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Popoli e Missione |
01/04/2007 |
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Servir� I'esecuzione numero quattro in Iraq per andare oltre l'attuale indignazione della comunit� internazionale di fronte all'orrore della pena capitale? L'impiccagione di Saddam Hussein, e con lui quelle d� altri due imputati eccellenti come il fratellastro Al Tikriti e l'ex Presidente del Tribunale Rivoluzionario, AI Bandar, hanno si suscitato una generale reprimenda di fronte ai metodi di vendetta utilizzati da Baghdad, che per� a nulla � servita se ora si parla di Taha Yassin Ramadan, ex vice Presidente di Saddam, condannato per Io stesso crimine degli altri: il massacro d� 1415 sciiti a Dujail. La questione della pena di morte � la grande sfida delle civilt� deI XXI secolo. � su questo che si gioca la vera partita delle democrazie, se � vero ci� che ci dice un grande intellettuale laico italiano come Massimo Cacciari, �che vi � una incompatibilit� di fondo tra una procedura politica democratica che per sua essenza prevede che i problemi vengano risolti per via discorsivo-dialogica e la pena di morte�. Lo stesso Cacciari imposta il discorso suI piano spirituale-religioso: �E' nella predicazione di Ges� Cristo che il principio del Non toccare Caino viene ripreso in termini estremi, questo � il filo rosso continuo nel Vangelo, quindi chi uccide Caino � anti-Cristo�. Le cifre fornite da importanti associazioni che da anni si battono per l'abolizione della pena capitale, come Amnesty International o la Comunit� di Sant'Egidio, ci dicono che ad oggi sono 88 i Paesi che hanno abolito la pena di morte per ogni reato, che 11 l'hanno eliminata salvo che per reati eccezionali, quali quelli commessi in tempo di guerra, che 30 sono abolizionisti de facto, ossia che non compiono esecuzioni da almeno 10 anni o che hanno assunto un impegno a livello internazionale a non eseguire condanne a morte. 1n totale sono 129 i Paesi che hanno abolito la pena di morte nella legge o nella pratica, con recenti ingressi, quelli, nel 2006, di Filippine e Moldova. Sessantotto i Paesi che la mantengono in vigore: la Cina guida la lista di morte con un numero coperto da segreto di Stato, ipotizzabile tra le 5 mila e le 10 mila esecuzioni l'anno. Seguono Iran, Vietnam, Arabia Saudita, USA. Di fronte a tutto questo si trover� presto l'Assemblea generale dell'Onu che, su iniziativa del governo italiano, si confronter� su una risoluzione per una moratoria universale che metta la parola fine alle esecuzioni. �Indispensabile sar� - spiega Mario Marazziti della Comunit� di Sant'Egidio - una posizione unitaria, forte, dell'Unione Europea che si accompagni ad una iniziativa capace di associare importanti Paesi del Sud e del resto del mondo come co-sponsor dell'iniziativa, dal Sudafrica al Brasile, dal Messico al Cile alle Filippine. Ci� eviter� di poter utilizzare argomenti quali l'ingerenza dei Paesi ricchi nelle questioni interne di Paesi poveri o del Sud del mondo�, motivazione che sconfisse la precedente iniziativa italiana del 1999. �Sulla pena di morte il mondo � diviso - aggiunge Riccardo Noury di Amnesty Italia - e l'Assemblea generale dell'Onu pu� rappresentare questa divisione. Ci sono Paesi che considerano la pena di morte come un elemento del diritto interno, rifiutano qualsiasi tentativo di internazionalizzarne il dibattito e di metterne in discussione l'applicazione�. Amnesty international e gli altri membri della coalizione mondiale contro la pena di morte si augurano che l'Ue non faccia marcia indietro. Paesi come la Gran Bretagna, con rapporti solidi e stabili con gli Usa, dovranno capire che si possono avere posizioni diverse da quelle dei propri alleati. Nel dialogo tra Stati, inoltre, si dovr� fare sempre presente che l'abolizione della pena di morte � una necessit� del mondo, soltanto con il confronto si potr� convincere chi non intende cedere della necessit� delle ragioni abolizioniste. Se in sede Onu si dovesse fallire, le conseguenze sarebbero gravissime. Chiarisce Nicola Canestrini. Direttore italiano del Centro studi per la pace: �La bocciatura potrebbe essere usata dai Paesi che applicano la pena capitale come una giustificazione formale che il loro diritto di mandare a morte i cittadini � internazionalmente riconosciuto�. Sin dal 1764, Cesare Beccaria nel suo Dei delitti e delle pene condannava la pena di morte, perch� immorale e antieducativa, mai quanto oggi siamo in grado di provare la veridicit� delle sue parole. La pena di morte non � un deterrente, non abbatte il numero dei delitti, semplicemente pone gli Stati allo stesso livello di chi uccide, affermando una cultura di morte a difesa della cultura di vita. � inoltre uno strumento di giustizia palesemente imperfetto che colpisce anche innocenti, che ignora le malattie mentali e la minore et�, che si macchia non di rado di discriminazione razziale. ln sintesi: le esecuzioni rappresentano il fallimento della giustizia.
Francesca Sabatinelli
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