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Europa |
11/04/2007 |
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Marcia di Pasqua, un successo. Un grande sostegno all�iniziativa del governo italiano per arrivare al pi� presto a una risoluzione presso l�Assemblea generale dell�Onu. Un sostegno plurale, che ha visto Comunit� di Sant�Egidio, comune di Roma e radicali promuovere assieme una marcia di sostegno a una battaglia storica del nostro paese che sembra, finalmente, avere possibilit� di successo a livello internazionale. Un successo anche se organizzata in poco tempo, con quasi niente mezzi. Ma non improvvisata perch� radicata in un lavoro e in una battaglia che dura da due decenni, con una forte accelerazione negli ultimi anni. Le polemiche del giorno dopo e del poi, le aspettative per il messaggio Urbi et Orbi di papa Benedetto, come promotore e come osservatore attento, mi sembra non abbiano fondamento reale. La scelta di concludere la marcia a piazza San Pietro per l�Angelus di Pasqua � stata di grande significato simbolico, per marcare la profonda unit� di una cultura della vita e di un messaggio di Resurrezione di cui abbiamo tutti un grande bisogno, senza eccezioni. E cos� � stato per l�accensione del Colosseo a mezzanotte del sabato, mentre si scioglievano a Roma e nel mondo le campane della veglia di Pasqua. Sarebbe ingenuo o sbagliato pensare che davvero � mancato il �messaggio del papa�, nell�idea che una scelta logistica e dell�ultimo momento fosse un modo di dettare gli elementi dell�agenda papale. Non si va in piazza San Pietro per essere citati o per aggiungere un capitolo al rapporto del papa con il mondo. � bene invece guardare alla sostanza di quello che sta accadendo. Siamo vicini, per la prima volta davvero, a una possibilit� di successo per una risoluzione all�Assemblea generale dell�Onu. E va dato merito e onore all�Italia e al governo per averne fatto pubblicamente un elemento qualificante della propria politica estera e del proprio ruolo internazionale. 90 paesi sono in questo momento co-firmatari di una Dichiarazione di intenti che deve essere trasformata nel testo della risoluzione e presentata come tale. Si � aggiunto ieri un paese dell�importanza del Sudafrica. Abolizionista, potenza regionale e morale, protagonista della vittoria su un regime di ingiustizia e violenza strutturale come l�apartheid attraverso la Commissione per la Riconciliazione, capace di introdurre un modello di uscita dalle guerre civili che non contempla la vendetta e la rappresaglia, senza pena di morte, il Sudafrica � un compagno di strada importante. Pu� essere il tassello che mancava per arrivare a presentare una risoluzione che non sia solo dell�Europa e del Nord del mondo e che con pi� difficolt� potrebbe essere contrastata in sede di Assemblea generale con l�argomento usato nel 1999 come fuoco di sbarramento. Sar� pi� difficile ora sostenere che si tratta di una �ingerenza in affari interni� di marca �neocolonialista�. Ora che c�� un paese che ha fatto dell�anticolonialismo la bandiera e l�impegno di ieri e di oggi. Siamo vicini. Ma va presentata una risoluzione in grado di aggregare grandi paesi del Sud del mondo �alla pari� e che rappresenti davvero l�anima di un mondo capace di vedere la soglia di un nuovo diritto umano per il terzo millennio. La capacit� dell�Italia si misura nelle prossime settimane nel riuscire a lavorare per includere alla pari paesi significativi di mondi diversi come il Senegal e il Cile, il Brasile e il Mozambico, le Filippine e il Messico, il Sudafrica e la Cambogia. I numeri per vincere all�Assemblea generale ci sono, ma vanno difesi dai colpi di mano. Ed � importante arrivare a 96 paesi (siamo a 90) come co-sponsor di un testo che avrebbe un valore morale non vincolante ma di grande efficacia. I paesi che ancora usano la pena di morte sono poco pi� di 50 e 71 ancora emettono sentenze capitali. Con gli abolizionisti �di fatto�, che da oltre dieci anni non mettono a morte per legge esseri umani, 125 paesi del mondo sono sul fronte abolizionista. Ma non si pu� sperare che gli abolizionisti di fatto votino a favore della risoluzione. Non ci si pu� fare conto. E se davvero tutti votassero con Singapore, Arabia Saudita, Usa, Iran, India, Giappone, Corea del Sud e gran parte dei paesi arabo-islamici, si potrebbe andare incontro a una sconfitta. � per questo che la battaglia � delicata, richiede un grande impegno, deve trasformare il larghissimo voto a favore del Parlamento europeo in una reale iniziativa condivisa e convinta di tutti gli stati membri dell�Ue per aggregare altri fino al voto finale. A Parigi, al terzo congresso mondiale contro la pena di morte, il Documento fi nale per la prima volta ha visto assieme tutte le organizzazioni abolizioniste mondiali, da Nessuno Tocchi Caino a Ensemble contre la Peine de Mort, dalla Comunit� di Sant�Egidio ad Amnesty International e alle principali organizzazioni Usa, asiatiche e africane anche sulla necessit� di arrivare con successo all�approvazione della risoluzione per una moratoria universale all�Onu. A lungo una parte del movimento abolizionista ha pensato che la moratoria potesse essere una prospettiva troppo �minimalista�. Oggi, al contrario, avverte questo passo come un passaggio decisivo, e perci� ha fatto proprio, per tutto il movimento mondiale, l�appello promosso dalla Comunit� di Sant�Egidio per una moratoria universale, che ha gi� raccolto cinque milioni di adesioni. Se non si fanno passi falsi, siamo a una svolta.
Mario Marazziti
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