Comunità di S.Egidio


 

31/12/2006

Camorra e guerre
La via per cercare la pace

 

Il primo gennaio del 1968, nel clima teso e insieme ricco di idealit� di quegli anni, la Chiesa cattolica celebrava per la prima volta la Giornata mondiale della pace. La celebrazione, voluta da Paolo VI, in spirito chiaramente conciliare, dava risonanza ad una rinnovata sensibilit� per i problemi della guerra e della pace, che aveva percorso il magistero dei papi del Novecento. A quasi quarant'anni dalla sua istituzione, anche se sono cambiate le circostanze, la Giornata � ancora un'occasione di riflessione.

Che cosa vuol dire celebrare questa Giornata a Napoli, oggi? L'attualit� della celebrazione � evidente.

Indubbiamente Napoli pu� essere considerata una citt�, ferita dalla violenza, che deve trovare la sua via della pace. Ma pace non � solo vittoria sulla criminalit�. Questa Giornata � l'occasione per ricollocare queste questioni in un orizzonte pi� vasto: � il problema delle guerre dimenticate, una trentina di conflitti ancora aperti oggi nel mondo. E non sono solo i fronti fortemente mediatizzati, che pure vengono seguiti con alterno interesse; sono le piccole e grandi guerre dell'Africa, in cui quel continente si dissangua. Sono i conflitti asiatici, dai risvolti etnici e religiosi complessi. Sono i conflitti ingarbugliati e sanguinosi del Medio Oriente, radice del terrorismo e giustificazione per una guerra che si pretende santa contro l'Occidente. Ma il problema della pace e della guerra � anche il problema del futuro del mondo e dei suoi nodi: della possibilit� (o impossibilit�) di convivenza con l'islam di cui si parla continuamente; c'� poi il grande problema dell'immigrazione dal sud e della nascita di societ� sempre pi� meticce; c'� il grande interrogativo, forse anche pi� decisivo per il futuro meno prossimo, costituito dall'irruzione dell'Asia sulla scena internazionale, in cui si delineano alcuni protagonisti del mondo di domani con cui non avevamo fatto i conti, primi fra tutti Cina e India.

In questo scenario si colloca la scelta di tenere a Napoli il grande incontro interreligioso per la pace del 2007, sulla linea dell'incontro di preghiera convocato da papa Giovanni Paolo II nel 1986 ad Assisi. La Comunit� di Sant'Egidio e l' Arcidiocesi l'hanno promossa e gi� sono al lavoro per realizzarla. Il convenire di alcuni importanti leader delle religioni mondiali rimanda al ruolo che Napoli pu� svolgere, sul fronte della guerra e della pace, soprattutto su quella frontiera con il mondo musulmano, cos� carica di tensioni.

Napoli � gi� luogo di incontro e di costruzione di una realt� plurale. Ma si tratta anche di comprendere il ruolo che Napoli plurale pu� giocare, per la sua posizione geografica, affacciata sulla frontiera fisica tra l'occidente (o il nord, se si preferisce), e il vasto mondo islamico, che � la frontiera del Mediterraneo. Pace a Napoli, allora, non vuoi dire solo successo nella tutela dell'ordine pubblico. Il problema � anche legare la ricerca della pace a una costruzione positiva, a una visione che sappia cogliere, per usare ancora un'espressione conciliare, i "segni dei tempi". Un futuro possibile in cui Napoli non � solo - come ha detto in un recente incontro napoletano Andrea Riccardi - �un' appendice problematica dell'Italia, ma una risorsa strategica per l'Europa�.

Gino Battaglia