra esperienza come Comunit� di Sant'Egidio a Roma. Appena approvata la legge i direttori delle carceri romane hanno ritenuto necessario che i Volontari che svolgono attivit� negli istituti penali, insieme ai cappellani, ai rappresentanti dell'Ufficio del garanti dei detenuti della Regione Lazio, agli agenti di polizia penitenziaria e operatori del Comune di Roma, potessero insieme garantire una presenza continuativa negli Uffici di matricola per aiutare le persone che sarebbero uscite grazie all'indulto. Abbiamo incontrato circa 800 persone subito prima della loro uscita dal carcere. Va detto che le scarcerazioni sono iniziate il primo agosto senza interruzione. I detenuti e le detenute venivano chiamati nelle loro celle dagli agenti penitenziari man mano che giungevano presso la Direzione del carcere i provvedimenti della Procura della Repubblica. In pochi minuti le persone dovevano raccogliere i propri abiti e gli oggetti consentiti in cella, stiparli in un sacco nero dell'immondizia, l'unico bagaglio che l'Amministrazione penitenziaria � in grado di fornire ai propri ospiti. Fin dal primo giorno ogni detenuto aveva la possibilit� dopo lo svolgimento delle pratiche burocratiche di effettuare un colloquio per chiedere consigli, aiuto per problemi contingenti, per telefonare ai parenti e pi� importante ancora per trovare una sistemazione quando non esisteva una dimora o una famiglia di riferimento.
A ciascuna persona � stato dato un kit consistente i uno zainetto con dei biglietti per l'autobus, buoni pasto, una maglietta e Dove Mangiare Dormire Vestirsi, la nota guida dei servizi della citt� redatta dalla Comunit� di Sant'Egidio per persone in difficolt�. I detenuti stranieri, dopo ore di attesa, sono stati tutti condotti presso l'Ufficio immigrazione della Questura di Roma per gli adempimenti amministrativi relativi al loro status di immigrati ai sensi della legge Bossi-Fini e poi in alcuni casi nei Centri di permanenza temporanea. Spesso le persone malate o non in grado di deambulare sono state accompagnate dai volontari o negli ospedali o nei centri di accoglienza del Comune.
Per coloro che dovevano trasferirsi in un altra citt� o paese � stato possibile ottenere il biglietto ferroviario gratuito a seguito di un accordo stipulato con le Ferrovie dello Stato.
Questo tipo di aiuto � stato importante, per dare un sostegno materiale e psicologico alle persone e perch� nessuno si trovasse fuori dal carcere all'improvviso senza alcun riferimento.
Molti uscendo hanno espresso la loro intenzione di non tornare pi� in carcere, chiedendo per� aiuto soprattutto per trovare lavoro. Certo l'indulto � un avvenimento straordinario che va accompagnato da una seria riforma del sistema giustizia e da una seria organizzazione dei servizi socio-sanitari e di reinserimento lavorativo per le persone in difficolt�: durante la nostra ventennale attivit� di volontariato nelle carceri come membri della Comunit� di Sant'Egidio abbiamo potuto constatare nel tempo che se la pena non � utilizzata per rieducare e per aiutare nel reinserimento nella societ�, ha poca efficacia riguardo la reiterazione dei reati.
Per questo motivo pensiamo che l'impegno di tutti sia quello di non lasciare sole queste persone, ma di fornire tutti gli strumenti necessari per un loro effettivo reinserimento.
Marina Ceccarelli e Gian Matteo Sabatino
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