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29/04/2007 |
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Nello Spirito di Assisi |
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Dialogare � aprire un ponte sulle differenze, � accertarsi con la forza della parola di esistere. Solo la parola scambiata � capace di rendere visibile l'umano. E' della parola lanciare ponti per raggiungere chi � diverso ed essere raggiunti nella propria singolare esperienza. Senza parole l'uomo sarebbe meno uomo e se oggi avvertiamo una nostalgia di umanit�, se a volte constatiamo che oggi, nonostante siano caduti i muri eretti dalla presunzione di falsi superuomini, viviamo nel tempo di uomini incompiuti, eterni adolescenti insoddisfatti della storia, � pur vero che la volont� di rilanciare la forza del dialogo lascia spazio alla speranza di una nuova umanit�, che pu� nascere solo dalla parola scambiata. Se la pace � la condizione necessaria perch� l'uomo sia uomo, se la costruzione di un mondo migliore � l'aspirazione di ogni uomo di buona volont�, di qualsiasi razza o religione, se il desiderio di giustizia ancora accompagna la storia, allora il dialogo non pu� che essere il fulcro di ogni pensiero, di ogni atteggiamento, di ogni scelta. Ottobre vedr� la nostra Chiesa, la nostra citt�, testimone ed interprete di un avvenimento che rilancia con forza il valore irrinunciabile del dialogo interreligioso al mondo intero. Sar� un ponte tra uomini che, attraversando la differenza, proveranno ad arricchirsi del patrimonio di esperienze che ognuno porter� dai propri lidi e dalla realizzazione di percorsi individuali. Sar� un dialogo coraggioso tra religioni diverse in questa nostra storia, che sembrerebbe essere caratterizzata solo da opposizioni tra mondi e culture, differenti, anche se spesso si ha la sensazione che il conflitto esteriore sia solo carta velina dietro cui si nasconde un'altra drammatica volont�: cancellare le fedi dal cuore dell'umanit�. D'altronde, se l'economia globalizzata impone la violenta massificazione delle necessit� e delle aspirazioni individuali per ragioni di mercato, � ovvio che le fedi, di qualsiasi matrice siano, appaiano un ostacolo nella costruzione dell'uomo ad una dimensione e, pertanto, � meglio combatterle mettendole l'una contro l'altra. In questa cornice storica, portare il dialogo qui a Napoli, in questa nostra citt� anch'essa nostalgica di dialogo, significa non solo gridare la volont� di raggiungere diversi, che diversamente invocano Dio, per consegnare loro la speranza dell'accoglienza nel reciproco rispetto della propria identit�, ma significa anche riscoprire le nostre radici di citt� di mare aperta alla differenza, ma spesso deprivata della sua originaria vocazione al dialogo e alla solidariet�. Ottobre, allora, offrir� alla nostra Chiesa diocesana un'opportunit� in pi� per essere testimone di un avvenimento mondiale, ma le offrir� anche la possibilit� per una provocazione pastorale: indurre tutte le comunit� ad aprirsi alla ragionevolezza e alla ineludibilit� del dialogo tra preti e laici, tra preti e preti, tra credenti e non credenti, tra centro e periferie. Forse nella Chiesa il vero problema non � tanto la mancanza di dialogo con chi � differente per fede, ma l'incapacit� di dialogare ad intra, laddove, invece, bisognerebbe trovare la forza di dirsi e di darsi, bench� diversi. Troppo spesso lasciamo cadere la possibilit� di scambiarci le nostre esperienze o per la presunzione di non trovare interlocutori capaci d'intenderci o, al contrario, per l'ingiustificato timore di non essere all'altezza del dialogo, credendo di non avere nulla da dire. Eppure la Chiesa, che solo nell'amore trova il suo vero significato, � riconoscibile come Corpo di Cristo proprio nella comunione e nella condivisione di parole diverse, che contribuiscono alla costruzione dell'unit� degli uomini. Ottobre sar�, dunque, un avvenimento di grazia, e approfittarne sarebbe provvidenziale. Lasciarsi coinvolgere nella preparazione delle comunit�, nella catechesi di formazione, nella lettura dei documenti porterebbe davvero ciascuno di noi a vivere l'attesa con l'entusiasmo di sentirsi protagonista di questo speciale evento. Ma ancora pi� importante sarebbe motivare in noi stessi le ragioni del dialogo, per permettere al nuovo corso pastorale, che nasce nella nostra Chiesa diocesana, di trovare canali giusti e necessari per costruire la Chiesa di Napoli come Chiesa di unit�, di amore e di pace.
Gennaro Matino
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