Trovarsi, unico nero, in una folla di bianchi. Attraversare una citt� dove ogni indicazione, dai cartelli stradali alle insegne dei negozi, � scritta in un alfabeto ignoto. Vivere nel terrore di essere rimandato a casa, incontro alla guerra, alla fame. Salire sull'autobus e fermarsi con le mani in alto per non essere accusato di rubare.
Sono le paure degli immigrati, gli stranieri venuti a vivere in Italia. Pi� di 3 milioni di persone, il 5,2 per cento della popolazione, indica l'ultimo dossier della Caritas. Una presenza in crescita che sempre pi� spesso suscita, negli italiani, ostilit�, diffidenza, inquietudine. Ma loro, gli stranieri, che cosa provano?
�C'� una sofferenza dell'immigrazione, ed � grande� avverte Daniela Pompei, nella sede romana della Comunit� di Sant'Egidio. �La vediamo emergere nei temi dei tanti che frequentano le nostre scuole d'italiano: la paura della solitudine, prima di tutto, il terrore di non farcela�. Sentimenti ignorati. Ammette la sociologa Laura Balbo: �Sappiamo tutto sulle paure degli italiani, niente su quelle degli immigrati�.
Eppure, l'inquietudine � la prima compagna dello straniero. �La provano fin dal momento in cui cominciano a preparare il viaggio: sanno che molti di loro non arriveranno� osserva Abdellah Redouane, segretario generale del Centro islamico culturale. E un'ansia che diventa �paura del presente e del futuro e rimane anche quando si trova un tetto, un lavoro�. Pi� angosciosa in chi fugge da guerre, persecuzioni, come i rifugiati e i richiedenti asilo. Segnala Donatella Parisi del Centro Astalli, struttura creata dai gesuiti per l'assistenza ai rifugiati: �Per gente in fuga da paesi dittatoriali, ogni incontro con lo Stato, dalla questura all'anagrafe, � un trauma. E il terrore di essere cacciati � tremendo: rimandati indietro, vanno a morire�.
Secondo la Caritas, nel 2005, su 9.346 richieste d'asilo, 5.583 sono state bocciate. I respinti a volte scivolano nella clandestinit�, dove s'annida una nuova paura: quella della violenza. Due anni fa un gruppo di Medici senza frontiere attravers� il Mezzogiorno d'Italia sulle tracce degli immigrati al lavoro come stagionali. Ricorda il capomissione Andrea Accardi: �Ne visitammo 770. L'80 per cento di loro aveva subito negli ultimi sei mesi almeno un episodio di violenza, dagli insulti alle percosse�. Quello che segue � un viaggio nelle paure degli immigrati.
Paura di essere preso per ladro. Mohamadou Siradio Thiam, 40 anni, senegalese, dal 1998 in Italia. Abita a Roma, lavora come portiere in una Casa di accoglienza della Comunit� di Sant'Egidio. �Quando sali sull'autobus vedi la gente che si sposta. Io metto subito le mani sui sostegni, tutt'e due, bene in vista, cos� non pensano che le infilo nelle borse. Se ne tengo anche una sola gi�, vedo che quelli che mi stanno vicini non sono tranquilli�.
Paura del pregiudizio. Younis Tawfik, 48 anni, iracheno, scrittore, vive in Italia dal 1979. �Mi domandano se nel mio paese ci sono i semafori, se abbiamo i pomodori. Quando venni qui per studiare, all'Universit� di Torino, mi chiedevano solo della poligamia. Oggi vogliono sapere dell'Islam. I musulmani vivono in uno stato di paura mostruoso. Io non vado in moschea, ma mi domando: perch� se a Genova decidono di costruirne ma, bisogna organizzare una fiaccolata di protesta, una marcia? Dopo 1'11 settembre parecchie donne che portavano il velo sono state licenziate. E quando � cominciata la guerra in Iraq alcuni miei amici sono stati aggrediti. Uno, che lavorava in un'azienda di raccolta dei rifiuti, � stato picchiato. Non ha denunciato, ha solo chiesto di essere trasferito. Ecco, questo accade in Italia: hai la cittadinanza, ma non ti senti accettato�.
Paura della precariet�. Mohamed Saady, 39 anni, marocchino, presidente nazionale dell'associazione Oltre le frontiere, sindacalista della Cisl. Vive a Napoli. �Secondo una nostra indagine, il 33 per cento degli immigrati in Campania paga di tasca propria i contributi pur di avere un contratto regolare che consenta loro di rinnovare il permesso di soggiorno. Perch� il permesso si rinnova spesso ed � legato al lavoro: se uno lo perde, ha sei mesi di tempo per trovare una nuova occupazione prima di essere espulso. Questo non d� serenit�.
Paura di sentirsi diversi. Ahmed Habouss, 51 anni, berbero, antropologo e docente universitario. Vive a Livorno. �La lingua � l'elemento chiave: aiuta a integrarsi, a capire la simbologia. In Italia mancano ancora gli strumenti per l'integrazione: � un Paese di persone formidabili, ma in cui le istituzioni stentano ad attivarsi. Cos� ci sono persone che vivono qui da 15 anni e non parlano italiano, stanno sempre tra loro per paura di sentirsi diversi. Ma chi non riesce a inserirsi rischia di incattivirsi, di scivolare nel fondamentalismo. Chi si sente emarginato cerca le radici�.
Paura della discriminazione. Pap Khouma, 49 anni, senegalese, scrittore, in Italia da 22 anni, vive a Milano. �Sono cittadino italiano, eppure vado in comune, do il mio documento e mi trattano come se fossi uno straniero. Non guardano il documento, ma la faccia, che � nera. Mio figlio, che � di madre italiana, si sente dire spesso, con grandi sorrisi: "Come parli bene l'italiano!". Credono di fargli un complimento. Trovano sempre il modo di farti capire che non appartieni a questa societ�.
Paura di perdere tutto. Sudanese, giornalista, fuggito dalle persecuzioni politiche nel suo paese, A. vive da 12 anni in Italia. Ha lo status di rifugiato politico, abita in una citt� del Nord-Est, ritiene pi� prudente non dire il proprio nome. �La generazione d'immigrati pi� antica, arrivata prima del 2000, vive con preoccupazione le scelte politiche: si sente sempre in bilico tra peggioramento e miglioramento. Ma la condizione pi� difficile � quella dei richiedenti asilo che da due, tre anni attendono una risposta. Sono persone sospese. Hanno un lavoro, una casa e possono perdere tutto da un momento all'altro. Vivono giorno e notte nel terrore di essere convocati dalla commissione centrale e di sentirsi dire che la loro domanda � stata bocciata. Purtroppo in Italia c'� il caos nel settore dell'asilo politico�.
Paura della diffidenza. Nana Estateshvili, georgiana, 35 anni, da tre in Italia. Vive a Roma, lavora come colf per pi� famiglie, nel tempo libero fa la volontaria alla mensa della Comunit� di Sant'Egidio. �All'inizio ho cercato lavoro per tre mesi, senza trovarlo: parlavo solo inglese. L'italiano l'ho imparato guardando la televisione. Nel presentarmi alle famiglie per cercare lavoro avevo paura di non riuscire a conquistare la loro fiducia. Nei telegiornali, di tante cose cattive si sente dire continuamente: � uno straniero che ha fatto questo...�.
Paura di non essere capiti. Qorbanali Esmaeli, afghano, 30 anni, da sette in Italia, operatore sociosanitario. Vive a Roma, � presidente dell'Associazione afghani in Italia. �Quando arrivi, sei come un bambino appena nato: non capisci la lingua, non sai dove andare, la tua paura fondamentale � di non riuscire a farti capire. Io ero un richiedente asilo: o mi ammazzavano nel mio paese o morivo nel viaggio o m'inventavo un futu
ro. Sono arrivato per mare. Agli italiani non piace, ma � l'unico modo: hai la morte davanti e scappi dalla galera. Affronti il gelo, le botte, resisti pensando: vado in Europa, l� rispettano i diritti umani, li hanno inventati loro. Ma quando arrivi ti dicono: "Torna nel tuo paese". All'inizio per 20 giorni ho dormito per strada. E non capivo. Ma come, mi dicevo, l'Italia � un membro del G8 e si dorme per strada?�.
Paura per i figli. Natalia Iacovleva, moldava, 26 anni, in Italia dal 2000. Vive a Casal di Principe (Caserta), con il marito italiano e i due figli di 3 e 5 anni. Lavora come mediatrice culturale per Medici senza frontiere. �Da bambina, quando studiavo la geografia, avevo un gran desiderio di venire in Italia, mi sembrava un Paese bellissimo. Sono arrivata che avevo 19 anni, con una mia amica. Abbiamo trovato lavoro come cameriere in un ristorante di Casal di Principe. Ma non so se
rester� in questo Paese. Ho paura per i miei figli: qui � facilissimo prendere la strada sbagliata. C'� la camorra, sparano, si ammazzano. La sera si resta chiusi in casa, c'� perfino paura di uscire�.
Paura delle aggressioni. Bange Boukare, 35 anni, del Burkina Faso. Da tre anni in Italia, clandestino, lavora nelle campagne del Casertano. �Gli italiani ci trattano come cani, non pensano che siamo uomini anche noi. I ragazzini ti sputano addosso. Quando cammini in bicicletta, ti vengono addosso in macchina o in motorino per farti cadere. A me � successo: mi hanno colpito mentre ero in bicicletta e mi hanno buttato a terra. Quando ti capita, perdi la speranza�.
Paura dei raggiri. Sebastiano Bila, 45 anni, del Burkina Faso. Clandestino, vive in Italia da sei anni. La met� li ha tra scorsi a Treviso, lavorando in nero in un ristorante. Da tre anni vive nel Casertano, arrangiandosi come pu�, agli ordini dei caporali che reclutano manodopera all'alba, agli incroci. �Quando c'� stata la sanatoria, ho pagato 2.500 euro a un tipo che aveva promesso di mettermi in regola. E sparito. Sono andato dai carabinieri per denunciarlo, mi hanno minacciato di rimandarmi in Burkina perch� non avevo le carte in regola. Cos� sono venuto al Sud. Ma non lavoro da agosto: non mangio bene, ho mal di testa, penso troppo, per sollevare lastre di marmo mi � venuta l'ernia�.
Paura di ribellarsi. Isoke Aikpitanyi, 27 anni, nigeriana. Dal 2001 in Italia, costretta a ripagare il debito per il viaggio prostituendosi, ha fondato l'associa zione La ragazza di Benin City per aiutare le donne nigeriane vittime di tratta a liberarsi dalla schiavit�. Sta per pubblicare un libro su tutto questo. �La paura di ribellarsi � veramente tanta. Pu� finire male: qualcuna � sparita, ad altre � stato fatto bere l'acido muriatico. C'� il timore di vendette sulle famiglie. Se una donna ha figli, qui o in Nigeria, il ricatto � ancora pi� forte. E poi ti viene la paura di non essere capace di inserirti nella realt� italiana e ti rassegni a vivere in Africa stando in Italia, stai nel ghetto, diventi una maman, uno spacciatore, una sbandata�.
Bianca Stancanelli
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