Comunità di S.Egidio


 

01/02/2007


LA SFIDA AL PATIBOLO
Si apre stamane alla Cit� Universitaire di Parigi il terzo Congresso mondiale contro la pena di morte. Vi partecipa Mario Marazziti, portavoce della Comunit� di Sant'Egidio.

 

Penthotal, curaro, sodio cloruro. Ti addormento, ti paralizzo, ti congelo. Muori senza dolore. Senza dolore? La prima esecuzione per iniezione letale si � consumata in Texas, nel 1982. Carroll Pickett, reverendo metodista, ha accompagnato i primi 95 a morire. Mi ha raccontato che a volte l'ago � uscito dalla vena: � per questo che si usano tutte e due le braccia, uno � di riserva, ma con le vene rovinate pu� succedere di tutto. Sembra che tutto finisca con calma, un mezzo sorriso, mentre si ferma il respiro. Ma un farmaco a base di curaro paralizza i muscoli, mentre un altro congela e distrugge. La sensibilit� non � tolta. Ci si sente esplodere dentro e non si pu� nemmeno gridare. Lo spiega il British Medical Journal. John Stevens della Corte Suprema degli Stati Uniti dice che ammazzare cos� �cani e gatti � vietato�. In Florida ci sono voluti 30 minuti per fare morire l'ultimo condannato. Nel 2001 avevano gi� rinunciato alla sedia elettrica perch� uno era bruciato.

Se questo � il meglio che il mondo ha saputo inventare perla morte �pulita�, c'� qualcosa di malato. E da fermare subito. Una moratoria universale delle esecuzioni va introdotta al pi� presto. Verso l'abolizione totale. E il senso dell'iniziativa italiana, sostenuta da Francia e Germania, per una risoluzione all'Assemblea Generale dell'Onu. Per questo 5 milioni di firme perla prima volta di tutti gli schieramenti religiosi e di tutte le culture sono stati raccolti dalla Comunit� di Sant'Egidio mentre cerca di coinvolgere alcuni Paesi africani e dell'Asia centrale e Paesi arabi come il Marocco a forme di giustizia senza morte.

Si dice di combattere la morte ma in realt� la si legittima al livello dello Stato. Cresce cos� una cultura di morte. Utilizzata da alcuni contro oppositori politici, religiosi e minoranze sociali e culturali, nelle democrazie � segnata da razzismo e discriminazione. Nella Bible Belt del Sud degli Usa chi � coloured o latino ha 9 volte le probabilit� di un bianco di essere giustiziato. E una strana giustizia, dove i diritti umani dipendono dalla geografia. Negli stessi Usa met� delle esecuzioni � concentrata in Texas e met� di queste nella sola contea di Harris (Houston). E il tasso di omicidi � anche tre volte superiore di quello di altri Stati americani. Il tasso di errore � ben pi� ampio dei 124 detenuti innocenti che sono stati rilasciati dopo anni nel braccio della morte. I miei studi personali, la corrispondenza con oltre 2000 detenuti nei bracci della morte, mi hanno portato a ritenere che il 13-15 per cento dei condannati a morte americani � innocente. In Giappone la data dell'esecuzione non viene comunicata n� alle famiglie n� al condannato. Ogni volta che la porta si apre pu� essere cibo, posta, punizioni o morte. Per anni. C'� una dose di tortura mentale che � ineliminabile perch� si muore mentalmente dieci, cento, mille volte. Schiavit� e tortura oggi sono ritenute barbarie, anche se per secoli sono state considerate indispensabili. Il Tribunale Penale Internazionale anche per i crimini contro l'umanit� non contempla pi� la pena capitale e il terzo millennio avrebbe bisogno, presto, di questo diritto umano in pi�.

L'Europa � il primo continente al mondo senza la pena di morte. C'� chi dice che � perch� � un continente secolarizzato, disperato, che non crede a una vita oltre la vita. � un'osservazione che non ha senso, se si pensa che oltre il 90 per cento delle esecuzioni mondiali avviene in Cina. � il continente che ha sperimentato troppa morte sulla sua terra, due guerre mondiali, la Shoah, e che si � ripensato faticosamente senza guerra offensiva e senza pena di morte. Cultura laica e radici ebraico-cristiane si sono incontrate in una sintesi che conosce la riabilitazione come dimensione fondamentale della giustizia. Sta qui una differenza fondamentale con gli Usa, dove � invocata una giustizia �distributiva� che suona inutile e vendicativa. Nessuna esecuzione restituisce mai la vita alle vittime e ne crea di nuove (immaginate a scuola il fratellino di un condannato a morte come viene trattato...). Non si sanano le ferite delle famiglie di chi � ucciso ma le si congela nell'odio, nell'attesa di una guarigione che non arriva mai.

Per vincere questa battaglia occorre creare un grande fronte mondiale oltre i confini europei. La sfida diplomatica e culturale dei prossimi mesi, Italia e Francia per prime, deve avere per obiettivo una risoluzione presentata come co-sponsor non solo dall'Ue, ma da Paesi-chiave del Sud del mondo: tra gli altri, Sud Africa, Mozambico, Senegal, Liberia, Brasile, Messico, Cile, Cambogia, Filippine e forse non � impossibile pensare anche a Tunisia, Marocco, Algeria, Taiwan, abolizionisti de facto. Per evitare che un sentimento anti-europeo e anti-colonialista possa essere utilizzato in maniera furba e paralizzante. E che si ripeta il paradosso di una risoluzione bloccata da paladini dei diritti umani nel Nord Europa, �massimalisti� e alla fine utili a chi non sa vedere altro che una giustizia patibolare. Lavorando in questo modo, si pu� vincere davvero.

Mario Marazziti