E se gli zingari fossero in realt� un'avanguardia del futuro? Se la loro mobilit� attraverso l'Europa unita e senza frontiere prevenisse la condizione del cittadino di domani, del �viator�? Allora si potrebbe leggere l'ondata di antiziganismo che percorre l'Italia, con epicentro a Milano, come paura del nuovo, non solo del diverso. Un'interpretazione suggestiva, rilanciata ieri proprio nel capoluogo lombardo, alla Fondazione Lazzati, dall'arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per migranti e itineranti. Il quale ha partecipato a un convegno promosso dalla Comunit� di Sant'Egidio, che ha messo attorno a un tavolo le organizzazioni diocesane e gli operatori che lavorano sul campo per l'accoglienza dei nomadi, per confrontarsi con le istituzioni sull'integrazione dei �rom nella citt� di tutti�.
�� tutta la civilt� cattolica che deve veicolare il messaggio di accoglienza � ha esordito Marchetto partendo dal recente documento della Chiesa �Orientamenti per una pastorale degli zingari� � tuttavia l' evangelizzazione non va affidata solo ai cappellani, ma a tutta la chiesa locale che tenga conto della realt� specifica�. Realt� problematica. Oggi le aspettative di vita di ciascuno dei 120 mila zingari presenti in Italia, magari in un campo nomadi (oltre la met� dei quali sono italiani) ha un'aspettativa di vita che non arriva a 50 anni, contro gli 80 abbondanti di un italiano medio. Dati che trovano riscontro solo in Africa. Un mondo da anni in crisi di fronte alla modernit� e che fatica ad adattarsi alle regole. Un popolo molto giovane: dei 7 milioni di zingari europei, quattro e mezzo circa sono bambini in et� di obbligo scolastico.
�I problemi di convivenza ci sono ovunque � ha ricordato l'Arcivescovo � a Roma come a Milano. La scuola resta la base per aiutarli e integrarli, che non significa assimilarli. Va evitata la strumentalizzazione politica e la xenofobia, che leggo come paura dell'altro. Se ci sono 120 mila zingari sul territorio, lo 0,26% sul totale dei residenti, non siamo di fronte a un'invasione. Serve invece uno sforzo di comprensione reciproca, anche loro hanno diritti e doveri, devono trovare maggiore solidariet� e giustizia�. Ma da dove partire? Per Marchetto occorre incentivare le esperienze di collaborazione in corso in varie parti della Penisola, a cominciare da Milano.
�Servono comunit�-ponte, � la nostra idea forte. Sono nuclei costituiti da zingari e "gag�", i non zingari, che collaborano per l'evangelizzazione, la promozione e la reciproca conoscenza, ancora scarsa. In generale meglio comunit� piccole, dove la persona trova la dimensione pi� adatta all'integrazione�.
Tra gli altri sono intervenuti l'assessore comunale alle politiche sociali, Mariolina Moioli, contestata da parte della sua maggioranza per l'accoglienza dei rom regolari, e don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carit�. Il sacerdote ha sottolineato �l'importanza del dialogo e della possibilit� di comunicare le esperienze positive tra i rom�.
L'assessore Moioli ha insistito sul �rispetto della per-sona e delle regole, valido per tutti�.
Intanto a Milano la tensione resta alta. Dopo le �passeggiate� dei volontari padani della Lega Nord nei campi nomadi abusivi, ieri sera un corteo organizzato dal �Fronte dei cittadini�, costituito da residenti e partiti del centrodestra, � sceso in piazza per protestare contro il progetto di Comune e Prefettura di attrezzare un'area per 106 rom regolari all'interno del Parco Lambro, alla periferia della citt�, a fianco del Ceas, il Centro ambrosiano di solidariet� guidato da don Colmegna. Qualche momento di tensione quando i manifestanti hanno raggiunto la struttura.
Paolo Lambruschi
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