Comunità di S.Egidio


 

29/04/2007

DAI MASSACRI NEGLI USA ALLA MORATORIA PROPOSTA DALL�ITALIA
STRAGI E PENA CAPITALE: � LA CULTURA DI MORTE

 

Virginia Tech. Un nome tragico per gli Stati Uniti, che entra nel rosario dell�orrore. Come la strage di Columbine. Giovani che comprano armi al supermercato e massacrano altri giovani, come in un videogioco, con i modelli, la grafica, lo stile dei film.

Segnali tremendi dagli Usa, dove c�� chi dice che se gli studenti fossero armati ci sarebbero meno vittime. Mi pare pi� sensato dire che se non fossero circolanti e accessibili armi di ogni tipo, queste due stragi non ci sarebbero state. L�assenza di armi a portata di mano riduce gli effetti terribili di rabbia � in crescita anche da noi � e di follia.

Nel 2005 ben 1.018 miliardi di dollari del mondo se ne sono andati in armi, dieci volte quanto si spende in cooperazione allo sviluppo. Non vorrei parlare oggi delle guerre, della possibilit� di evitarle. Un mondo che affida alle armi la soluzione di ogni conflitto, ogni presunto o vero torto sub�to, a livello individuale e collettivo, ha per� come destino la paura, prima dell�autodistruzione.

Il giovane autore del massacro al Virginia Tech si � tolto la vita, come l�autore dell�impresa armata dentro la Nasa. Entrambi, in Virginia e in Texas, se processati, avrebbero avuto quasi certamente una sentenza capitale. In quella grande democrazia a pochi importa che la pena di morte sbaglia troppe volte bersaglio, che � usata in maniera discriminante verso minoranze sociali, etniche o religiose, e che non � un deterrente (visto il tasso crescente di crimini e l�evidente assenza di paura di morire di molti protagonisti).

� diffusa, infatti, l�idea che il criminale cessi di essere un "umano", che la societ� deve liberarsi dell�arto "malato" � illustri pensatori, anche cristiani, l�hanno scritto pure in Europa � e che la pena deve essere in questi casi retributiva e non riabilitativa.

Ma c�� un elemento che unisce gli autori delle stragi e la pena capitale: una cultura di morte. Legittimata al livello pi� alto, quello dello Stato, mentre si vorrebbero combattere proprio le violazioni alla vita umana. Non � vero che solo la pena di morte compie davvero giustizia per le famiglie delle vittime. Congela, invece, nell�odio, in attesa di una guarigione che non avviene mai con l�esecuzione, e aggiunge soltanto un�altra morte a quella gi� avvenuta. La vendetta non guarisce e umilia individui e societ�. L�odio � una prigione per gente libera e corrode quanto di meglio c�� nella nostra vita.

Per questo la pena di morte va eliminata dalla Terra. Fa parte della stessa cultura di morte che colpisce i bambini mai fatti nascere, che accelera la fine degli anziani facendo mancare il necessario, che immagina la scorciatoia dell�eutanasia perch� non si sa stare vicino ai malati e riempire deserti affettivi.

� cultura di morte a livello pi� alto e organizzato, coinvolge diritto, istituzioni, le nostre societ� per intero, e si sostituisce all�Unico nelle cui mani � la vita. Non si pu� togliere quello che non si � dato e che non si potr� mai restituire.

Per questo l�iniziativa del Governo italiano per una risoluzione tesa a una moratoria di tutte le sentenze ed esecuzioni capitali, condivisa da pi� di met� del pianeta all�Assemblea generale delle Nazioni Unite, � opportuna e importante. Le possibilit� di successo non sono legate solo ai numeri dei Paesi abolizionisti, che pure sono cresciuti in modo esponenziale negli ultimi 20 anni. Occorre che con l�Italia ci siano, alla pari, grandi Paesi del Sud del mondo, per sottolineare che � una volont� planetaria e non solo europea. Stavolta un diritto umano in pi�, dalla parte della cultura della vita, � a portata di mano.

Mario Marazziti